Firenze:”Nabucco”

 Firenze, Teatro del Maggio Musicale Fiorentino, Stagione Lirica 2014
NABUCCO
Dramma lirico in quattro parti di Temistocle Solera
Musica di Giuseppe Verdi           
Nabucco DALIBOR JENIS
Ismaele LUCIANO GANCI
Zaccaria RAYMOND ACETO
Abigaille ANNA MARKAROVA
Fenena  ANNALISA STROPPA
Gran Sacerdote DARIO RUSSO
Abdallo ENRICO COSSUTTA
Anna VALERIA SEPE
Orchestra e Coro del Maggio Musicale Fiorentino
Direttore Renato Palumbo
Maestro del coro Lorenzo Fratini
Regia Leo Muscato
Scene Tiziano Santi
Costumi Silvia Aymonino ripresi da Virginia Gentili
Luci Alessandro Verazzi riprese da Gianni Paolo Mirenda
Firenze, 28 gennaio 2014      
Diciamoci la verità: ci piacciono di più gli spettacoli inconsueti con scelte arbitrarie e discutibili. Il pubblico pagante vuole assistere a opere diverse da quelle che si aspetta di vedere per poterle discutere, giudicare, criticare. Questo Nabucco ci lascia a bocca asciutta. Nulla di anomalo, di strano o di eccessivo. Tutto nel segno della tradizione. L’omaggio a una delle opere più celebri del repertorio verdiano e forse una fra le più alte espressioni del genio italiano. Il “Va’ pensiero” si può annoverare tra i capolavori dell’arte italiana. Corrisponde probabilmente al Davide michelangiolesco o all’“Addio ai monti” manzoniano. Sentirlo e risentirlo (grazie al bis) dal sublime Coro del Maggio ha, senza dubbio, valso l’intera rappresentazione che si è svolta senza sorprese o guizzi particolari.
Questo spettacolo ha ottenuto, inspiegabilmente, il premio Abbiati 2012 per la miglior regia giacché si tratta di un allestimento del Teatro Lirico di Cagliari e dell’Ente Concerti Marialisa De Carolis di Sassari qui riproposto in una nuova produzione. Una regia convenzionale, priva di quelle novità che oggigiorno i registi si inventano per caratterizzare i propri spettacoli. L’unico elemento peculiare di questa messa in scena è, a mio parere, il colore. Lo spettacolo rimane impresso negli occhi e nella memoria dello spettatore per il forte impatto visivo. Le scene sono pensate come quadri in cui la distribuzione dei colori è l’elemento che uniforma e che esalta l’azione. Si è trattato senza dubbio di un attentissimo lavoro per la scelta cromatica degli sfondi, dei costumi e delle luci. Una menzione particolare va dunque riservata alle scene di Tiziano Santi, ai costumi di Silvia Aymonino (ripresi da Virginia Gentili) e alle luci di Alessandro Verazzi (riprese da Gianni Paolo Mirenda) che sono la vera sorpresa di questo spettacolo.
Dal punto di vista musicale, nulla da eccepire sulla conduzione estremamente precisa di Renato Palumbo che si è impegnato nella lettura della partitura verdiana seguendo un’interpretazione piena di contrasti di  tempi e sonorità, di certo più intensa nelle pagine di carattere lirico, come la sopraccitata famosa pagina corale oppure la bella scena del ruolo titolo nell’ultimo atto e la scena della morte di Abigaille. Rimane sempre eccelso il mio giudizio sull’orchestra del Maggio Musicale Fiorentino e sul suo Coro (preparato da Lorenzo Fratini), veri patrimoni artistici cittadini. La qualità del colore orchestrale e vocale che questo ottimo complesso riesce a realizzare è qualcosa di estremamente emozionante, sempre.
Il cast vocale è risultato equilibrato nel suo complesso, adatto alla lettura “lirica” di questa partitura del direttore, senza vere punte di eccellenza con tutte le voci molto contenute negli slanci drammatici, anche se, in generale, abbastanza convincenti. Il baritono Dalibor Jenis ha una voce dal bel timbro giovanile e una linea vocale elegante, un Nabucco diverso da quelli soliti, dagli accenti più donizettiani che puramente verdiani, ma che esce almeno dallo schema del personaggio drammatico fatto solo di truci colori scuri. Nel ruolo di Abigaille si lodano soprattutto le ottime capacità virtuosistiche della vocalità sicura ed energica di Anna Markarova, una voce un po’ meno “drammatica” di quelle che si sentono di solito in questo ruolo, pur in linea con una lettura più introspettiva anche di questo personaggio. Raymond Aceto ha dato alla figura di Zaccaria delle interessanti qualità espressive e musicali, pure lui molto più intenso ed efficace nelle pagine liriche, come la bella preghiera del secondo atto. Al tenore Luciano Ganci non manca certo una vocalità molto generosa e sicura (specie nel settore acuto), per cui il suo Ismaele è un giovanotto molto energico anche se, a volte, non molto rifinito nel fraseggio cantabile: penso al terzetto del primo atto, nel quale il confronto con le voci femminili è stato per alcuni aspetti a suo sfavore. La figura elegiaca e dolce di Fenena è stata interpretata molto bene da Annalisa Stroppa, dal timbro vocale scuro e caldo, capace di un ottimo e intenso fraseggio e di bel legato. Tra le parti minori va ricordata la presenza sicura di Valeria Sepe nel personaggio di Anna, per aver ben sostenuto tutte le parti d’insieme che la partitura le affida, specie la preghiera “a cappella” dell’ultimo atto, grazie all’ottima intonazione. Sia il basso Dario Russo (Gran Sacerdote) che il tenore Enrico Cossutta (Abdallo) hanno messo al servizio dei loro personaggi una buona vocalità, soprattutto il primo, e una dinamica presenza scenica, soprattutto il secondo. In generale uno spettacolo gradevole che ha ottenuto il favore del pubblico il quale ha dedicato lunghi applausi a tutti i protagonisti. Foto Marco Borelli