Fresca di nomina, Priscilla Baglioni è il nuovo direttore artistico del Teatro della Fortuna di Fano,una scelta al femminile per un Teatro che sente il forte desiderio di novità e freschezza. Giovane, determinata, attraente (il che non guasta) é figlia d’arte, (la mamma è il mezzosoprano Bruna Baglioni) nasce a Roma trascorrendo i primi anni della sua infanzia tra Frascati e il resto del mondo accanto ai genitori. Si laurea in Giurisprudenza presso l’Università di Roma “Tor Vergata”e , dal 1996 inizia lo studio del canto lirico, completando il ciclo primario degli studi musicali al Conservatorio.
Dal 2001 al 2004 durante gli studi universitari si affianca ad importanti manager teatrali e supporta la promozione del tenore Salvatore Licitra che sarà per lei fonte di grande ispirazione in campo operistico e manageriale. La sua carriera nel campo della giurisprudenza avanza negli anni specializzandosi in Diritto internazionale, in Diritto pubblico e dell’Unione Europea ottenendo certificazioni sia alla Columbia University di New York, consegue una specializzazione di secondo livello nei Diritti Umani presso l’Accademia di Diritto Internazionale dell’ Aja e si specializza in Diritto Internazionale dell’Economia. La sua passione però per il canto ed il teatro non l’ha mai abbandonata così che intraprende anche un percorso come Artist Manager alla ricerca di giovani talenti .Ma la parte manageriale non basta e così decide di approfondire “la dimensione voce” specializzandosi in Tecnica Vocale presso il Brooklyn College di New York dove sta attualmente ultimando un secondo Master in Educazione Musicale.Ha conseguito recentemente un Master class di Foniatria Artistica presso la Manhattan Music School di New York ed ha aperto una nuova collaborazione con la Blankenship and Roberton Management di New York.
Lei è sicuramente una donna piena di interessi e di sana ambizione,ma si aspettava mai questa nomina?
In realtà proprio no, ho conosciuto il sovrintendente Giuseppe De Leo a New York in occasione del concorso di Marcello Giordani lo scorso marzo 2012 e da subito ho ammirato la sua determinazione, eravamo in compagnia di alcune persone americane di importanti fondazioni locali, De Leo si scontrò molto contro alcuni che prepotentemente volevano imporre ad ogni costo le loro idee, e si rifiutò di presentarsi alla convocazione del giorno successivo, costringendoli a scusarsi dei loro comportamenti, io candidamente gli comunicai la mia approvazione ed il fatto che sono fatta anch’io così, quando non sopporto qualcosa oppure ritengo di essere nel giusto io mi batto contro tutti per la mia convinzione, in molti tentano di dirottarmi su altre strade ma io la mia strada non la cambio mai, questa mia caratteristica che il sovrintendente di me conosce bene e l’amore per quello che faccio, per la musica e per l’arte ritengo siano le ragioni della scelta di questo grande uomo, molto determinato, positivo e che supporta i giovani. La sua volontà di cambiamento ed innovazione è molto rara e mi ritengo in questo molto fortunata per la sua scelta.
Per chi non la conoscesse come si presenterebbe…
Testarda, caparbia, determinata molto disponibile ma non pestatemi i piedi…
Quali sono le persone che hanno influito di più nella sua vita?
I miei genitori e tutta la mia famiglia, sicuramente. Mi hanno amato e dato tutto, sopportandomi e supportandomi, ci sono stati anni difficilissimi a seguito della morte prematura di mio papà, mia mamma ed i miei zii non mi hanno mai abbandonato, nè mai hanno smesso di credere in me. A mia mamma va il merito di essere stata tanto una grande artista quanto una grande mamma, mi ha sempre dato la forza di superare gli ostacoli, con i mezzi di superare lei stessa e la sua bravura, cosa impossibile, ma me ne ha fornito i mezzi.
