Marsiglia, Opéra Municipal: “Les Troyens”

Marsiglia, Opéra Municipal, Stagione Lirica 2012/2013
“LES TROYENS”
Grand-Opéra in due parti e cinque atti da Virgilio.
Libretto e musica di Hector Berlioz
Cassandre / Didon / Le spectre de Cassandre BEATRICE URIA-MONZON
Ascagne MARIE KALININE
Anna CLEMENTINE MARGAINE
Hécube /Polyxène ANNE-MARGUERITE WESTER
Enée ROBERTO ALAGNA
Chorèbe /Le spectre de Chorèbe MARC BARRARD
Panthée /Mercure ALEXANDRE DUHAMEL
Narbal / Priam /Ombre d’Hector/ Spectre de Priam NICOLAS COURJAL
Iopas /Hylas GREGORY WARREN
Un chef grec / 1ère sentinelle BERNARD IMBERT
Prètre de Pluton / 2ème sentinelle ANTOINE GARCIN
Helenus WILFRIED TISSOT
Coro e orchestra dell’Opéra di Marsiglia
Direttore Lawrence Foster
Maestro del Coro Pierre Iodice
Esecuzione in forma di concerto
Marsiglia, 15 luglio 2013

Quella che ha visto la ripresa de Les Troyens di Hector Berlioz all’Opéra di Marsiglia è stata una serata tutt’altro che tranquilla, divisa tra i “pro Alagna” e i “contro Alagna”. Come al soliti in questo genere di situazione i “bravi” hanno coperto le grida dei contestatori ed il trionfo è stato totale con più di quindici minuti di applausi; ed è con un mazzo di rose che il nostro Roberto nazionale ha lasciato la scena. Ma ritorniamo alla cronaca di questa rappresentazione che, data in versione di concerto, si sarebbe dovuta svolgere in un clima piuttosto calmo. Malgrado il caldo e la durata – 5 ore – il pubblico è accorso molto numeroso ad ascoltare l’epopea raccontata da Hector Berlioz.
La musica di Berlioz è una di quelle che si riconosce sempre in alcuni accordi e la cui orchestrazione grandiosa conviene a questo affresco eroico trattato in due parti: La prise de Troie et Les troyens à Carthage. Hector Berlioz scrisse anche il libretto con una cura tutto particolare della lingua francese; un testo redatto in modo intelligente dove si è lontani dalle parole insipide di certe opere. La musica è evidentemente in rapporto con la storia raccontata: vigorosa, guerriera ma tanto scura e dolorosa con un impiego massiccio degli ottoni che Berlioz sa così bene valorizzare. Questa ricchezza di scrittura si ritrova tutto lungo il lavoro con le alternanze di duetto e settimino, dove la parte del coro, trattato come un personaggio a pieno titolo, richiede grande impegno.
Il cast è complessivamente all’altezza di questa partitura che richiede voci potenti e resistenza. Béatrice Uria-Monzon, molto amata del pubblico marsigliese, dopo il ruolo di Cléopâtre, resta qui sulla scia delle grandi eroine dell’antichità. Quest’artista dal temperamento di fuoco si assume qui il rischio di cantare nella stessa serata il ruolo di Cassandre e quello di Didon. È sul piano della voce e della resistenza una prodezza fisica perché lottare contro la massa dei cori ed il potere orchestrale fino all’ultima nota resta una scommessa. È una discreta Cassandre ma si può rimproverarle ancora la sua mancanza di dizione che fa sì che certi suoni restino in gola e spezzino la linea di canto, o certi acuti un po’ gridati. È un problema perché qualità ci sono ed il suo timbro caldo avvolge la sala. È nettamente meglio quando canta piano, la sua voce si arrotonda e diventa più sensibile. Il ruolo di Didone è più adattato alla sua voce, dove il medium si ammorbidisce e gli attacchi diventano più sensuali. Probabilmente si sente più a suo agio in questa tessitura. Ci fa sentire un bel duetto con la sorella Anna, dove le due voci si accordano bene, con gusto nel fraseggio. Altro duetto di fascino quello che canta con Enée “Nuit d’ivresse et d’extase infinie”, interpretato con molta delicatezza e sensibilità. Il suo senso della tragedia riesce ma toglie un poco di emozione al suo “Je vais mourir”. Nel ruolo di Anna, il mezzosoprano Clémentine Margaine si è fatta valere. È una voce magnifica e profonda fino ai grave caldi e sonori. Le sue note sono prese con eleganza e gli ornamenti sono cantati con stile. Lo studio del piano le dà questa musicalità che riesce in ogni intervento, come nei duetti con Didon o Narbal. Si destreggia tanto bene nei gravi quanto negli acuti cantati di una voce omogenea. Marie Kalinine canta il ruolo di Ascagne; malgrado gli acuti un poco corti ed un vibrato stretto, la voce resta interessante.
