Verona, Teatro Filarmonico, Fondazione Arena. Stagione Sinfonica 2013-2014
Orchestra dell’Arena di Verona
Direttore e violoncello Mario Brunello
Robert Schumann: “Die Braut von Messina”, ouverture in do minore op. 100; Concerto per violoncello e orchestra op. 129 in la minore; Sinfonia n. 1 op. 38 in si bemolle maggiore
Verona, 19 Gennaio 2014
Il secondo appuntamento della stagione sinfonica della Fondazione Arena di Verona vede protagonista Mario Brunello, nella duplice veste di violoncellista e direttore, alle prese con la musica sinfonica di Robert Schumann. L’artista trevigiano conduce il pubblico attraverso un percorso di pagine forse meno note e considerate rispetto ai masterpieces pianistici, venute alla luce in periodi compositivi piuttosto differenti e rispecchianti aspetti differenti della poetica schumaniana.
Apre il concerto l’Ouverture op. 100 “La Sposa di Messina”, opera minore composta da Schumann pochi anni prima della morte e ispirata all’omonimo dramma di Schiller. Dal punto di vista formale questa rimanda all’idea strutturale beethoveniana, con particolare riferimento a “Leonore”, di un’ouverture che non si limita a fungere da introduzione ad un testo ma si prefigge di riassumerne in sé una sintesi totale. Forse il pensiero di essere riuscito in quest’intento dissuase Schumann dallo scrivere interamente le musiche di scena come inizialmente prefissatosi. La lettura di Brunello è intensa e calibrata, ma accolta purtroppo molto freddamente dal pubblico in sala.
Dello stesso anno dell’ouverture op.100 – il 1850 – è anche il Concerto per violoncello e orchestra in la minore op. 129, opera totalmente incentrato sullo strumento solistico ove l’orchestra ricopre un ruolo di accompagnamento spesso marginale alla scrittura lirica ed espressiva (seppur parca di vero e proprio virtuosismo) del violoncello, eccezion fatta solo per l’energico finale. Forse apparentemente divergente con questa proporzione antica delle voci è la scelta di condensare in un unico movimento la composizione, venendo meno alla classica struttura tripartita. L’interpretazione di Brunello convince per intensità, il colore sempre caldo del suo strumento del XVII secolo si adatta perfettamente alla densità dell’universo interiore che si fa costante oggetto del testo musicale, imperitura costante della produzione schumaniana. L’intesa tra orchestra e solista è salda lungo tutta l’esecuzione, la grande personalità musicale di Brunello rende ben chiara alla compagine la direzione interpretativa del concerto. Molti applausi stavolta, premiati da Brunello con una curiosa rielaborazione della Sarabande dalla Suite n.2 per violoncello di Bach e dall’intensa melodia armena “Avun avun”.
Composta dieci anni prima del concerto per violoncello e dell’ouverture op. 100, la Sinfonia n. 1 op. 38 in si bemolle maggiore – proposta in chiusura di programma – è caratterizzata da uno stile generalmente più leggero. Il titolo di “Primavera” rivela in Schumann un animo più sollevato rispetto alla condizione che inspirò le pagine precedenti, sottolineato dalla ricchezza degli spunti melodici e dalla freschezza della scrittura (in particolare per quanto riguarda i due movimenti finali). L’orchestra si mostra reattiva al gesto di Brunello, che porta a termine in maniera molto convincente anche il ruolo di direttore mostrando grande consapevolezza e capacità di controllo dei volumi orchestrali. Vivissimi applausi coronano il successo della serata. Foto Ennevi per Fondazione Arena