Roma, Auditorium Parco della Musica, Sala Santa Cecilia, Stagione di Musica Sinfonica dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia 2012-2013
Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia
Direttore Gustavo Dudamel
Richard Wagner: Siegfried-Idyll (1870)
Franz Joseph Haydn: Sinfonia nr.96 in re maggiore “Il Miracolo”
Robert Schumann: Sinfonia nr.3 mi bemolle maggiore
Roma, 15 giugno 2013
Anche lui ha un profilo Facebook, come tutti i giovani della sua età, più di 600.000 “Mi piace” e commenti entusiastici in tutte le lingue: è il volto giovane della direzione d’orchestra. Gustavo Dudamel, sorriso autentico e luminoso per ringraziare il pubblico, non sale mai sul podio per ricevere gli applausi ma preferisce condividerli con i suoi orchestrali. Li saluta uno per uno, gira tra le fila dell’orchestra per stringere le mani di tutti coloro che hanno contribuito al suo successo: e tra ticchettii di archi sui leggii e scalpiccii di piedi, l’orchestra si unisce al suo direttore ed esprime sincero entusiasmo. Insomma un vero trionfo e un bell’esempio di umiltà! La direzione di Dudamel morbida ed espressiva si trova a suo agio nella passionalità di Schumann, nella chiarezza di Haydn e nei suoni legati e dolcissimi di Wagner. L’Idillio di Sigfrid, pagina di apertura del programma ceciliano, è la pagina sinfonica più famosa di Wagner: un flusso continuo di suoni, di sottigliezze armoniche e timbriche che Dudamel sottolinea in modo pregevole. Una pagina autobiografica questa di Wagner, un regalo per festeggiare il compleanno della moglie e la nascita del terzogenito, Sigfrid, erede maschio della famiglia. Un gioco tra archi e legni che si dividono i due temi “della purezza” e “ del mondo” che il compositore tedesco aveva già usato nel duetto d’amore tra Brunilde e Sigfrid nella seconda giornata della Tetralogia. Incastonata al centro della serata, come un gioiello da mostrare con orgoglio, la Sinfonia n.96 di Haydn compie “il miracolo” che già si era cominciato a intravedere ad apertura concerto. Un miracolo per fortuna differente da quello verificatosi nel 1791nella Solomon Concert a Londra quando si staccò un lampadario dal soffitto della sala da concerto senza provocare incidenti! La musica ora esplode in tutta la sua gioiosa felicità tipica delle sinfonie di Haydn: un suono pieno, corposo, riempie la Sala Santa Cecilia sotto la gestualità attenta ed armoniosa di Dudamel. E’ una pagina sinfonica in cui si ascolta un Haydn quanto mai estroverso che gioca con i colori più vivaci di un’orchestra, sempre più ampia, che alla fine del Settecento accoglie stabilmente clarinetti, trombe, timpani prima usati solo nelle occasioni solenni. Emerge chiara la bravura di Dudamel che sottolinea i momenti di solismo concertante che Haydn ha scritto per l’oboe all’inizio dell’Allegro e nel Trio o che gioca con estrema maestrìa con la musica che crepita e ride sotto pelle del Finale.
E finalmente, dopo l’intervallo, la tanto attesa sinfonia romantica che richiamerà il direttore venezuelano sul palco per uno scroscio entusiasta di applausi. La chiusura della stagione sinfonica dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia è affidata alla Sinfonia n. 3 op.97 di Schumann: cinque movimenti di una composizione complessa e impegnativa che rivelano tutta l’inquietudine del compositore tedesco. E di fronte a partiture così poco maneggevoli, Dudamel interviene con molta naturalezza: fraseggio e ritmo, timbro ed equilibrio dinamico, tutto sembra rispondere al controllo di una direzione sicura. Ecco allora scorrere in modo limpido passaggi orchestrali anche contorti, ascoltare agilità e chiarezza anche negli aggregati sonori più complessi o nel fraseggio più tortuoso. C’è il tipico suono dell’orchestra ceciliana più corposo che non lucente, più morbido che non chiaro, con la sezione degli archi compatta e precisa, con i fiati penetranti e incisivi, con gli ottoni (purtroppo!) non sempre sfolgoranti; ma c’è anche piena sintonia e grande entusiasmo, giusto e meritato per la serata conclusiva della stagione ceciliana. Foto © Riccardo Musacchio & Flavio Ianniello