Roma, Istituzione Universitaria dei Concerti, Aula Magna Università La Sapienza
ENSEMBLE BERLIN
Bernhard Crusell: Divertimento in do maggiore op. 9
Benjamin Britten: Phantasy Quartet op. 2
Wolgang Amadeus Mozart: Quartetto con oboe in fa maggiore K370, Serenata in si bemolle maggiore “Gran Partita” K361
Roma, 6 aprile 2013
È dal concerto del 2001 con Claudio Abbado che i Berliner Philarmoniker non mettevano piede a Roma. Questa volta tornano nella Capitale in formazione “ridotta”, ma soltanto nel numero non nell’essenza.Nato nel 1999, l’Ensemble Berlin, di organico variabile, è costituito dai solisti della rinomata orchestra di Berlino e con un curriculum di successi riscontrati in tutta Europa. In sala si avverte un’elettricità inusuale da parte del pubblico in sala, formato da giovani, da abbonati e, stavolta, da grandi appassionati della leggendaria orchestra mitteleuropea. Vi è anche il ritardo ad aggiungere quel pizzico di suspence in più. Ma “il regalo di Natale”, una volta scartato la mattina, non è sempre proprio come lo si immagina dalla notte insonne precedente. Con questo non voglio assolutamente discutere l’altissimo livello dell’Ensemble Berlin attestato dalle numerose incisioni discografiche per diverse etichette fra cui la EMI.
Per il concerto alla IUC l’ensemble si presenta in formazione di due violini, viola, violoncello e oboe (quest’ultimo è Christoph Hartmann, fondatore e leader del gruppo) con un programma appetibile, dal più Classico Mozart al contemporaneo Britten (di cui si celebra il centenario della nascita), al raro ascolto del Divertimento in do maggiore di Bernhard Crusell. Se Jean Sibelius è considerato il più grande compositore finlandese della prima metà del ‘900, Crusell ha pari dignità nel periodo a cavallo fra il XVIII e il XIX secolo. Un brano gustoso dalle linee nettamente pre-romantiche e da cui si ha l’impressione che ogni singolo pezzo del puzzle armonico sia perfettamente combaciante l’uno con l’altro.
Andiamo a scartare il nostro “regalo”: un pizzico di delusione subentra all’esecuzione di Mozart; nel K370 in particolare si denota una cura più superficiale nell’equilibrio sonoro a cui si accompagna un fraseggio dell’oboe poco generoso in particolare nelle note tenute e nelle melodie più soavi (in questo i musicisti italiani sono forse più maestri). Nulla da eccepire invece nella precisione degli interventi solistici degli archi (dall’introduzione-chiusura del violoncello nella marcia della Phantasy Quartet di Britten agli ingressi della viola in Mozart) e nella perfezione ritmica che ha da sempre contraddistinto l’area tedesca.