Verona, Teatro Filarmonico, XXII edizione del Settembre dell’Accademia
Zagreb-HRT Symphony Orchestra
Direttore Nicola Guerini
Viola Anna Serova
Pëtr Il’ič Čajkovskij: “Romeo e Giulietta” (overture-fantasia)
Boris Pigovat:”Poem of a Down” per viola e orchestra [prima esecuzione assoluta]
Dmitrij Šostakovič: Sinfonia n. 5 in Re minore Op. 47
Verona, 10 ottobre 2013
Si chiude la ventiduesima edizione del “Settembre dell’Accademia” di Verona, sul podio per l’ultimo appuntamento della rassegna il veronese Nicola Guerini alla guida della Zagreb-HRT Symphony Orchestra. Solista alla viola, Anna Serova.
I membri dell’orchestra iniziano il concerto con il piede sbagliato: la vacillante intonazione degli accordi iniziali dell’Overture-fantasia da Romeo e Giulietta, opera scelta in omaggio alla città ospitante, conferisce alla composizione inedite sfumature politonali. La situazione sembra non migliorare con l’apporto di Guerini. Nonostante il gesto sempre abbastanza chiaro e la costante intesa con l’orchestra, ci rimangono oscure alcune scelte musicali, come quella di snellire gli apici di frase attraverso dinamiche di piano non presenti in partitura, andando in parte a compromettere il naturale andamento musicale della pagina e rendendone la resa globale poco digeribile. Il programma prosegue con la prima esecuzione assoluta del Poem of a Down (“poema dell’aurora”) per viola e orchestra di Boris Pigovat, corredata di imponente impianto di registrazione audio/video. Cifra distintiva delle scelte estetiche del compositore israeliano è il carattere neo romantico, che rende il lavoro gradevole all’ascolto, sebbene questo non colpisca in effetti per originalità apparendo piuttosto come un effettistico surrogato di sonorità provenienti da Grieg, Holst, Britten… La viola di Anna Serova, appassionata committente di nuove opere per il suo strumento, è dotata di una bella cantabilità e porta a termine una performance impeccabile seppur con qualche problema nell’equilibrio della sonorità rispetto all’orchestra. Chiude il concerto l’impegnatissima Sinfonia n. 5 in re minore op. 47 di Šostakovič, in cui l’orchestra sembra in buona parte riprendersi dalla sbronza pomeridiana e mostrare una maggiore unità di suono e coesione interna. Ancora una volta, nonostante l’evidente e ineccepibile preparazione tecnica di Guerini, rimaniamo poco convinti delle scelte interpretative poste in essere. I tempi scelti, piuttosto lenti, appensantiscono la resa finale finendo per lasciare poco spazio a quella caratterizzazione propagandistica in linea coi dettami della produzione artistica sovietica post-rivoluzionaria a cui Šostakovič dovette piegarsi dopo le forti critiche ricevute dalla sua “Lady Macbeth del distretto di Mzensk” nel 1934, ma non senza lasciar spazio ad una sottile ed amara ironia sul regime stesso. La messa in luce di tal geniale aspetto velatamente ironico è parsa in gran parte mancare nella lettura del direttore veronese, che ha preferito orientarsi su un’interpretazione marcatamente drammatica. Un pubblico decisamente più esiguo rispetto agli appuntamenti precedenti ha salutato con calorosi applausi la ventiduesima edizione del “Settembre”. Foto Brenzoni