Savona, Complesso Monumentale del Priamar: “Rigoletto”

Savona, Complesso Monumentale del Priamar, Stagione estiva del Teatro dell’Opera Giocosa 2013
 “RIGOLETTO”
Melodramma in tre atti, libretto di Francesco Maria Piave dal dramma Le roi s’amuse di Victor Hugo
Musica di Giuseppe Verdi
Il Duca di Mantova JENISH YSMANOV
Rigoletto IGOR GOLOVATENKO
Gilda ROSA FEOLA
Sparafucile GIANLUCA BURATTO
Maddalena ANNUNZIATA VESTRI
Giovanna ANNUNZIATA VESTRI
Il Conte di Monterone FABRIZIO BEGGI
Marullo FILIPPO BALESTRA
Borsa ENRICO SALSI
Il Conte di Ceprano ALESSIO BIANCHINI
La Contessa SIMONA MARCELLO
Usciere di Corte GIAN PIERO BARATTERO
Paggio della Duchessa SIMONA PASINO
Orchestra e Coro della Fondazione Teatro Carlo Felice di Genova
Direttore Carlo Rizzari
Maestro del Coro Patrizia Priarone
Regia Rolando Panerai
Scenografo Enrico Musenich
Costumi Regina Schrecker
Luci Luciano Novelli
Coreografie: Giovanni Di Cicco
Allestimento Teatro Carlo Felice di Genova
Coproduzione Fondazione Teatro Carlo Felice di Genova, Teatro dell’Opera Giocosa O.N.L.U.S. di Savona
Savona, 9 luglio 2013
La fortezza del Priamar rappresenta senza dubbio una cornice suggestiva per l’ambientazione di uno spettacolo d’opera: fin dal suo ingresso nel complesso monumentale, lo spettatore è rapito dall’imponenza e dall’austerità dell’antica costruzione. Crediamo tuttavia che alcuni piccoli accorgimenti nell’allestimento del palco (per esempio, coprire alla vista tutta la struttura dei proiettori che sovrasta lo spazio scenico e dotare l’impianto di un pur rudimentale sipario) sarebbero utili a mantenere l’effetto di straniamento prodotto dalla location anche durante lo svolgimento dello spettacolo. L’allestimento di questo Rigoletto è quello già visto in primavera al Teatro Carlo Felice di Genova: il trasloco è quasi indolore e la scenografia di Enrico Musenich (ottenuta recuperando materiali inutilizzati dai magazzini del teatro) riesce ad adattarsi piuttosto bene anche alle dimensioni ridotte del palcoscenico savonese. La tradizionale messa in scena di Rolando Panerai e Vivien Hewitt scorre liscia e fluida seguendo attentamente le indicazioni del libretto. La primissima scena ambientata nella corte del duca (animata anche dalle valide coreografie di Giovanni Di Cicco) risulta forse un tantino troppo affollata e confusa, dato che le dimensioni della sala dei banchetti risultano decisamente più contenute rispetto alla versione genovese. Nel complesso gradevole il gioco di luci di Luciano Novelli, anche se abbiamo trovato un po’ fastidioso l’effetto dei lampi durante la tempesta del terzo atto, che troppo rassomigliava all’intermittenza dei neon malfunzionanti. Si confermano di grande effetto i costumi di Regina Schrecker: la veste bianca di Gilda leggiadramente mossa dalla brezza ligure durante “Caro nome” rimane impressa nella mente come una delle immagini più suggestive della serata.
Sul versante musicale, Carlo Rizzari dirige magistralmente l’Orchestra del Carlo Felice, sempre attento a misurare il rapporto tra palcoscenico e buca ed a conferire alla partitura verdiana enfasi e partecipazione. Alcuni momenti, come il perigordino del primo atto, avrebbero forse necessitato di maggior piglio.
Igor Golovatenko è un Rigoletto efficace ed in parte: l’interpretazione viscerale e convincente del gobbo deforme fa presto dimenticare alcune lievi imprecisioni vocali che portano talvolta ad ingolare eccessivamente il suono ma, considerata anche la giovane età, le prospettive di miglioramento paiono offrirgli la possibilità di una futura carriera di primo piano. Bella e brava la Gilda di Rosa Feola, che riesce a conferire al personaggio quelle qualità di innocenza e gioventù tanto care a Verdi, senza mai cadere nel banale o nello stucchevole. La voce è ben appoggiata e timbrata in tutta l’estensione, saldi gli acuti e corposa la zona medio bassa della tessitura. Meravigliosa, per suono ed interpretazione, l’aria del secondo atto. Nota dolente di questa produzione è il tenore Jenish Ysmanov nel ruolo del Duca di Mantova. La voce, seppur dotata di timbro interessante, è parsa piccola, traballante sugli acuti e fumosa nella zona medio-bassa. La causa di tali difetti è una respirazione decisamente mal eseguita e sempre portata al petto. Ysmanov è inoltre evidentemente troppo preoccupato della parte musicale per fornire al personaggio una qualche caratterizzazione, al punto da dare l’impressione che, se ciò non fosse esplicitamente indicato dal libretto, il suo personaggio difficilmente avrebbe qualche chance di conquistare le tre donne che il duca concupisce nel corso dell’opera. Con voce corposa e sonora, Gianluca Buratto rende bene il sanguinario sicario Sparafucile, convincendo per doti vocali ed interpretative. Doppio ruolo per Annunziata Vestri, impegnata nella resa di Giovanna e Maddalena. Il mezzosoprano risolve molto bene entrambe le parti, cantando con timbro bruno e denso e conferendo alla domestica quel misto di venalità ed amore figliale, mentre sensuale e provocante appare la resa della sorella di Sparafucile. Meraviglioso il Monterone di Fabrizio Beggi che, dotato di voce tonante, quasi commuove per la furia e la signorile compostezza con cui reclama l’onore della figlia. Bella prova anche di Enrico Salsi (Borsa), mentre sono stati talvolta difficilmente udibili gli altri cortigiani Filippo Balestra (Marullo) ed Alessio Bianchini (Conte di Ceprano) oltre al  paggio Simona Pasino. Valido l’apporto degli altri personaggi minori e molto buona la prova del coro preparato da Patrizia Priarone. Il pubblico decisamente numeroso, nonostante qualche posto vuoto, ha tributato il proprio rumoroso apprezzamento a tutti gli interpreti unendo al battito delle mani anche quello dei piedi contro la pedana lignea che regge la platea. Foto Luigi Cerati