Per lei quindi non costituisce un problema essere la “figlia di”…
Molti figli d’arte restano vittime della celebre figura del proprio genitore, mia mamma mi ha sempre spinto ad essere più forte e più in alto, questo ha generato in me sicurezza, ambizione, determinazione, mio papà dal canto suo invece mi insegnava a comunicare con tutti, a relazionarmi con gli altri e mi incitava a fare tutte le cose che non sapeva fare quali sciare, parlare le lingue ed io lo facevo per lui.
Cosa ti hanno trasmesso?
A mio papà devo il mio orecchio e l’ amore per l’opera, tutti potrebbero pensare alla mamma, in realtà lui in teatro mi descriveva gli artisti (da immaginare quali artisti e quali nomi che fanno venire i brividi solo a pensarli) li apprezzava, li criticava e si confrontava con me, da 4 anni fino a 18 anni è stato così. Nel tempo ho incontrato amici o persone che mi hanno supportato e voluto bene e che in questi momenti voglio ricordare: la mia Professoressa di Diritto Internazionale Maria Clelia Ciciriello oggi titolare della Cattedra di Diritto Internazionale all’Università Europea di Roma, negli anni all’Università di Roma Tor Vergata dove ho studiato giurisprudenza e vinto il Dottorato di Ricerca in Diritto Internazionale; poi ancora il mio amico di sempre che purtroppo non c’è più: Salvatore Licitra con il quale ho trascorso anni bellissimi, nei momenti importanti della sua carriera, quando con il concorde volava a Met di New york per sostituire Luciano Pavarotti. Salvo era un uomo speciale almeno quanto la sua voce unica al mondo, sempre con il sorriso, affrontava tutto con la sua allegria contagiosa, a lui devo l’avermi completato l’idea di quello che doveva essere il mio lavoro e la gioia di affrontare la vita perchè non sai mai quanto ti sarà dato goderne.Altra persona a cui devo molto è il mio attuale compagno Stefano, lui mi ha insegnato la professione di avvocato e dopo avermela insegnata mi ha detto “amore” la tua strada è un’altra e così sono qui oggi.SE tutto questo è avvenuto devo chiaramente ringraziare i miei artisti, i miei amici e non per ultima la mia preziosa collaboratrice Melissa per il supporto emotivo e la forza che sono riusciti a darmi in ogni occasione.
Che tipo di rapporto ha avuto con il mondo teatrale ed è cambiato nel tempo?
Il mio rapporto con l’opera nasce quando la mia mamma incinta di 6 mesi cantava con Placido Domingo la Cavalleria Rusticana all’Arena di Verona, e non è invenzione dire che riascoltando quell’opera all’età di 8 anni dopo poco tempo conoscevo tutti i ruoli a memoria. Dormivo da piccola sulle poltrone dell’Arena di Verona ( d’estate era più semplice viaggiare perchè non dovevo andare a scuola) durante le recite e le prove, coperta da tanti giacconi e coperte, dormivo perchè gli spettacoli e le prove allora duravano ad oltranza, ho ascoltato grandi davvero grandi con i quali condividevo momenti di vita immemorabili, cosa fantastica che non mi sentivo bambina ero un pò come loro, partecipavo. Ricordo il pubblico che si ribellava e che contestava i cantanti, ricordo tanto pubblico andare agli spettacoli e parteciparvi, interagendo ed esprimendo i loro apprezzamenti o disappunti, non si andava all’opera solo perchè bigliettino da visita quale persona di cultura, il pubblico era tanto e principalmente competente. Già verso la fine della carriera della mamma il pubblico cominciava ad essere anestetizzato, altri valori non tanto dettati da qualità cominciavano a prevalere, la logica della qualità man mano si andava a sottoporre ad altre logiche, l’Italia man mano stava svendendo il suo essere patria di artisti filosofi e poeti. Oggi la natura si è ribellata e sono convinta che solo chi vale davvero può sollevare la questione, gli altri devono avere il coraggio di farsi da parte o si deve aver il coraggio di metterli da parte altrimenti affondiamo tutti.
Cosa è secondo lei un direttore artistico di un teatro?
