Roma, Istituzione Universitaria dei Concerti, Aula Magna de “La Sapienza” Università di Roma, Stagione musicale 2013-2014
Pianoforte David Greilsammer
Wolfgang Amadeus Mozart: Fantasia in do minore K475
Morton Feldman: Piano Piece (1964)
Wolfgang Amadeus Mozart: Sonata in do minore K457
François Couperin: Les Barricades Mystérieuses
György Ligeti: Musica Ricercata n.7
Franz Schubert: Improvviso in sol bemolle maggiore op.90 n.3
Johann Jakob Froberger: tombeau sur la mort de Monsieur Blancheroche
Helmut Lachenmann: Wiegenmusik
Georg Friedrich Händel: Suite in re minore HWV 447
Matan Porat: “Whaam!” (prima esecuzione italiana)
Roma, 17 dicembre 2013
Fogli sparsi sul palcoscenico a incorniciare lo sgabello del pianoforte. Si sovrappongono, si confondono come i pezzi scelti da David Greilsammer per il suo concerto di debutto a Roma. La modernità più eccentrica insieme ad opere barocche: sarà un nuovo modo di presentare al pubblico la musica contemporanea? O un nuovo gusto per costruire i programmi dei concerti? Certo Greilsammer non è il solo, ultimamente, a presentarsi così sui palcoscenici romani: poco meno di un mese fa, Andrea Lucchesini propone uno stesso schema giocando tra Scarlatti e Berio. Una sensazione di flusso continuo, di unicum sonoro, accompagna tutta la durata del concerto. E’ nata un’opera unica – chimera o sirena? – senza intervalli e senza il rito dell’applauso del pubblico. Ma se non si raggiungono vette di lirismo puro, né momenti di tecnica trascendentale, se non si crea una netta differenziazione tra gli stili e le tecniche dei compositori, si rischia di rendere tutto omogeneo. Greilsammer non si scompone, si astiene da ogni esteriorità ma forse questa è la strada più difficile per comunicare l’arte. Sembra contenuto in un’accuratezza che si lascia andare poche volte e che per questo non regala particolari entusiasmi. Per il suo debutto a Roma, l’artista israeliano sceglie di aprire la serata con Mozart, il suo compositore preferito: la Fantasia e poi la Sonata in do minore K457 in dialogo con Piano Piece di Morton Feldman. Alterna la Musica Ricercata di Ligeti con un Improvviso di Schubert; scopre l’angoscia delle pagine del Tombeau (seicentesco) di Monsier Blanchecroche di Froberger e la delicatezza della ninna nanna Wiegenmusik di Lachenmann che fluisce dolcemente nella Suite in re minore HWV447 di Händel. Tre secoli di distanza tra il rondò delle Barricades Mystérieuses di Couperin e lo slam di <<Whaam!>> del compositore israeliano Matan Porat, ispirato alla pop art di Roy Lichtenstein e scritto nel 2010. Ieri sera in prima esecuzione in Italia, <<Whaam!>> utilizza tutte le risorse del pianoforte moderno: cluster ottenuti con i gomiti, corde pizzicate con le mani all’interno della cassa armonica dello strumento, contrasti estremi tra suoni gravi e acuti. E dopo un finale a sorpresa con una tastiera chiusa all’improvviso con un colpo secco, la serata continua sempre all’insegna del contrasto anche per i bis: ancora Musica Ricercata di Ligeti e una Sonata di Scarlatti (in do maggiore K159).