Teatro dell’Opera di Roma – Stagione Lirica 2012/2013
“DON PASQUALE”
Dramma buffo in tre atti su libretto di Giovanni Ruffini e Gaetano Donizetti.
Musica di Gaetano Donizetti
Norina ROSA FEOLA
Ernesto DANIELE ZANFARDINO
Don Pasquale ANDREA CONCETTI
Dottor Malatesta ALESSANDRO LUONGO
Un notaro GIORGIO GATTI
Orchestra e Coro del Teatro dell’Opera di Roma
Direttore Bruno Campanella
Maestro del coro Roberto Gabbiani
Regia Ruggero Cappuccio
Scene Carlo Savi
Costumi Carlo Poggioli
nuovo allestimento
Roma, 23 giugno 2013
Ultimo spettacolo dell’Teatro dell’Opera di Roma prima della pausa estiva e della parentesi di Caracalla, questo piacevole Don Pasquale. L’ambientazione romana è stata ricostruita attraverso le proiezioni di alcune immagini di luoghi e monumenti della città durante la sinfonia, in particolare palazzo Altemps che viene proposto come la casa del protagonista. Attraverso immagini che richiamano foto d’epoca in successione ed in progressiva dissolvenza, si arriva a definirne l’interno dove si svolgerà l’opera che viene invece pensato come un ambiente dalle vivaci e squillanti tinte pastello, minimalista e spazioso, di volta in volta riempito di vari oggetti come tavoli da sarta su cui saltano i cantanti, bicicletta che gironzola per il palcoscenico, tavoli fasulli, scalette etc., con l’intento di collocare la vicenda in una sorta di dimensione onirica o forse solo da favola, per altro piacevole a vedersi e non in conflitto con la musica. Tuttavia forse eccessiva è apparsa la continua ricerca di movimentazione in palcoscenico inseguita dal regista Ruggero Cappuccio che a tratti ha rischiato di essere distraente rispetto all’ascolto della splendida musica di Donizetti. L’unico momento in cui finalmente i protagonisti stanno tutti fermi è quello che descrive il dolore stupito di Don Pasquale dopo lo schiaffo. Efficace l’effetto del contrasto ma il resto non può essere una continua pantomima. Buona viceversa è apparsa l’intenzione di sottolineare la differenziazione tra antico e moderno, passato e futuro rappresentati dal protagonista da un lato e da Malatesta e dalla giovane e un po’ cinica coppia di amanti dall’altro, ed in sintesi le due anime del “dramma buffo” presenti nell’indicazione del libretto e nella sua narrazione musicale. Tuttavia forse in alcuni momenti tutto questo muoversi spesso anche a tempo di musica ha offuscato la raffinatezza e l’immediata e spontanea intensità della scrittura musicale. Molto belli i costumi curati da Carlo Poggioli e le scene di Carlo Savi.
Splendida la direzione del maestro Bruno Campanella per eleganza, dinamiche, cura del suono e raffinata chiarezza della concertazione sempre attenta a far emergere con sapiente equilibrio l’alternarsi del brio dei momenti comici alla malinconia, la mestizia fino anche al dolore dei non pochi momenti più drammatici. Molto buona le prove dell’orchestra e del coro diretto da Roberto Gabbiani. Interessante ed efficace protagonista è stato Andrea Concetti per singolare bellezza della voce, chiarezza della dizione, espressività musicale e senso della parola scenica soprattutto nei recitativi. Il suo Don Pasquale può apparire forse un po’ troppo compassato e incline ad esprimere il lato drammatico rispetto a quello buffo ma dalla sua interpretazione emerge un personaggio di grande civiltà musicale e profonda vitalità teatrale. Alessandro Luongo ha interpretato il dottor Malatesta con grandissima ed apprezzabile disinvoltura scenica ma con dizione non sempre chiara e qualche imprecisione nelle agilità. Il tenore Daniele Zanfardino, in sostituzione del titolare della recita indisposto, ha cantato un Ernesto corretto ma molto guardingo e prudente nei primi due atti con voce dal timbro chiaro e dal volume limitato, riscattandosi poi con un bel terzo atto, intenso per partecipazione e elegante musicalità. Funzionale il notaro di Giorgio Gatti.
Ed infine la Norina del soprano Rosa Feola. Assai efficace scenicamente e disinvolta nella recitazione, ha cantato la parte con bella voce morbida, sicura ed espressiva sai nei passi di agilità che nei recitativi rendendo il proprio personaggio in modo credibile anche se in alcuni momenti un po’ manierato. Alla fine grandi applausi per tutti anche se in platea, forse complice il caldo della prima domenica pomeriggio d’estate, c’era più di qualche posto vuoto.