Il motore del teatro. Colui che decide le opere e il casting, colui che ha il dovere mettere a disposizione la propria capacità e competenza per gestire la macchina, un pilota di un aereo che dovrebbe volare. Una persona che ai nostri tempi sceglie la Musica e l’Arte per vocazione. La nostra Italia non deve essere considerata soltanto un bel Museo ma una terra di azione e di gente che lavora e vuole risvegliarsi.
In quale errore non dovrebbe mai cadere un direttore artistico?
Dimenticarsi della sua vocazione.
Direttore artistico o direttrice artistica?La mia una provocazione…cosa vuol dire essere una donna nell’ambito di una struttura teatrale?
Vuol dire essere al passo coi tempi e con le altre nazioni in cui le donne lavorano, fanno le mogli e le mamme e si occupano anche di cultura. Non ho la pretesa di cambiare la nostra bellissima Nazione, ma voglio provare grazie all’occasione che mi è stata data a concedere un po’ di aria fresca e fantasia, lotto per questo almeno ci provo con il supporto dei grandi esempi vecchi e nuovi e che credono in me!
A chi le dice che è troppo giovane e senza esperienza cosa risponderebbe?
Di guardare l’età degli altri direttori artistici e che se un’esperienza di altro direttore artistico nasce all’età di 18/20 anni, la mia nasce da 0 anni quindi gioco in anticipo.
Quali sono i limiti secondo lei del meccanismo manageriale di un teatro oggi?
Limite economico per le ridotte finanze, che spinge chiunque a ricercare ad ogni costo di guadagnare ed il limite di un lento cambiamento e ammodernamento della struttura dell’intera nostra Nazione che non vuole avvenire o che non si vuole che avvenga.
Che tipo di eredità le viene lasciata a Fano?
L’eredità di un manager che io ammiro e dal quale ho imparato molto, ho lavorato accanto a Virginio Fedeli per circa 6/7 mesi, ogni attimo vissuto con lui ero una spugna apprendevo tutto quanto potevo, putroppo la mia collaborazione con lui era ostacolata da altro ma a lui sicuramente devo parte della mia formazione in questo settore.
In un momento difficile come questo che tipo di difficoltà pensa di trovare…. Ridotti finanziamenti, limite economico, poco predisposizione ai cambiamenti, chiederò il supporto di persone che mi hanno sempre sostenuto e che stanno permettendo che il mio sogno si possa avverare. A questo voglio aggiungere che la modernità ha le radici nel nostro passato, sempre avrò da apprendere da persone che hanno già fatto il mio percorso seppure in momenti diversi, non faccio i nomi, ma terrò sempre da conto le persone che mi hanno voluto dare il proprio appoggio, mi hanno reso felice per questo, è un discorso che non ha nomi ma sicuramente chi mi ha supportato sa che ho apprezzato, anche perché quando apprezzo ringrazio e valorizzo.Oggi si ha la tendenza a guardare il marcio, secondo me bisogna iniziare di nuovo ad avere un pensiero positivo sulla vita che verrà.
Che tipo di soluzioni pensa di portare…
Modernità, accuratezza, funzionalità ed internazionalità… Negli anni da curiosa quale sono ho sempre cercato di chiudere il cerchio del mondo, ho sempre pensato che il mondo dell’opera è un mondo piccolo ed unito dalla passione per quest’arte, i miei contatti ovunque sono sempre stati solidi, mi piacerebbe collegare e portare il Teatro di Fano dal nome così speciale “Della Fortuna” fuori dall’Italia e dargli valore.
Qual è il suo legame con la città di Fano?
Io sono molto legata alla città di Fano, perchè fino ai miei 20 anni ho passato il mese di agosto sulla Riviera Adriatica, non lontano da qui, insieme ad i miei zii che purtroppo non ci sono più. L’aria che respiro qui, è l’aria del mio mare, e rivedo me stessa vivace in giovanissima età allontanarmi dall’Hotel per visitare tutte le zone nei dintorni, quindi una mia seconda casa, mi ha stupito molto per quello che questi posti rappresentano per me, che la scelta della mia nomina provenga da questi luoghi che sono parte della mia vita.