Roma, Teatro Vascello, Invito alla danza 2013, 23° edizione della rassegna internazionale di danza e balletto
THE BEST OF PARSONS DANCE
Compagnia Parsons Dance
Coreografie di David Parsons
Luci di Howell Binkley
Interpreti: Eric Bourne, Lauren Garson, Melissa Ullom, Steven Vaughn, Christina Ilisije, Jason MacDonald, Ian Spring, Elena D’Amario.
“Round my World”
Musica di Zoe Keating, costumi di Emily DeAngelis
“Kind of Blue”
Musica di Miles Davis
Luci di Burke J. Wilmorem, costumi di Mia McSwain
“Nascimento Novo”
Musica di Milton Nascimento
“Caught”
Musica di Robert Fripp, costumi di Judi Virkula
“In the end”
Musica di Dave Mattheuws Band
Costumi di Mia McSwain
Roma 19 luglio 2013
La danza è gioia, la danza è vita. Tutto esaurito, dieci minuti di applausi scrocianti, pubblico urlante in piedi e poi il bis. La sensazione in tempi di magra emozionale e perché no di depressione sociale di aver ricevuto qualcosa di prezioso, un dono. Una serata che rimarrà impressa nella mente per quell’immediata empatia tra pubblico e danzatori che fa andare via tutti felici con quel sorriso di sazietà tra le labbra; in effetti David Parsons andrebbe esibito come una medicina. The Best of Parsons Dance rappresenta tutta la magia di un quarto di secolo di post modern dance americana, pezzi di una tale genialità creativa, costruzione ingegneristica, spaziale, movimento rigoroso, originale, calzante, avvolgente, costumi delicati, raffinati, luci da spazio onirico e immensa capacità comunicativa. Ognuno di esso è una macchina perfetta di spettacolo che ha un solo obbiettivo: arrivare al pubblico. Era il 1987 quando David Parsons fondò il suo gioiello insieme al light designer Howell Binkley e da li innumerevoli successi, riconoscimenti, apparizioni televisive e milioni di spettatori in tutto il mondo. Dall’ultima creazione Round my world del 2012 ad una delle prime, la compagnia non era ancora nata, lo strabiliante Caught, 1982: un caleidoscopio di emozioni. In Round my world tutto nasce da un cerchio magico, figura ricorrente, dipanandosi in innumerevoli forme tonde, come è tondo il mondo.
Sul violoncello solista del musicista compositore Zoe Keating, una miriade di immagini e figure, dinamica estasiante, gruppi che si formano e si scompongono, entrate e uscite vorticose, delicati passi a due e una danza di linee meravigliose, mai violento eppure lanciato in infinite possibilità architettoniche. Sui tenui costumi color celeste atmosfere sensibili e cangianti di luce che fanno entrare i danzatori in spazi sempre nuovi. In Caught, sulle sperimentazioni musicali di Robert Fripp, fondatore del gruppo inglese King Crimson, il danzatore si muove in coni di luce, giri, salti, semi acrobazie fin quando una luce stroboscopica trasforma il palco in un luogo magico dove i piedi non toccheranno più terra. Con sorprendente agilità Il danzatore anch’esso divertito e gasato dalle espressioni di incredulità del pubblico volerà per la scena costruendo immagini mirabolanti nell’aria. Magnifiche atmosfere afro in Nascimento Novo, omaggio al compositore amico Milton Nascimento. Impossessati da percussioni interiori e impadroniti da un energia quasi estatica i danzatori costruiscono evoluzioni dal sensuale allo sfrenato caricando e portando il pubblico a sobbalzare sulle sedie.
Raffinatissimo Kind of blue commissionato da Umbria jazz nel 2001 per commemorare il mitico Miles Davis. Andato in scena in prima mondiale a Perugia, due coppie si abbandonano alle sensuali e incredibili atmosfere lunari fatte di luce morbida, uno swing che attraversa i corpi, passeggiate serali intriganti di città, incontri fugaci. Si finisce con lo sfrenato In the end, sulle note trascinanti della Dave Matthews Band. Qui gli spericolati interpreti danno vita ad un show danzante fatto di un atletismo coinvolgente. Non sai proprio dove riposare lo sguardo mentre cerchi di seguire i gruppi che si formano ed immediatamente svaniscono riducendosi a danze di coppia che si alternano con suggestivi cambi. La dinamica rapisce in questa folle “disco” dove è impossibile star fermi ed ogni interprete mostra il suo solo al gruppo seduto in terra che reagisce spasmodicamente partecipando alla danza di ognuno. Lo spazio non ha più segreti e neanche i giochi di luce che costruiscono innumerevoli atmosfere di colori e disegni, controluce e piazzati. Sembra incredibile che in un unico ambiente possano aprirsi tante porte, maestria dell’illuminotecnica. In una serata dalle mille tinte emozionali, dove tutto è sembrato funzionare alla perfezione, il primato va a questi magnifici interpreti, macchine perfette, strumenti raffinati, dinamica da modellare, portatori entusiasti di quell’idea di danza del loro Maestro. Le estenuanti sequenze esibite con beata leggerezza, generosi fin nell’anima vogliono divertire loro per primi e soprattutto, è evidente, divertirsi. Tra tutti un plauso particolare ad Elena d’Amario, accattivante, movimento felpato, nervi tesi, sicurezza da danzatrice vissuta, vera leonessa della scena, da subito col suo sorriso ammiccante è emersa dal gruppo. Forse perché tornava nel suo paese, ma che carattere. Con gioia e col rispetto per tutti gli altri straordinari interpreti, un italiana in questa dilagante incontenibile gioia danzante: fantastico.