Verona, Teatro Filarmonico
Orchestra dell’Arena di Verona
Direttore Julian Kovatchev
Violino Rikard Nord
Soprano Wang Chiu-Wen
Pianoforte Claudio Bonfiglio
Felix Mendelssohn-Bartholdy: Concerto in mi minore per violino e orchestra op. 64
Richard Strauss: “Vier letze Lieder”
Sergej Rachmaninov: Concerto n. 2 in do minore per pianoforte e orchestra op. 18
Verona, 17 maggio 2013
Si è tenuto al Teatro Filarmonico di Verona il concerto dedicato dalla Fondazione Arena ai giovani solisti del Conservatorio “E. F. Dall’Abaco” di Verona. Di scena quest’anno il violinista Rikard Nord, il soprano Wang Chiu-Wen e il pianista Claudio Bonfiglio. Sotto l’attenta e sempre precisa direzione di Julian Kovatchev, i tre giovani esecutori hanno saputo ben destreggiarsi sul palcoscenico e restituire, non senza lasciar trasparire una buona dose di emozione, interpretazioni sempre convincenti al caloroso pubblico presente in sala. Ha aperto il programma della serata il celebre Concerto in mi minore op. 64 per violino e orchestra di Felix Mendelssohn. Strutturalmente innovativo per la soppressione dell’esposizione orchestrale a favore di un inizio “in medias res” dello strumento solista e caposaldo assoluto della letteratura musicale romantica, fu composto nel 1844, su commissione del celebre violinista Ferdinand David. Il solista, lo svedese Rikard Nord ha affrontato con sicurezza la composizione, dimostrandone una conoscenza approfondita, in particolare nell’iniziale Allegro molto appassionato è riuscito – orientandosi sulla scelta di tempi comodi- ad evidenziare al meglio la cantabilità dei motivi tematici e si è dimostrato tecnicamente solido nell’approccio alla celebre ed impervia cadenza. Convincente anche il secondo movimento Andante, raffinata romanza in cui Nord ha saputo proseguire il discorso espressivo con continuità e coerenza. Alcune imprecisioni nel rondò finale, complice forse un’orchestra non sempre perfettamente coesa. Dopo lunghi e meritati applausi al giovane violinista, il programma continua con i pregevoli Vier letze Lieder per soprano e orchestra di Richard Strauss: gli “ultimi quattro lieder”, vero e proprio canto del cigno del compositore tedesco, furono composti nell’estate 1948 e rappresentano il suo commovente congedo da una vita lunga e piena successi. Il primo lied, dal titolo Früling, descrive la malinconica primavera appena trascorsa, momento felice ma fugace e destinato a finire velocemente.September –il secondo lied- coglie il momento in cui un’estate stanca si piega all’arrivo dell’autunno, evocato dolcemente dal tema del corno. Segue Beim Schlafengehen, “al momento di coricarsi”, in cui il testo poetico di Hermann Hesse (suoi anche i testi dei primi due lieder) è accompagnato inizialmente dal cupo timbro di celli e contrabbassi ed in seguito dal violino solo. Chiude il ciclo Im Abendrot, “al tramonto”, su testo di Joseph von Eichendorff in cui si fa lampante la metafora di una morte serena e consapevole dell’immortalità dell’anima, ultimo saluto alla natura prima di acquietarsi nella pace del tramonto. Nell’ottima interpretazione del soprano taiwanese Wang Chiu-Wen si evince al meglio il carattere crepuscolare dell’opera, pregna fin dalle prime battute di una profonda drammaticità. La cantante ha dimostrato congenialità per le pagine straussiane e, mai sovrastata dall’orchestra, ha saputo regalare al pubblico un’interpretazione coinvolta e toccante. Notevole anche la presenza scenica della solista, che ha saputo catturare lo spettatore per tutta la durata dei quattro lied fino alla fatidica domanda finale “è questa forse la morte?”. Applausi sentiti e vivissimi per la solista.
La seconda parte del concerto ha visto protagonista il pianista catanese Claudio Bonfiglio, classe 1989, a nostro avviso grande rivelazione della serata, che ha eseguito l’impegnatissimo Concerto n. 2 in do minore op. 18 di Sergej Rachmaninov. Il musicista russo, uno degli ultimi esponenti della tradizione del pianista-compositore, scrisse il suo secondo concerto per pianoforte tra il 1900 e il 1901 salutando il secolo del romanticismo con una pagina di acceso sentimentalismo, contraddistinta da un lirismo così enfatico da renderla una delle massime vette della letteratura pianistica, banco di prova di tutti i grandi esecutori. Fin dalle prime note Bonfiglio ha reso alla perfezione quell’atmosfera di acceso pathos post romantico che caratterizza tutta la composizione, sfoggiando un virtuosismo estremamente controllato, mai fuori luogo e perfettamente asservito alle esigenze espressive. Nel secondo movimento Adagio sostenuto, momento di massima ispirazione compositiva di Rachmaninov, il pianista (nonostante la scelta di un tempo molto lento e poco scorrevole da parte del maestro Kovatchev) ha saputo esprimersi al meglio catalizzando su di sé l’attenzione di un pubblico estasiato e coinvolto e dimostrando una maturità musicale sorprendente vista la sua giovane età. Notevole qui la resa della meravigliosa vena melodica che introduce e contraddistingue il movimento da parte dell’Orchestra della Fondazione Arena, degna di particolare menzione la delicata timbrica del primo clarinetto. Il terzo movimento del concerto si apre all’insegna della scrittura virtuosistica che il solista ha padroneggiato ancora una volta con un’invidiabile agilità, e si conclude con una grande climax dell’orchestra al completo accompagnata da massicci accordi pianistici prima della rapida e trionfale chiusa finale. Ovazione meritatissima per Claudio Bonfiglio da parte di un pubblico letteralmente in delirio che lo ripetutamente ha richiamato al proscenio. Un giusto encomio infine per i maestri che hanno seguito la preparazione dei giovani solisti, tre eccellenze nella docenza del Conservatorio di Verona: i maestri Alberto Martini, Chu Tai-Li e Vittorio Bresciani’