Verona:L’Orchestra Nazionale della RAI inaugura il “Settembre dell’Accademia”

Verona, Teatro Filarmonico, XXII edizione del Settembre dell’Accademia
Orchestra Sinfonica Nazionale della RAI
Direttore Juraj Valčuha
Claude Debussy: “La Mer”
Maurice Ravel: “Daphnis et Chloé”, Seconda Suite dal balletto
Igor Stravinskij : “Le sacre du Printemps”. Quadri della Russia pagana (in due parti)
Verona, 7 settembre 2013 
Un teatro Filarmonico strapieno accoglie l’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai ed il suo direttore stabile Juraj Valčuha nel giorno dell’inaugurazione della XXII Stagione de “Il Settembre dell’Accademia”. Fiore all’occhiello della programmazione artistica dell’Accademia Filarmonica di Verona, la rassegna si apre con un programma dedicato alla musica francese del primo novecento e dunque all’insegna del rinnovamento del linguaggio sinfonico, che andò spalancando le porte all’avvento di quel modernismo che con Debussy ebbe il coraggio di spingersi oltre l’estetica wagneriana.
Il monumentale programma non poteva che aprirsi proprio con Debussy, che con i tre schizzi sinfonici di La Mer (1905) in parte si distanzia dalla rivoluzione del Prélude à l’après-midi d’un faune conferendo alla nuova opera una forma più sinfonica pur rimanendo fedele a quell’estetica simbolista che caratterizzò il capolavoro del 1894. Particolarmente intenso è risultato il terzo momento, Dialogue du vent et de la mer, in cui la sezione degli archi è riuscita a distinguere mirabilmente il caotico soffiare del vento reso attraverso la sovrapposizione di frammenti ritmici spezzati dall’incedere maestoso dei flutti del mare, reso a sua volta dal celebre, ciclico tema principale, caratterizzato dal grande respiro della linea melodica. La lettura di Valčuha  è studiata e minuziosa: il trentasettenne direttore slovacco non concede nulla allo scontato manierismo dell’interpretazione tardo romantica, propendendo invece per un fraseggio essenziale ed asciutto che vede il suo punto forte nella messa in luce dei dettagli dinamico-timbrici della partitura, seppur non trascurando l’arco melodico nel suo complesso.
Segue la pregevole Suite n. 2 dalla composizione coreografica Daphnis et Chloé di Ravel (1912), in cui l’eleganza del gesto di Valčuha definisce con grande finezza i tre momenti dal terzo quadro del balletto – Lever du jour, Pantomime e Danse générale – rinnovando l’intesa con l’orchestra che si dimostra abile nella resa delle notevoli escursioni dinamiche. Tra le sezioni orchestrali, una menzione speciale va ai legni, impegnatissimi in questo repertorio, che rifiniscono le impressioni sonore dell’autore in un costante gioco di scambio timbrico nel susseguirsi delle frammentarie “macchie sonore” della composizione. Certo, tutto è più facile quando si dispone di prime parti come Giampaolo Pretto, che col suo flauto cesella superbamente il celebre solo della Pantomine in un momento onirico e suggestivo, apice del genio compositivo di Ravel.
Conclusione coerente alla logica del programma è Le Sacre du Printemps di Stravinskij (1913), capolavoro indiscusso del XX secolo ed ulteriore illustre centenario da festeggiare nel 2013. “La Sagra della Primavera” rimane tuttora il simbolo della musica moderna come specchio dell’età in cui nacque : da una parte l’incessante ritmo motoristico della rivoluzione industriale, dall’altra l’indole fauvista in contrapposizione alla tradizione culturale europea sembrano trovare perfetto riscontro nella partitura. La grande violenza con cui Stravinskij evoca le forze selvagge dei riti pagani primordiali si sposa con l’originalità del linguaggio utilizzato dando vita a un’opera catalizzante e sconvolgente. L’orchestra della Rai si presenta ottimamente preparata a questo banco di prova, mettendone in luce la ricchissima e complessa trama ritmica. La direzione di Valčuha è ancora una volta precisa e inappuntabile. L’efficacia globale dell’esecuzione risiede nell’organicità che gli interpreti tutti sono riusciti a conferire alla composizione: dalla platea è apparsa cristallina la chiarezza nella giustapposizione delle varie cellule tematiche e il fatto che questa fosse tutt’altro che casuale, ma invece frutto di un meticoloso processo di calcolo. Grande successo di pubblico, premiato con l’Intermezzo Sinfonico dalla Manon Lescaut di Puccini, ancora una volta abilmente rifinito dal gesto ampio ma essenziale del giovane direttore. La compagine orchestrale si è mostrata in perfetta affinità col gesto del suo direttore nel corso di tutta la serata, cogliendone al meglio gli impulsi e rendendo interpretazioni del tutto apprezzabili.  Foto Brenzoni / Press Photo