Orange, Les Chorégies, Stagione 2013
“UN BALLO IN MASCHERA”
Melodramma in tre atti, libretto di Antonio Somma, da Gustave III ou le bal masqué di Eugène Scribe
Musica di Giuseppe Verdi
Gustavo III RAMON VARGAS
Anckarstrom (Renato) LUCIO GALLO
Amelia KRISTIN LEWIS
Ulrica Arvidson SYLVIE BRUNET-GRUPPOSO
Oscar ANNE-CATHERINE GILLET
Cristiano PAUL KONG
Horn NICOLAS COURJAL
Ribbing JEAN TEITGEN
Orchestre National Bordeaux-Aquitaine
Chœurs des Opéras de Région
Compagnie Fêtes Galantes
Direttore Alain Altinoglu
Regia Jean-Claude Auvray
Scene Rudy Sabounghi
Costumi Katia Duflot
Luci Laurent Castaingt
Coreografia Béatrice Massin
Orange, 3 agosto 2013
Orange non viene meno agli obblighi celebrativi dei bicentenari wagneriani e verdiani. Così, dopo avere proposto L’Olandese Volante, ora è andato in scena il Ballo verdiano. Ogni volta che ci troviamo a parlare di uno spettacolo allestito ad Orange, ci si chiede subito come verrà gestito quest’ampio, ma difficile, spazio scenico.
In quest’occasione, il regista Jean-Claude Auvray ha optato per la scelta più drastica, eliminando completamente ogni elemento scenografico. Abbiamo solo la maestosa scenografia naturale de Le Chorégies sulla quale vengono create delle “atmosfere visive” per mezzo di proiezioni: i segni dello zodiaco e una sfera luminosa con scritte esoteriche caratterizzano il quadro di Ulrica, ad esempio. Un intelligente uso di luci sulla grande parete si collega alle situazione drammatiche e psicologiche dei personaggi. Sono veramente pochi i reali elementi scenici che vediamo, tutti di chiara identificazione: candelabri accesi, un cavallino di legno che identifica il figlio di Amelia… più sottili sono le allusioni fatte al re Gustavo: una poltrona che potrebbe essere un trono oppure un modellino su scala ridotta di teatro che fa pensare a quello costruito sotto il regno di questo re amante dell’arte lirica. Perfettamente in linea con la sobrietà registica i costumi eleganti, senza eccentricità, di Katia Duflot. L’unico tocco “di particolarità” viene conferito al personaggio di Ulrica, che sfoggia una parrucca stravagante degna delle streghe delle favole di Perrault.
Di ottimo livello l’intero cast. Il comparto femminile ha visto il debutto a Orange del soprano Kristin Lewis (Amelia), cantante innegabilmente dotata di un notevole strumento vocale, di bel colore, omogeno in tutti i registri e usato con intelligenza, sensibilità e musicalità. Di bella presenza scenica, la Lewis ha dominato il ruolo sotto ogni punto di vista. Valida artista, Sylvie Brunet-Grupposo (Ulrica), che ha sostituiro la prevista Dolora Zajick, ha dimostrato qui di sapere affrontare il ruolo con sicurezza vocale e sobrietà interpretativa. Ineccepibile nella linea di canto, con un registro acuto solido e ben proiettato, ha saputo con intelligenza superare i limiti di una scrittura vocale che, soprattutto nelle zone medio-basse, non le appartiene. Anne-Catherine Gillet, che già abbiamo apprezzato a Marsiglia nel ruolo di Michaëla, si è qui ulteriormente messa in luce con un Oscar vivace, allegro, dalla vocalità fresca, omogenea e sicura. Ogni suo intervento è stato perfettamente calibrato, culminando in un brillantissimo “Saper Vorreste”.
Nei ruoli maschili troviamo “in primis” Ramon Vargas nelle vesti di Gustavo. Il tenore messicano possiede le qualità per interpretare degnamente questo complesso personaggio verdiano: bel timbro, facilità nel registro acuto, sensibilità interpretativa, musicalità e un fraseggio naturalmente nobile. Cosa gli manca? Crediamo una maggiore ampiezza ed espansione della voce. Sicuramente ha anche giocato il fatto che Vargas cantasse per la prima volta a Orange: probabilmente, un naturale timore lo ha portato ad una certa prudenza nel dosaggio della voce. Anche Lucio Gallo (Renato) cantava per la prima volta a Orange. Il baritono pugliese è rimasto inizialmente in ombra, faticando a trovare una giusta chiave interpretativa e musicale, mostrando una tenuta vocale alterna nella gestione dei centri e degli acutiti. Solo dal terzo atto, in particolare nella scena della congiura, è riuscito a trovare una più adeguata interpretazione vocale e teatrale. Paul Kong (Cristiano), Nicolas Curjal (Horn), Jean Teitgen (Ribbing) hanno bene figurato nei rispettivi ruoli. Positiva anche la prova del Chœurs des Opéras de Région che ha dimostrato ottima preparazione e omogeneità di suono. Alain Altinoglu, a capo dell’Orchestre National Bordeaux-Aquitaine, ancora una volta ha dimostrato grande musicalità, una adeguata scelta dei tempi, evitando eccessi sonori e ritmici. Le ragioni del canto hanno trovato piena espressione ma senza eccessi. L’orchestra ha ben risposto alle indicazioni del direttore, mostrando un suono rotondo e omogeneo. Uno spettacolo intelligente, ben riuscito, anche se da parte del pubblico si sono alzati dissensi nei confronti della regia.