Verona, Teatro Romano, Estate Teatrale Veronese 2013
“CENDRILLON”
Coreografia Thierry Malandain
Musica Sergej Prokof’ev
Cenerentola MIYUKI KANEI
Il principe DANIEL VIZCAYO
La Fata CLAIRE LONCHAMPT
La Matgrigna GIUSEPPE CHIAVARO
Javotte et Anastasie (le sorellastre) FREDERIK DEBERDT, JACOB HERNANDEZ MARTIN
Il Padre RAPHAËL CANET
Maître à danser / Sovrintendente ai piaceri ARNAUD MAHOUY
Malandain Ballet Biarritz
Direttore di produzione e disegno luci Jean-Claude Asquié
Scene e costumi Jorge Gallardo
Verona, 22 agosto 2013
Quello tra Cenerentola e la musica di Prokof’ev è uno dei rapporti più proficui nella storia della danza. Considerato il soggetto, la cosa non stupisce affatto. La storia offre tutti gli ingredienti per il cosiddetto balletto “a serata intera”: la fanciulla in cerca del principe, il personaggio negativo contrastato da uno positivo, il ballo con gli annessi momenti d’ensable… Non può stupire nemmeno il numero di versioni che dal 1945 – anno in cui Sergej Prokof’ev terminò la partitura per essere presentata al Teatro Bolshoi su coreografie di Zakharov – si sono succedute ad oggi: solo per limitarci all’ultimo grande successo su scala mondiale, ricordiamo la bellissima Cinderella che Christopher Wheeldon ha recentemente allestito per l’Het Nationale Ballet di Amsterdam. Cinderella però rappresentò, primo di tutto, una grande svolta nel mondo della danza occidentale: fu il primo balletto di impianto accademico e di grandi proporzioni creato da Frederick Ashton per il Sadler’s Wells Ballet (il futuro Royal Ballet) nel 1948 per un pubblico che stava sempre più riscoprendo il gusto per il balletto à grand spectacle.
La Cendrillon di Thierry Malandain, in scena in questi giorni al Teatro Romano come ultimo spettacolo dell’Estate Teatrale Veronese, è ancora una volta un esempio di balletto narrativo di stampo neoclassico. L’idea che sta alla base dell’intera pièce è quella della scarpetta che viene amplificata dalla scenografia: lunghi fili metallici, posizionati verticalmente, cui sono attaccate scarpe nere col tacco. Al Teatro Romano, complice il fatto di non aver utilizzato alcun fondale, l’effetto spaziale è magnifico quasi uno stormo di rondini pronte a spiccare il volo. Quello della “scarpa” sarà anche il leitmotiv che ritornerà all’interno dell’intera partitura coreografica: a parte l’essere per Cenerentola ancora una volta motivo di riconoscimento da parte del Principe, qui Cenerentola aspetta un Padre, dolce e amorevole a differenza della Matrigna, cullandone le scarpe che gli offrirà una volta rincasato. Così, a enfatizzarne in modo ancor più grandguignolesco il ruolo, la Matrigna incede sulla scena con due stampelle, portandole con disinvoltura e alterigia come se si trattasse di un semplice bastone da passeggio. Ogni personaggio del racconto è costruito con cura, con molta attenzione ai personaggi minori come il Maître à danser e il Sovrintendente ai piaceri durante il ballo (interpretati dal bravo Arnaud Mahouy) connotati da un fraseggio fresco e guizzante; così come il Padre che entra in scena quasi prono, costretto a “gattonare” schiacciato dalla prepotenza della Matrigna; la danza tutta verticale della Fata a portare il suo potere benigno; Cenerentola che da un fare raccolto e ritroso si fa sempre più libera e aerea. In linea col balletto ashtoniano, anche qui le Sorellastre sono intrepretate da danzatori en travesti, con tanto di testa rasata e calzettoni da collegiale… ma a “rincarare la dose” c’è anche una Matrigna (e che Matrigna!) che, oltre ad essere il clone delle figlie, è alta il doppio della prole creando un effetto di vero e proprio… superomismo: un personaggio degno della Donna Prassede di Anna Marchesini.
Circa la narrazione, vale quanto detto per i personaggi. Tutto scorre liscio, con l’alternanza di momenti di dolcezza (i duetti Cenerentola con e il Padre e poi col Principe) a scene d’insieme come il ballo, pensato in modo chiaramente grottesco schierando la Compagnia in abiti maschili mentre le dame non sono altro che manichini acefali in abito lungo. Anche l’arrivo di Cenerentola a palazzo è costruito in modo molto semplice ma efficace, complici le belle luci di Jean-Claude Asquié: una grande ruota che contiene Cenerentola, sospinta lentamente dalla Fata. Più sottaciuto ed in ombra invece l’alternarsi delle Stagioni che avrebbe abbisognato di maggior varietà formale. L’immagine che conclude lo spettacolo è quella del cerchio, dove tutta la Compagnia è raccolta a terra tranne la Matrigna e le Sorellastre. Anche loro sembrerebbero aver dimenticato gli antichi dissapori: vestite in abiti di foggia vagamente ottocentesca dal color verde-acqua, le Sorellastre si mettono a leggere mentre la Matrigna sparge acqua con un innaffiatoio sulla Compagnia: immagine di rinnovamento, nuova vita, nuovi amori, nuove storie… Fra i protagonisti, segnaliamo la squisita Cenerentola di Miyuki Kanei, la Fata dalla bellezza statuaria di Claire Lonchampt, le schizofreniche Sorellastre interpretate da Frederik Deberdt e Jacob Hernandez Martin e, ovviamente, la Matrigna delle Matrigne di Giuseppe Chiavaro. Insomma, la Cendrillon del Malandain Ballet Biarritz è un mix dolceamaro di ironia, grottesco e romanticismo… si gusta dall’inizio alla fine, come un gelato a fine estate. Questa sera è in scena l’ultima replica: chi ancora non l’ha fatto, vada a vederla. Foto Brenzoni