Roma, Teatro Vascello, Invito alla danza 2013, 23° edizione della rassegna internazionale di danza e balletto
“Musica Divina”
Balletto Teatro di Torino
Coreografie Matteo Levaggi
Musiche di Michael Nyman, Piotr Ilic Caikovskij
Interpreti: Denis Bruno, Kristin Furnes, Giuseppe Inga, Manuela Maugeri, Vito Pansini, Viola Scaglione
Luci Fabio Sajiz
Costumi Atelier Walter Dang Torino
Roma, 11 luglio 2013
Anche quest’anno Invito alla Danza c’è! Non so quanto per volontà delle Istituzioni di mantenere in vita un Festival che dal 1991 ha portato a Roma 80 compagnie italiane, 81 straniere per un totale di 326 rappresentazioni. Certa è la tenacia, finché dura, del direttore artistico Marina Michetti. In un tale contesto di degrado culturale e colpevole disattenzione, mentre altre capitali europee disegnano cartelloni accattivanti, questo è un piccolo grande segno di coraggio. A proposito di colpevoli disattenzioni è invece segno non positivo la location della Rassegna; non il bellissimo teatro all’aperto di Villa Pamphilj ma il Teatro Vascello, luogo storico, e di un certo fascino aggiungo, della danza di innovazione e ricerca ma certo non adatto alla danza classica o ad una rassegna estiva. il Balletto Teatro di Torino, e la sua anima Matteo Levaggi, però ci stavano benissimo, ed è bello rivederli a Roma. Già talentuoso danzatore della stessa compagnia Levaggi sceglie prestissimo la strada della coreografia. È per molti versi un talento del movimento, tutto italiano con interferenze dal nord Europa. I corpi dei suoi danzatori parlano quel linguaggio alla perfezione, lavorati, disegnati, armati di forza e generosità, elasticità incredibile ed espressività, per un incedere articolato, scivolato, fatto di pavimento e non, terra e sospensioni impreviste, grandi viaggi per il palco improvvisi stop per un atletismo che aggrada e sazia. Formazione classica, consapevolezza tecnica, linee, controllo, grandi slanci e mani appassionate a guidare la macchina: la danza di oggi. Emergono gli uomini. Chissà, La danza è diventata ormai una questione al maschile? Di sicuro gli occhi si incantano ad assistere a tanta bellezza. I corpi esplodono energia, magnifiche linee, gambe e braccia ovunque con potenza deflagrante ma raffinata sensibilità. A tutto questo assistiamo in InMOZART su musica di Michael Nyman, primo pezzo astratto che va dai soli ai duetti, fino a passi a tre o quattro con gli uomini che compongono interessanti evoluzioni con la donna tra le mani. Levaggi indaga lo spazio e disegna percorsi sempre vari. Il movimento è pulito, limpido ma non per questo bloccato, libertà alle articolazioni per disegni geometrici poco lineari e dinamica, se possibile, in continuo crescendo. Visto tutto ciò leggermente delude Caikovskij suites. Levaggi rilegge le partiture che sono alla base del nostro repertorio classico, due mostri sacri come Bella Addormentata e Lago dei cigni. L’impatto emozionale è assicurato, il pubblico riconosce le note e si abbandona. La tentazione forte e comune a molti coreografi di reinterpretare a vari livelli i classici non sempre ha prodotto opere all’altezza delle originali. In questo caso la rilettura è confusa, troppo semplice, le due partiture fortemente legate al loro contesto non stanno così bene assieme. Drammaturgicamente non chiaro resta la danza, tecnicamente ineccepibile, quelle dinamiche, quel movimento, spazio e grandi corse. A volte nasce spontaneo un richiamo a quel gran genio di Mats Ek, ma non sempre musicale quella foga che nel primo pezzo valorizzava la musica, qui stride e i troppi passi ingarbugliano la partitura. Anche se Levaggi parla di “nuovo romanticismo” sembra mancare l’abbandono alle note e c’è forzatura. Forse è solo un primo passo e l’operazione sembra più commerciale, che va benissimo se il pretesto è godere di bella danza, in primis quella di Denis Bruno, Giuseppe Inga e Vito Pansini, di seguito le brave Kristin Furnes, Manuela Maugeri e Viola Scaglione. Del resto il pubblico, me compreso, ha molto apprezzato.