Qualche settimana fa abbiamo festeggiato il novantaduesimo compleanno di Alicia Alonso, e per l’occasione abbiamo ricordato le numerose novità che l’étoile seppe introdurre nella sua scuola di danza, a Cuba, e quindi nella storia del balletto novecentesco. Ora è utile concentrarsi non sulla maestra ma sulla ballerina, sulla protagonista, sull’artista: l’eccezionalità di Alicia Alonso è dimostrata dal fatto che appena ventenne fosse già la prima interprete dell’American Ballet di New York, dove aveva iniziato la sua carriera ufficiale nel 1938. Ma a fare di lei un personaggio quasi fantascientifico, che oltrepassa l’immaginazione umana, è che a soli 19 anni Alicia fosse diventata parzialmente cieca, e che a 30 avesse completamente perduta la vista. Nonostante la mancanza di uno dei sensi che più conforta e aiuta l’artista, è sempre riuscita a valorizzare e qualificare al meglio ogni forma di danza a cui si accostasse, dalla commedia musicale al numero lirico al balletto classico; è sempre riuscita ad assorbire ogni tipo di tecnica, con uno studio minuzioso e incessante, e naturalmente con una forza di volontà oltre ogni limite. Per capire il “fenomeno Alonso” è anche importante ricordare quanto sia stata internazionale la sua formazione, ed enfatizzare il fatto che suo primo maestro in America fu l’italiano Enrico Zanfretta: Alicia ha più volte riconosciuto a Zanfretta il ruolo di primo ispiratore di un nuovo metodo d’insegnamento della danza, in un cammino molto lungo che avrebbe condotto alla nascita del Balletto Nazionale Cubano. Dopo quello di Zanfretta Alicia ha analizzato e interiorizzato il metodo russo con i più importanti maestri dell’epoca (emigrati negli Stati Uniti), e poi il metodo americano. L’eclettismo della studiosa trova corrispondenza perfetta nelle condizioni fisiche della donna: incredibile senso dell’equilibrio, predisposizione al salto, alla batteria, elasticità prodigiosa, e soprattutto grandissima determinazione. Grazie alla longevità della sua vita professionale (ha calcato le scene fino a sessant’anni) ha potuto attraversare mezzo secolo di pratica esecutiva, danzando con i migliori ballerini del Novecento: Igor Youskevitch (primo partner dopo il marito Fernando Alonso, di cui adottò il nome), Jorge Esquivel, Rudolf Nureyev, Azari Plisetsky, Vladimir Vasiliev. Non si è fermata di fronte a nulla e nessuno, neppure di fronte alla completa cecità; com’è possibile per una danzatrice cieca eseguire le pirouettes, finire di fronte al pubblico, saltare e posarsi nel punto esatto, correre e saltare il balancé, memorizzare le coreografie, calcolare lo spazio tra lei e i suoi colleghi, prodursi in 32 virtuosistici fouettés, il tutto senza la vista? Soltanto un essere dotato di straordinario potere fisico e intellettuale può essere capace di tutto questo, e diventare ballerina assoluta, prima in ogni repertorio e in ogni prestazione; il destino di Alicia è di trascendere la storia, per entrare nella leggenda.