Verona,Teatro Ristori, Stagione Sinfonica 2013
Orchestra dell’Arena di Verona
Direttore Ola Rudner
Violino Anna Tifu
Viola Daniel Palmizio
Ludwig van Beethoven: “Leonore”, ouverture n. 3 op. 72b / Sinfonia nr.2 in re maggiore op.36
Wolfgang Amadeus Mozart: Sinfonia concertante per violino, viola e orchestra K. 364
Verona, 17 Novembre 2013
Prosegue il ciclo di concerti dedicati ai grandi maestri della prima scuola viennese, all’interno della stagione sinfonica della Fondazione Arena di Verona. Il secondo appuntamento vede sul podio una vecchia conoscenza del pubblico veronese: stiamo parlando del direttore svedese Ola Rudner, che col grande entusiasmo di un gesto magniloquente e sempre chiaro ha saputo condurre egregiamente l’orchestra veronese.
Molto apprezzabile l’idea interpretativa dell’Overture n. 3 di Leonore, orientata su tempi spediti in velocità ma ben scanditi, che sembrano sposare perfettamente l’idea di alleggerimento e snellezza che portarono Beethoven (dopo vari tentativi) a questa versione definitiva dell’overture, ridotta e meno anticipatoria rispetto alla versione op. 72a del 1806 che sembrava presentarsi come una summa dell’intera opera, più che come una sinfonia d’apertura. L’orchestra è reattiva e in sintonia col gesto di Rudner, e ne rende in modo chiaro le interessanti idee dinamiche. Apprezzabile in particolare il comparto dei fiati, forti di una buona coesione ed intonazione tra le parti, tra cui svetta il primo flauto che rifinisce accuratamente il passo “a solo” del proprio strumento mostrandosi disinvolto anche nel tempo rapido scelto dal direttore.
Segue, con l’apporto solistico di Anna Tifu al violino e Daniel Palmizio alla viola, la pregevole Sinfonia concertante per violino, viola e orchestra K. 364 . La pagina in oggetto rappresenta forse la più compiuta opera di Mozart per più solisti e orchestra. Lontana dalle frivolezze e dalle facili soluzioni dello stile galante che andava diffondendosi al tempo della sua stesura (1779), la concertante K. 364 è caratterizzata invece da uno stile più severo e serioso nell’alternarsi di frasi dal carattere solenne e di più distesi episodi ariosi ed espressivi. La lettura di Rudner sembra conoscere bene i turbamenti che risiedevano nell’animo di Mozart nel periodo di composizione dell’opera, e va a sottolinearne efficacemente gli aspetti imponenti e riflessivamente maestosi. I giovani solisti si mostrano all’altezza del capolavoro: Daniel Palmizio (cui sfortunatamente salta una corda nel finale del primo movimento) è un violista di invidiabile classe, che con suono pieno ed elegante riprende con grande coerenza di fraseggio le frasi porte dal violino di Anna Tifu, suono generoso nonché intonatissimo e dal temperamento acceso di un fervore drammatico squisitamente giovanile. Conclude il programma –coerentemente con l’impronta data a tutti i concerti del ciclo- una sinfonia beethoveniana, in questa caso Sinfonia n. 2 in re maggiore op. 36. La lettura di Rudner è ancora una volta entusiasta e vitale, in linea con la scrittura energica e rasserenata che ben si confà alla tonalità di re maggiore.
Dopo l’iniziale Allegro con brio, movimento ricco di spunti tematici che vanno a sottolineare il grande entusiasmo di Beethoven nella costruzione dell’opera (in netta contrapposizione col periodo per nulla roseo per lui nel quale fu scritta, quando la sordità lo costrinse ad abbandonare la carriera concertistica) è particolarmente interessante la lettura che Rudner fa del Larghetto. Qui Beethoven sembra celebrare, con una punta di malinconia, la chiarezza di uno stile formale tipicamente settecentesco ormai al tramonto. Pare quasi di assistere ad un passaggio di testimone tra l’imperturbabile luminosità della scrittura mozartiana e le tensioni espressive dell’inquietudine beethoveniana, in un dialogo dolce ma arguto negli espedienti musicali utilizzati. Per l’orchestra -a cui va riconosciuta fino a questo punto un’ottima performance- alcuni evidenti problemi di insieme ed intonazione (per gli archi in particolare) nei seguenti Scherzo: allegro e nel consuntivo Finale: allegro molto, problemi che non vanno comunque ad inficiare il risultato conclusivo di un concerto gradevole e molto apprezzato dal folto pubblico presente al Teatro Ristori. Foto Ennevi per Fondazione Arena