Vicenza, Teatro Olimpico:”Le nozze di Figaro”

Vicenza, Teatro Olimpico, Settimane Musicali al Teatro Olimpico (2013)
“LE NOZZE DI FIGARO(K 492)
Dramma giocoso in quattro atti. Libretto di Lorenzo Da Ponte.
Musica di Wolfgang Amadeus Mozart
Trascrizione e completamento di Anna Maria Cuomo, versione di Napoli 1814.
Il Conte di Almaviva LUCA DALL’AMICO
La Contessa di Almaviva GIACINTA NICOTRA
Susanna GIULIA BOLCATO
Figaro FILIPPO MORACE
Cherubino MARGHERITA SETTIMO
Marcellina CANDIDA GUIDA
Bartolo CLAUDIO LEVANTINO
Basilio / Don Curzio GIAN LUCA ZOCCATELLI
Barbarina MINNI DIODATI
Antonio ALBERTO SPADAROTTO
I Polifonici Vicentini
Orchestra di Padova e del Veneto
Direttore Giovanni Battista Rigon 
Maestro del coro Pierluigi Comparin
Regia Primo Antonio Petris
Costumi Marco Nateri
Vicenza, 11 giugno 2013

Destino musicale singolare quello della città di Vicenza, che per il suo unico appuntamento operistico di qualità deve attendere la tarda primavera e le sue prestigiose Settimane Musicali al Teatro Olimpico. Orfana dal dopoguerra dei suoi due teatri dove l’uso e consumo della tradizione lirica più popolare e amata era di casa (il Teatro Verdi e soprattutto il Teatro Eretenio – gioiello architettonico quest’ultimo che non sfigurava accanto alla Fenice) e rivelatosi inadeguato per gli spazi – relativamente a buca e palcoscenico – e povero di proposte il nuovo Teatro Comunale, si torna sempre al caro vecchio Olimpico, il più bel teatro del mondo, che però Andrea Palladio non fece a tempo a vedere. Quest’anno il programma delle Settimane Musicali ruotava attorno al tema “Mozart e la Spagna” e perno ne è stata una nuova edizione delle Nozze di Figaro, presentata però, secondo tradizione del festival, in una particolare e inedita versione che vedeva i recitativi al clavicembalo orchestrati – sia pur trascritti per soli archi. Ciò sulla base di un prezioso manoscritto dei primi dell’Ottocento conservato nella Biblioteca del Conservatorio di San Pietro a Majella di Napoli, città nella quale tale adattamento del capolavoro mozartiano fu rappresentato nel 1814 (al San Carlo e l’anno successivo al Teatro del Fondo) e mai più ripreso in tempi moderni fino a questo allestimento vicentino. Passi che preferiamo la secca incisività dei recitativi secondo lo spartito originale, resta intatta la straordinaria freschezza e innovazione di un’opera che – merito anche dello straordinario libretto di Da Ponte – rivoluzionò l’opera comica italiana virandola verso inedite tinte realiste per una nuova commedia per musica.
A Vicenza si è assistito ad una rappresentazione in forma semiscenica, con l’orchestra disposta direttamente sul palco e l’azione e prendere vita attorno ad essa, sotto la guida registica di Primo Antonio Petris. La sua direzione scenica dei cantanti si è rivelata essenziale ed efficace, attenta a sottolineare la gestualità, gli ammiccamenti, gli sguardi, i sottintesi, gli incastri mimici e i movimenti frenetici e imprevisti che tanta importanza hanno soprattutto in quest’opera. Gli spazi resi ancora più angusti hanno purtroppo inficiato nella resa, con qualche affollamento di troppo, ma nel complesso lo spettacolo è risultato piacevole e scorrevole. Merito anche di  Marco Nateri, responsabile dei costumi e anche dei pochi orpelli scenici che hanno radicato la vicenda in un presente postmoderno con qualche fresca nota cromatica fra i vestiti indossati dai personaggi.
L’Orchestra da Camera di Padova e del Veneto è oggi una garanzia di qualità e di classe tra le compagini non solo italiane, confermando quella compattezza di suono e finezze fra i fiati e gli ottoni che ne esaltano la consolidata tradizione mozartiana, mentre il coro dei Polifonici Vicentini, diretti da Pierluigi Comparin, nei suoi pochi e corretti interventi ha anche esibito una partecipata e divertita verve scenica.
Dal podio Giovanni Battista Rigon – ormai una certezza nel repertorio mozartiano e rossiniano – ha concertato con sicurezza, attento a scegliere sempre i tempi giusti, offrendo una lettura pregevole e rivelatrice che ha fatto in più punti letteralmente riscoprire le innumerevoli gemme melodiche racchiuse entro lo spartito mozartiano.  Dobbiamo in fondo alla sua fine intelligenza musicale oltre che alla sua competenza, tenacia e intraprendenza artistica se tra maggio e giugno possiamo continuare a godere di questi ghiotti appuntamenti vicentini. L’affiatato e tutto sommato  giovane cast vocale ha fatto il resto, davvero motivato e ben assortito, segno che sempre in queste occasioni passione, professionalità e bravura garantiscono quei sinceri successi che in altri teatri spesso sono solo presunti tali e sbandierati/sponsorizzati/commercializzati da presunti divi.
Filippo Morace è stato un Figaro spigliato e simpatico sulla scena, più baritono che basso – come spesso da tradizione – dalla voce brillante e sempre a suo agio in una parte che è scritta, va ricordato, per un autentico basso, ma qui risolta con squisita efficacia. Giulia Bolcato ha dato freschezza vocale alla vivace e intraprendente Susanna, sciorinando una linea di canto ora suadente ora frizzante, restituendo alla perfezione le sfumature del personaggio. Il ruolo della Contessa era ricoperto da Giacinta Nicotra, che ha risolto con estrema bravura una parte irta di difficoltà, rese ancora più pungenti nel terzo atto da una fastidiosa interruzione per un problema acustico in sala prima dell’aria dei Bei momenti, interpretata con insolita espressività e ricchezza di armonici, strappando meritatamente l’applauso più convinto della serata. Esemplare e vocalmente impeccabile Luca Dall’Amico, particolarmente convincente anche sulla scena, che ha dato vita ad un Conte autoritario e appassionato, mentre il Cherubino di Margherita Settimo, dal timbro piuttosto scuro e importante ma con un canto non sempre sorvegliato,  ha attirato le consuete simpatie del pubblico. Complessivamente valido l’apporto interpretativo e vocale di Claudio Levantino (Bartolo) e di Gian Luca Zoccatelli (Basilio / Don Curzio). Persuasiva la Barbarina di Minni Diodati, bene la Marcellina di Candida Guida (peccato per il taglio della sua aria nell’ultimo atto, così come per quella di Basilio) e il giardiniere Antonio di Alberto Spadarotto. Teatro gremito e pubblico attento, caloroso e prodigo di applausi a scena aperta. Foto Luigi De Frenza (Arna Meccanica).