Durante la stagione per la quale è scritturato al Metropolitan, l’artista, per tassativo ordine della direzione, non può avere alcun impegno con altre compagnie: più di una volta però, su pressanti richieste degli enti interessati,gli vengono concesse deroghe per poter eseguire altri concerti. Trascorre l’estate 1934 in Italia con la sua mamma che non avrebbe più rivisto recandosi in località montane, assistendo a qualche opera della stagione lirica all’Arena di Verona e facendo il proprio dovere di zio con gli allora quattro nipoti.
Tornato negli Stati Uniti riprende la sua attività concertistica (il pianista che lo accompagnerà nei suoi concerti è il guatelmateco Miguel Sandoval) fino a dicembre quando iniziano le recite al Metropolitan che si protraggono fino ad aprile: nel frattempo è scritturato da Jesse Lasky per un film le cui riprese devono iniziare nel maggio 1935 e durare circa dieci settimane (compenso 5000 dollari alla settimana). Il titolo del film è “Here’s to Romance” (in Italia “Canto d’amore) e al suo fianco sono Anita Louise, Genevieve Tobin, H.Schumann Heink, Maria Gambarelli; regista Alfred E.Green.
Nel giugno 1935 la mamma viene ricoverata all’ospedale per una affezione non riconosciuta dal medico curante e le sue condizioni ben presto si aggravano: conoscendo l’affetto di Nino per la mamma, dopo un susseguirsi di convulsi telegrammi, si decide di tenergli nascosta la notizia confidando in un miglioramento, ma avviene l’irreparabile. E’ difficile immaginare lo stato d’animo di Zenatello, che è continuamente in contatto con le sorelle, nel dovergli comunicare la scomparsa della mamma: nelle sue lettere Zenatello ricorda che Nino rimase immobile per due giorni, senza mangiare e senza proferire alcuna parola.
Ma ben presto si riprende:dà immediata disposizione per la costruzione nel cimitero di Verona di una tomba monumentale (al suo interno, sull’altare, la scritta “Nino alla sua adorata mamma”) e vuole che le sorelle Rosetta e Jolanda lo raggiungano negli Stati Uniti ove rimarranno fino alla primavera del 1937. Intanto procede la lavorazione del film: gli vengono attribuiti nel frattempo dei flirt con Astrid Allwine e Anita Louise, sua partner nel film. Il film viene presentato nell’autunno 1935 riscuotendo ovunque successi e l’anno successivo viene proiettato anche a Verona dove i suoi concittadini hanno così modo di conoscerlo meglio e sentirlo cantare. In autunno riprende la sua attività artistica e le sorelle possono rendersi conto della popolarità di cui gode il fratello, assistendo alle recite al Metropolitan e seguendolo in qualche sua tournè. Nel frattempo si lega sentimentalmente con Elissa Landi (scomparsa nel 1948), attrice e scrittrice, persona di cultura e socialmente elevata, che gli fa conoscere e apprezzare i grandi musicisti e letterati del passato.
Non dimentico della sua Patria, alla quale nel novembre del 1935 erano state applicate le sanzioni economiche da parte della Società delle Nazioni, tiene alcuni concerti per una raccolta di fondi chiamata “Pro oro all’Italia”: solo nel 1965, come segno di riconoscenza, gli viene conferita una onorificenza da parte del governo italiano. Nell’estate del 1936,nuovamente scritturato da J.Lasky,interpreta il film “The Gay Desperado” (in Italia “Notti messicane”) a fianco di Ida Lupino, Leo Carrillo, Misha Auer con la regia di Rouben Mamoulian: le riprese del film sono effettuate per la maggior parte nel deserto dell’Arizona e anche le sorelle sono presenti. Finita la lavorazione del film e dopo una meritata vacanza,riprende la sua attività e nell’estate del 1937, ancora una volta scritturato da J.Lasky, interpreta il film “Music for Madame” (in Italia “Musica per signora”) a fianco di Joan Fontaine, A.Mowbray, B.Gilbert e con la regia di John Blystone. Inizia la stagione 1937‑1938 con concerti in varie città degli USA, seguono le recite al Metropolitan alternate con una seconda serie di concerti,uno dei quali il 30 gennaio 1938 nel ricevimento in suo onore all’ambasciata d’Italia a Washington per i concerti “Pro oro all’Italia”.
