Roma, Teatro dell’Opera, Stagione Lirica 2012-2013
“NOTES DE LA NUIT”
Corpo di Ballo del Teatro dell’Opera di Roma
In the Night
Coreografia Jerome Robbins
Musica Frédéric Chopin
Pianoforte Enrica Ruggiero
Eleonora Abbagnato, Stéphane Bullion, Roberta Paparella, Manuel Paruccini, Alessandra Amato, Damiano Mongelli
Quartetto
Nuova creazione coregrafica di Francesco Nappa
Musica Steve Reich, Philip Glass
Sax: Fabrizio Benevoli, Mario Gerboni, Vittorio Quinquennale, Emiliano Rodriguez
Sara Loro, Annalisa Cianci, Francesca Bertaccini, Cristina Saso, Antonello Mastrangelo, Claudio Cocino, Emanuele Mulè, Gerardo Porcelluzzi
Aria Tango
Nuova creazione coreografica di Micha van Hoecke
Musiche di Luis Bacalov, Astor Piazzolla, Giovanni Tommaso
Pianoforte Luis Bacalov, contrabbasso Giovanni Tommaso, bandoneón Giovanni Iorio, percussioni Daniel Bacalov
Una Persona Alessio Carbone; Notte Blu Alessia Barberini; Notte Bianca Gaia Straccamore; Notte Nera Alessandra Amato; Notte Rossa Annalisa Cianci; Un Uomo Riccardo Di Cosmo; Monsieur Monsieur Damiano Mongelli, Paolo Mongelli; Un Uccello Alessio Rezza
Scene Carlo Savi
Costumi Anna Biagiotti
Luci Agostino Angelini
Roma, 14 Aprile 2013
Mentre esplode la primavera romana all’Opera vanno in scena percorsi lunari, emozioni notturne. Affascinante contrasto nell’assolato pomeriggio domenicale per Notes de la Nuit, trittico di danza tra passato, presente e futuro: Jerome Robbins, Micha van Hoecke, Francesco Nappa. Contrasto che anche il palcoscenico emana, linguaggi agli antipodi, emozioni diverse. Magnifico il tuffo nel passato con In The Night di Jerome Robbins, autore tutto del Novecento, che ha attraversato la storia del Novecento americano in danza e non solo. Come non ricordare West Side Story, eppure Robbins è quell’autore raffinato, musicale, straordinariamente danzante che ama Chopin. In the Night è del 1970 ma ha tutto il sapore di qualcosa di eterno, senza data. Danza pura, niente storie, ma come si fa ad essere astratti su Chopin. Tre pas de deux sotto le stelle di una notte dal sapore tiepido, i Notturni di Chopin, tre passeggiate, tre brevi storie di uomini e donne, giovani e meno giovani, spensierate e non, tre momenti di una vita, gioco, tensioni amorose, educata ironia, tranquillità, ed infine contrasti drammatici e lotte intestine. La splendida danza e le immaginifiche note, così bene interpretate da Enrica Ruggiero, volano via, troppo presto. Molto bravi Roberta Paparella, Manuel Paruccini, Alessandra Amato e Damiano Mongelli, tutti intensi, danzanti e perfettamente calati nell’atmosfera. Illuminano il palco poi gli Étoile dell’Opéra Eleonora Abbagnato e Stéphane Bullion nell’ultimo toccante pas de deux, il più drammatico e ricco di pathos certo, ma che tensione emotiva, quale padronanza interpretativa. Dal passato si vola sul futuro. Quattro sassofonisti sul fondo della scena, Steve Reich e Philip Glass tanto per gradire, un’americana a vista sostiene enormi fari che illuminano sommessamente, atmosfere lunari, solo a volte schiarite, soluzioni di luce originali. Francesco Nappa, dopo una bella carriera internazionale come danzatore, con un guizzo spaziale ci porta in atmosfere danzanti da Nord Europa. Il suo Quartetto è danza, tanta danza, tanto movimento. Gli intrecci continui, come gli incastri, mani tra le mani e soluzioni per non sciogliersi. Nella musica, bellissima esecuzione di Fabrizio Benevoli, Mario Gerboni, Vittorio Quinquennale ed Emiliano Rodriguez, le frasi si ripetono, ossessivamente; la danza segue, prima soli, poi trii, poi gruppi, solitudini che si cimentano in incontri. Una danza introspettiva, ricca di tensione, non leggera, articolata, a volte troppo, con soluzioni di movimento che in alcuni casi non concludono fluidamente, forzate. Eppure è affascinante, l’impianto creativo intenso e fa presagire altre ricerche. Bravissimi e carichi gli otto interpreti, catapultati in un contesto nuovo, evidentemente felici di viverlo, proporlo e perché no, modestamente spero, proporlo ancora. Il presente c’è lo regalano il Direttore Micha van Hoecke ed il premio Oscar Luis Bacalov. In realtà un presente dalle tinte un po’ revival. Aria Tango;, è notte, un palcoscenico appena dopo la rappresentazione, una serie di anime ad abitarlo, spiriti, fantasmi, un misto di sogno, ricordo, immagini Felliniane, richiami Bejartiani e poi lo straordinario Quartetto guidato da Bacalov. Visionario, vagamente autobiografico, qualcosa dalla scatola privata dei pensieri si materializza. Un pezzo d’altri tempi, dall’impianto e stile antichi ma che nutre con una miriade di immagini, personaggi, figure terrene ed irreali. Bella l’esecuzione di tutti i danzatori della Compagnia e del Primo Ballerino di Parigi Alessio Carbone. Bel pomeriggio all’ombra dei palchetti, pubblico felice, si torna alla primavera.