Roma, Auditorium “Parco della Musica”, Accademia Nazionale di Santa Cecilia, stagione 2013-2014
Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia
Direttore Kent Nagano
Pianoforte Rafal Blechacz
Wolfgang Amadeus Mozart: Concerto per pianoforte e orchestra n. 24 in do minore K 491
Anton Bruckner: Sinfonia n. 3 in re minore “Wagner-Symphonie”
Roma 30 novembre 2013
Concerto singolare, il quinto in cartellone per la stagione sinfonica corrente dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia. Singolare soprattutto per la scelta e l’accostamento di due autori connazionali (ambedue austriaci) come Mozart e Bruckner, e di queste loro due opere in particolare: il Concerto per pianoforte e orchestra n. 24, del primo, e la Terza sinfonia, del secondo. Nella prima parte, il direttore nippo-americano Kent Nagano accompagna il talentuosissimo e giovanissimo pianista polacco Rafal Blachacz (vincitore del Fryderyc Chopin 2005) nel complesso concerto del salisburghese. Il K 491 – ultimo dei diciassette concerti per pianoforte scritti a Vienna tra il 1782 e il 1791, attività tra le più redditizie per Mozart – fu eseguito dallo stesso autore al Burgtheater il 3-04-1786; il concerto ha da sempre destato le attenzioni della critica per la sua struttura inusuale, per la scelta tonale, il carattere di architettonica grandeur (in particolare del I movimento) e la sperimentazione orchestrale: eppure, la soggiacente mélancolie più che invadere l’ascoltatore, lo anodizza. Il I e il III movimento sono di una difficoltà tecnica impressionante; il I, dopo una lunghissima introduzione orchestrale, richiede una tecnica disarmante, con il pianoforte spesso in frizione con i tempi orchestrali e in continua variazione agogica: un drappeggio magnifico ma insidiosamente trapunto (la cadenza finale è quella scritta dall’allievo di Mozart, Johann Nepomuk Hummel); il III è imperniato sulla successione di otto variazioni di un tema. Il II, in evidente contrasto con gli altri due, sorprende per il momentaneo squarcio solare, un paesaggio idillico-pastorale che si concretizza nel gentile dialogo ludico tra il pianoforte e la ricca gamma di legni presenti in organico. Blechacz suona da virtuoso assoluto: lasciano stupiti la perizia, il tocco delicatissimo e l’esecuzione delle impervie scale, ascendenti e discendenti. Più che un prorompente esecutore, è un cesellatore virtuoso: la resa della sua esecuzione pare opera di un giardiniere avveduto, che adorna le proprie piante con coreografie d’acqua, con zampilli spumanti. Nagano ben dirige l’orchestra e l’accompagna nella concertazione del solista.
La Terza sinfonia di Bruckner ha una storia filologica assai intricata: ne esistono ben tre versione, spalmate fra il 1873 e il 1889. Il nome “Wagner-Symphonie” deriva dalla dedica che Bruckner appose alla prima versione (1873), quando viaggiò fino a Bayreuth per conoscere il suo idolo Wagner, che senza particolare entusiasmo accettò l’onore: quella I versione conteneva ampie citazioni proprio dalla Walküre e dalla Tristan und Isolde. Ma, dopo che la Filarmonica di Vienna giudicò la partitura ineseguibile, Bruckner vi rimise mano, sfoltendola delle citazioni wagneriane e modificandola sistematicamente (II versione), fino al 1877, quando sotto la sua bacchetta fece un clamoroso fiasco a Vienna. Dopo oltre un decennio, ne compose un’ultima versione (III), che fu eseguita nel 1890. Nagano esegue la III versione: la composizione è assai ostica da dirigere, con quattro movimenti, per quasi un’ora complessiva di musica. Una sinfonia proteiforme, una (sorta di) lezione di storia della musica che parte dai vari Bach, Mozart, Haydn, Beethoven e arriva a sonorità gershwinniane; una sintesi dal carattere fascinosamente incompleto, fatta di grandi affreschi arpeggiati, di impasti di legni e ottoni, di lunghe code orchestrali e di diversi motivi e frammenti melodici: è ben percepibile all’ascolto la sua genesi travagliata e le plurime pennellate d’aggiustamento, ma se la si ascolta nella sua complessità è trascinante, ieratica. L’orchestra è di alto livello e Nagano, pur forse non spaginando fino in fondo la stratificata texture della partitura (certamente un po’ sottotono rispetto alla performance in Mozart), riesce a condurre un’ingente massa sonora per lungo tempo, mantenendo un dignitosissimo livello di tensione agogico-sonora. Complimenti a Nagano, dunque, ma lodi a Blechacz, in una prima da red carpet: all’inizio della serata viene infatti applaudito l’ingresso del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, assiduo frequentatore dell’Accademia.