Nel giugno del 1938, dopo quattro anni, con il “Conte di Savoia” ritorna in Italia ove rimane per un meritato riposo con i suoi familiari fino alla fine di agosto: lo accompagna una favolosa “Cord 812 berlina” oggetto di ammirazione in ogni località ove si reca. Riprende negli USA la sua attività artistica di concerti alternati con recite al Metropolitan; nell’estate del 1939 la situazione in Europa sconsiglia il ritorno in Italia e trascorre quindi un periodo nei parchi nazionali del Nevada, Colorado con Eleanor D.B. con la quale si lega sentimentalmente. Per l’entrata in guerra dell’Italia nel 1940 deve rinunciare a una serie di concerti in Canada e a passare le vacanze nelle isole Bermuda dove Eleanor ha una proprietà (come cittadino italiano poteva essere internato dalle autorità inglesi). Nel 1941 acquista la cittadinanza americana e continua la sua attività artistica con concerti ( dall’autunno 1941 lo accompagneranno nei suoi concerti i pianisti Robert Mac Donald, Stewart Wille, Theodor Haig e altri ), recite operistiche con il Metropolitan,con la Philadelphia La Scala Opera e altre compagnie degli Stati Uniti; spesse volte si reca nelle basi militari per concerti su invito dell’USO Camp Shows.
Nelle rare lettere che dal 1942 al 1945 sono ricevute via Svizzera dalla famiglia in Italia per interposta persona, racconta sempre del suo lavoro, dei suoi successi,chiede notizie di tutti non nascondendo una certa preoccupazione per la tragica situazione italiana. Nel maggio del 1945, su invito della Overseas Division of USO Camp Shows,parte per l’Europa con la segreta speranza di poter in qualche modo arrivare a Verona: del gruppo fanno parte Grace Moore (sua partner al Metropolitan), il violinista Joseph Haber e il pianista Warner Bass. Dopo un lungo e poco confortevole viaggio su un aereo militare C 54 (per la trasvolata New York‑Europa occorrono quasi 30 ore e devono dormire sul pavimento fra due coperte) la comitiva giunge a Parigi dove inizia il giro concertistico per le truppe alleate in varie località della Francia e della Germania (fra l’altro nello stadio di Norimberga e nel teatro wagneriano di Bayreuth). Il pomeriggio del 3 giugno,in una base militare della Baviera,un colonnello pilota lo vede intento a studiare una carta del sud Europa e gliene chiede il motivo: Martini risponde che vuole sapere a che distanza si trova da Verona,città dove sono i suoi familiari che non vede da sette anni e dei quali non ha notizia. La mattina dopo, quattro P51 dell’aviazione americana decollano dalla base e in meno di un ora atterrano all’aeroporto di Verona Villafranca: a bordo di uno di essi c’ è Martini e per poterlo trasportare sul caccia monoposto è stata tolta parte dell’apparecchiatura posta dietro il seggiolino del pilota.
Nella tarda mattina di quel giorno si presenta a casa Martini un militare americano, grigio di capelli, che un nipote al momento non riconosce (l’ultima volta che l’ha visto nel 1938 aveva sei anni), ma subito dopo un altro nipote, incuriosito dalla presenza del militare, lo riconosce: non è difficile immaginare la sua gioia nel rivedere i familiari incolumi e in buona salute anche se un po’ dimagriti! A sera i nipoti (sei maschi piuttosto….vivaci), in possesso di alcune cassette di razzi da segnalazione abbandonati dai tedeschi, organizzano uno spettacolo pirotecnico nel giardino della casa con disappunto della polizia militare alleata che non riesce a farli desistere: solo una volta esaurita la scorta dei razzi, l’intervento dello zio in divisa riesce a tacitare i militi della MP. Dopo 24 ore i quattro Mustang ritornano in Germania con Martini che riprende il giro sempre attraverso Germania, Francia e Italia.
Durante la permanenza in Germania capita anche qualche disavventura: un giorno, con l’ufficiale che l’aveva portato a Verona, sono in volo da Norimberga a Pilsen e sorvolando Praga si accorgono di avere sconfinato nella zona di occupazione russa. Costretti all’atterraggio dai russi, rimangono bloccati per diverse ore nell’aeroporto: nessun russo conosce la lingua inglese o tedesca e le uniche parole russe conosciute dai due sono “ti amo, lascia che ti baci, arrivederci”. Alla fine, dopo chissà quali trattative fra autorità militari statunitensi e russe, vengono lasciati ripartire e atterrano a Pilsen con i serbatoi quasi vuoti. In luglio la comitiva deve eseguire un concerto all’Arena di Verona al quale sono invitati anche i cittadini veronesi, ma per l’assenza di Grace Moore il concerto si tiene nella sede del comando del 15° Gruppo di Armate in Verona ove sono invitati sorelle, cognato e nipoti che per la prima volta sentono cantare lo zio. Martini rimane a Verona per circa una settimana avendo così modo di rendersi conto dei danni causati dalla guerra alla sua città e poi riparte per Roma da dove riprende i concerti per le forze armate americane; alla fine di luglio ritorna negli Stati Uniti e in settembre riprende la sua attività artistica. (Fine della quarta parte)