Roberto Alagna era atteso nel ruolo molto acuto di Enée. Fin dalla sua prima entrata impone la sua voce calda e luminosa, ben proiettata sempre con una dizione perfetta. È un ruolo che chiede una voce larga e potente con un’omogeneità in ogni registro. Malgrado il carattere guerriero delle sue arie canta con molta musicalità e, senza dominare gli altri cantanti, la sua voce si fa sentire nel settimino. Coinvolto dal personaggio, conferisce ritmo e vitalità a questo Enée e gli acuti non sembrano metterlo in difficoltà. Ciò che gli rimproverano certi puristi è questa abitudine di attaccare certe note “da sotto”. Ma soprattutto, ciò che i suoi detrattori gli scusano meno, sono le libertà che Roberto Alagna si prende col pubblico. Il suo duetto con Didon è cantato in falsetto: ciò destabilizza un po’ l’orchestra ed il direttore che cercano di bilanciare i suoni; lascia una frase per riprenderla alcune battute dopo; dopo essere uscito di scena, ritorna per cantare con il coro “Italie! Italie!“. Capricci da star? Il ruolo resta schiacciante e pochi tenori rischiano. Resta un bel trionfo malgrado alcuni dissensi.
Bel successo anche per Marc Barrard che interpreta Chorèbe. Apprezzato sempre dal pubblico, questo baritono offre qui un’interpretazione molto classica; la sua voce grave e calda è omogenea con una bella linea musicale. Il suo vibrato, senza essere troppo largo, fa ben risuonare le note. Nicolas Courjal canta con autorità il ruolo di Narbal. Questo basso dal timbro avvolgente ci ha fatto apprezzare la sua musicalità con attacchi netti e sonori. La sua dizione è impeccabile così come la respirazione che ritma i suoi interventi. Alexandre Duhamel canta Panthée e Mercure con voce potente e ben emessa, con bei gravi ed bella dizione. I suoi interventi sono giusti e musicali. Il tenore Gregory Warren canta Iopas e Hylasce con finezza. La voce non è molto potente ma bella e ben emessa. I suoni acuti sono sicuri ed lo stile è piacevole.
Il resto del cast è all’altezza della partitura.
Il Coro dell’Opéra di Marsiglia, molto ben  preparato dal Maestro Pierre Iodice, offre qui una dimostrazione del proprio talento. Qui i cori dialogano con gli altri personaggi avendo quindi un ruolo narrativo. Il lavoro perderebbe della sua forza senza una cornice di cori potenti e sonori; ma qui tutto è all’altezza di quest’opera monumentale: precisione negli attacchi, forza, omogeneità delle voci e, ciò che è più raro, una dizione perfetta.
Grande successo anche per l’orchestra diretta dal Maestro Lawrence Foster. Si nota sempre negli attacchi e negli arresti una grande pulizia, con corni e trombe precise. L’orchestra è considerata come un’interprete e non si limita ad un ruolo di accompagnamento. Ma il passaggio più tenero, giocato con una musicalità estrema, Hector Berlioz l’ha scritto per l’assolo del clarinetto: questo assolo è composto come un concerto dove si ritrovano brio, musicalità, tecnica ed è finalizzato a far uscire il dolore d’Andromaque e fondersi più lontano con la voce di Cassandre dove la soavità del suono crea meraviglie. Si potrebbe rimproverare un indulgere nei fortissimo ma lo scoppio delle sonorità non copre mai né il coro né i solisti. Complessivamente, un piacevole finale di stagione. Foto Christian Dresse