Intervista a Paolo Carignani

Ho “catturato” Paolo Carignani tra un Nabucco a Tokyo e un Trovatore a Monaco di Baviera, città nella quale nelle prossime settimane, nell’ambito del bicentenario verdiano, dirigerà anche Falstaff e Otello. Sarà quindi a Salisburgo a concertare la Giovanna d’Arco. Una vita decisamente piena, da uomo dinamico, sportivo come già si era raccontato nella nostra prima intervista del 2010. Creiamo un idele collegamento a quella conversazione e partiamo subito con un argomento che a Paolo era particolarmente caro, ossia lo sport, per la precisione il Triathlon.
Riesci sempre a salvarti degli spazi per praticarlo?… Sei riuscito a portare a termine la sfida dell’Ironman?
Purtroppo no.Una brutta caduta nel 2010,con la conseguente rottura della cuffia dei rotatori della spalla destra,non solo ha compromesso le mie ambizioni ma mi ha anche impedito di dirigere per oltre nove mesi… Acqua passata, ora mi diverto senza “ansie da prestazione”.
Torniamo alla musica. Recentemente hai interpretato le versioni originali (e pressochè integrali) in francese de I Vespri Siciliani di Verdi e il Guglielmo Tell…Quando ti sono stati proposti questi titoli, qual è la prima cosa di cui ti sei preoccupato?
Del mio francese scadente…
Sono partiture ampie e complesse, rispetto ad altre opere quali sono le maggiori difficoltà che hai riscontrato?
Trasportare i voluminosi e pesanti volumi di musica…Battute a parte, non mi sono sentito particolarmente preoccupato.
In questo caso e in genere, partecipi alla scelta del cast?
Mai quanto il regista..
Tu lavori molto in Germania, o in teatri dove va ancora alla grande il “regietheater”. Qual è il tuo punto di vista a tale proposito? Lo vedi come un fenomeno in declino, o ancora piuttosto forte, con un grande potere nei teatri?
Personalmente mi batto affinchè si possa parlare di ¨Musiktheater”.
In che modo influisce sul tuo lavoro? Anche se non ti trovi d’accordo, su certe impostazioni visive, ti concentri sul tuo lavoro e vai avanti “a testa bassa”?
A volte si cerca di limitare i danni partecipando a tutte le prove di regia e dialogando…per quanto possibile.
Hai mai posto qualche veto?
Si, quando ero Generalmusikdirektor a Frankfurt.
Anno Verdiano…e wagneriano…Hai in programma molto Verdi…e Wagner? Non ti è stato proposto o ti senti estraneo a questo compositore?
Mi sento piu’ vicino a Verdi.
Cosa ti piacerebbe affrontare di Wagner?
A Frankfurt ho potuto esaudire ogni mio desiderio.

Cosa hai diretto?
Der fliegender Holländer, Tristan und Isolde, Die Meistersinger, Parsifal,Tannhäuser.
Come affronti il primo Verdi, credi sempre sia importante eseguire tutto integralmente, ossia con tutti i “da capo” delle cabalette?
Sarebbe bello ma a volte non è possibile.
Mi è capitato di sentire cantanti che, nelle riprese delle cabalette, ad esempio in Attila o Nabucco, introducevano delle variazioni. Tu come la pensi a tale proposito?… Altrimenti cantare la ripresa nello stesso identico modo, ha senso?
È difficile sentire delle variazioni stilisticamente appropriate. Penso che i “da capo” verdiani possono anche essere interpretati giocando sulle dinamiche, sugli “affetti”, senza per forza intervernire sulla melodia originale.
Se ti fosse data carta bianca, cosa ti piacerebbe mettere in cantiere?
L’Ulisse di Luigi Dallapiccola….ma anche i suoi Canti di prigionia e di liberazione.
Cosa ti attira di questo autore?
Se pensi che in quel periodo storico in cui si affermava la dodecafonia, come vera e propria rivoluzione del linguaggio musicale. Una fase difficile nella quale Dallapiccola ha saputo trovare una via di fuga, una ribellione di questo “male”oppressivo.Un grande!
Il tuo rapporto con la musica contemporanea?
La “scuola di Francoforte” mi è rimasta addosso.
Ti senti imprigionato a direttore d’opera? Il tuo rapporto con il mondo del sinfonico?
Affatto…Dedico alla musica sinfonica il  30% della mia attività direttoriale.
Il tuo rapporto con la musica contemporanea?
La “scuola di Francoforte” mi è rimasta addosso.
Per concludere torniamo allo sport, cosa hai in programma?
Lo sport è ormai per me una disciplina quotidiana. Nuotare, correre, pedalare all’insegna del divertimento.