Roma, Auditorium Parco della Musica, Sala Santa Cecilia
Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia
Direttore Alexander Sladkovsky
Pianoforte Sean Botkin, Mariangela Vacatello, Nikolay Lugansky
Sergej Rachmaninov: Concerto n.4 in sol minore per pianoforte e orchestra op.40; Rapsodia sopra un tema di Paganini per pianoforte e orchestra op.43; Concerto n.3 in re minore per pianoforte e orchestra op.30
Roma, 10 ottobre 2013
Un direttore russo, Alexander Sladovsky; tre giovani pianisti vincitori di concorsi internazionali, Sean Botkin, Mariangela Vacatello, Nikolay Lugansky e un compositore, Rachmaninov, strapazzato dalla critica ma amato dal pubblico che ne ha fatto e ne fa ancora oggi uno dei suoi beniamini: gli ingredienti per il successo ci sono tutti. La Sala Santa Cecilia dell’Auditorium di Roma è piena, una buona parte del pubblico anche sotto i 30 anni, le richieste di bis sono gridate a gran voce e anche l’orchestra non lesina applausi ad alcuno dei solisti. Il compito più arduo è per Sean Botkin: presentare uno dei concerti meno noti di Rachmaninov, il quarto, ed anche uno dei più enigmatici. E’ un’opera nuova, non ci sono melodie accattivanti ma stacchi nervosi come nelle prime battute dell’ Allegro vivace. Un concerto che vuole sperimentare frasi brevi e suoni graffianti è un’opera che desidera confrontarsi con il suo tempo, il Novecento: Rachmaninov vi lavora dal 1917 al 1926 dimostrando così di saper utilizzare anche ritmi agitati e irregolari e suoni tendenti a macchie di colore impressionistiche. Sean Botkin la affronta con piglio e sicurezza: la sua precedente esperienza con Gianandrea Noseda e la CSO ha fatto sì che i passaggi più virtuosistici non fossero fini a se stessi ma inseriti in un discorso musicale completo. Una vita difficile quella di Rachmaninov, tra esilio e notorietà, incomprensione e successo: ma ora il compositore piace senza riserve e piace anzi incanta anche la Rapsodia sopra un tema di Paganini: è uno scintillío di suoni e colori, nell’abito lungo di paillettes dorate della pianista italiana. Con Mariangela Vacatello il pianoforte fa spettacolo, affascina l’ascoltatore trasportandolo nei contrasti sonori e ritmici in cui si nasconde il tema di Paganini. Sicuramente uno dei lavori più riusciti di Rachmaninov, dedicato a Franz Liszt che più di novant’anni prima aveva lavorato sullo stesso Capriccio (il n.24 in la minore dai 24 Capricci op.1 di Paganini) negli Études d’ éxécution trascendante. Un ossequio tra virtuosi del pianoforte che colpisce il gusto del pubblico: anche quello della sala dell’Auditorium esplode in ovazioni. Intelligente la scelta della Vacatello di puntare sul bis virtuosistico: il suo suono argentino, piccolo ma brillante è il suo punto di forza. E il pubblico va in visibilio per la Campanella (Étude S.140 n.3) di Liszt e richiama l’artista italiana con applausi che anziché smorzarsi si intensificano sempre più. Ormai galvanizzata da una prima parte di serata perfetta, la sala attende il capolavoro per eccellenza di Rachmaninov: il Rach 3. E Nikolay Lugansky non si sottrae alla prova del fuoco e la supera brillantemente, quale interprete raffinato e completo. E’ uno dei concerti più amati ed eseguiti, è dei primi anni del Novecento quando Stravinsky meravigliava l’Europa con i suoi balletti e Schoenberg sperimentava le prime composizioni dodecafoniche analizzando la melodia con la matematica:”Questo nuovo genere di musica mi sembra provenire non dal cuore ma dalla testa e i nuovi compositori esercitano più l’intelletto che la sensibilità: sono incapaci di far si che le loro opere esultino…” . Invece ieri sera c’è stata esultanza, applausi ovazioni perché il messaggio di Rachmaninov “La musica nasce dal cuore e si rivolge al cuore” è arrivato chiaro e forte. Foto Musacchio & Ianniello