Nino Martini nasce a Verona il 7 agosto 1902 da Beniamino e Alessandra Tauber nel rione detto dei Cappuccini sorto sull’area dell’antico convento dei Padri Cappuccini
di cui rimane solo parte del chiostro con la leggendaria tomba di Giulietta, l’immortale eroina della tragedia “Romeo e Giulietta” di W. Shakespeare. È il secondo di quattro figli (Rosetta, Nino, Wanda e Jolanda); il nonno materno, Tauber Venceslao, nel 1845 era venuto a Verona dalla nativa Boemia quale militare dell’Imperiale Regio Governo Austriaco. Il padre era custode della tomba di Giulietta e del “Campo Fiera Cavalli”, un ampio recinto con grandi scuderie, ricavato negli orti dell’ex convento dei Padri Cappuccini e dove, ogni sei mesi, si svolgeva uno dei più grandi mercati europei di cavalli. Per Nino gli anni dell’infanzia e dell’adolescenza sono come quelli di molti giovani di tutto il mondo: a scuola non brilla certo per impegno e buona volontà come buona parte degli studenti (spesso “marina” la scuola e il padre deve rincorrerlo per le strade del rione) e con gli amici scorrazza per il quartiere. Nel 1913 muore il padre e la mamma col suo lavoro di sarta provetta deve provvedere all’educazione e al mantenimento dei quattro figli; inoltre sostituisce il marito nel compito di custode della tomba di Giulietta, incarico che si protarrà fino al 1930.
Durante la prima guerra mondiale (1915 1918), frequentando l’ampio recinto del campo fiera, comincia la sua passione per i cavalli e diventa un provetto cavallerizzo. Nelle vicinanze della tomba di Giulietta vi era il Patronato alle Stimate dove molti ragazzi e ragazze di Verona si incontravano e passavano il loro tempo in varie attività sotto la guida dei padri Stimatini. Fra l’altro c’era il teatro dove si esibivano molti ragazzi con velleità artistiche e il campo sportivo dove si svolgevano appassionati incontri di calcio: con le sorelle recita spesso in commedie e diventa anche un apprezzato calciatore della squadra del Patronato. In tale ambiente col quale Martini si tiene sempre in contatto fino agli ultimi anni della sua vita, si fa notare per la sua intelligenza pronta e anche per la sua passione per il canto: uno dei padri stimatini, don Valerio Tommasi, buon intenditere di voci, lo fa cantare come solista durante le funzioni religiose. Un giorno don Tommasi gli dice “verrai fuori un buon cantante” e fu profeta: per Nino era come un padre e con lui, che in seguito sarà missionario in Cina, ha sempre tenuto una affettuosa relazione epistolare.
Nel 1920 Martini canta ogni domenica alla Messa delle ore undici nella chiesa di San Fermo in Verona: i fedeli aumentano a vista d’occhio e chi li fa affluire un giovane con la sua voce chiara, robusta e bella. Canta motivi religiosi di Schubert e Gounod: per la verità, quasi nessuno dei suoi parenti e amici intuisce le sue promettenti qualità canore all’infuori della mamma e di don Tommasi.
Nel 1922 viene presentato al soprano veronese Lucia Crestani che gli fa cantare delle romanze d’opera: senza tante parole gli dice che sarebbe rimasto in prova per un anno e al commiato soggiunge “tu riuscirai”. Studia con la Crestani per tre anni finchè il 27 e 28 marzo 1925 compare per la prima volta in pubblico al teatro Filarmonico di Verona, partecipando con successo a due concerti per il 25° della morte di G.Verdi (con arie da Aida, Trovatore, Forza del destino, Luisa Miller) a fianco della stessa Lucia Crestani. Sempre al teatro Filarmonico il 3 maggio 1925 prende parte a un concerto di beneficenza (con brani da Otello,Gioconda, Aida, Nerone) ancora a fianco di Lucia Crestani e il 2 aprile 1927 a un concerto in commemorazione del VII centenario francescano. Il giorno 8 giugno 1927 partecipa alla commemorazione per il centenario della morte di Beethoven con un concerto presso il R.Liceo Ginnasio Scipione Maffei di Verona (recitativo e aria dal Fidelio di Beethoven). Il debutto ufficiale è al Teatro Sociale di Treviglio, 8 e 9 ottobre 1927, con “Rigoletto” a fianco di Carla Stuardi e Alfredo Tomasini: per tale debutto Martini non ha alcun compenso dall’impresario.
L’anno successivo viene scritturato per l’opera “I Puritani” la cui tessitura, fin dai tempi della prima rappresentazione col grande tenore Rubini, non è mai stata rispettata
da altri tenori: le qualità spiccate e sorprendenti della sua voce che gli consentono di raggiungere le più alte note del registro tenorile con facilità e uguaglianza di volume, rendono possibile l’esecuzione dell’opera nel tono originale nel quale fu scritta permettendogli di raggiungere nei sovracuti note rarissime e di mirabile effetto (cantava l’aria “Credeasi misera” con un fa sovracuto naturale, non di falsetto). L’opera viene rappresentata al Teatro Lirico Sperimentale di Milano nei giorni 31 marzo e 1 aprile e al Politeama Milanese il 25 e 26 aprile 1928: a fianco di Martini sono il soprano Ida Cavalli e il baritono Ildebrando Santafè (ancora una volta dall’impresario non riceve alcun compenso). ( Fine prima parte)