“La Traviata” al Met

New York City, Metropolitan Opera, Stagione Lirica 2012/2013
LA TRAVIATA”
Opera in tre atti di Francesco Maria Piave, tratto da La Dame aux camélias di Alexandre Dumas, figlio.
Musica di Giuseppe Verdi
Violetta Valéry DIANA DAMRAU
Alfredo Germont SALVATORE CORDELLA
Giorgio Germont PLÁCIDO DOMINGO
Dr. Grenvil JAMES COURTNEY
Flora Bervoix PATRICIA RISLEY
Annina MARIA ZIFCHAK
Barone Douphol JASON STEARNS
Marchese D’Obigny KYLE PFORTMILLER
Gastone, Visconte de Letorières SCOTT SCULLY
Orchestra e Coro del Metropolitan Opera
Direttore d’Orchestra Yannick Nézet-Séguin
Maestro del Coro Donald Palumbo
Produzione Willy Decker
Scene e costumi Wolfgang Gussmann
Luci Hans Toelstede
Coreografie Athol Farmer
New York City, 18 marzo 2013

La ripresa di questo mese  della produzione minimalista di Willy Decker de La Traviata (vista per la prima volta al Met nel 2010, ma già conosciuta dal pubblico Europeo: fu messa in scena per la prima volta a Salisburgo e di essa fu registrato un DVD con Anna Netrebko) ha creato molto interesse in virtù del cast proposto. Il soprano tedesco Diana Damrau, molto amata a New York, che debutta nel ruolo di Violetta,  il tenore albanese Saimir Pirgu come  Alfredo, un ruolo che gli ha attirato molti consensi in svariati teatri, ma sicuramente più atteso era vedere e ascoltare  Plácido Domingo, già interprete di Alfredo e direttore di Traviata al Met, interpretare il ruolo baritonale di Germont, a poche settimane dal suo settantaduesimo compleanno.
Alla recita alla quale ho assistito,  il 18 marzo, il tenore italiano Salvatore Cordella ha dovuto rimpiazzare all’ultimissimo minuto l’indisposto Pirgu. Cordella ha svolto il suo compito egregiamente e il suo interagire con la Damrau è stato particolarmente soddisfacente dal punto di vista drammatico. Benché la sua voce, all’orecchio di chi ascolta, non sia parsa memorabile, viste le circostanze, gli possiamo concedere delle attenuanti e lodoralo per avere comunque portato a termine la serata.
L’attenzione si è quindi concentrata su Diana Damrau, le cui precedenti apparizioni al Met (inclusa Gilda nella nuova produzione di Rigoletto, recensita qui) sono avvenute per lo più in ruoli importanti ma non di grande impatto teatrale. La Damrau ha cantato Violetta con un raffinato calore, sfoggiando un corposo, quasi palpabile, registro medio e basso, senza però aver perso nulla nel registro acuto, lanciando il  Mi bemolle più sicuro che abbia mai sentito alla fine di “Sempre libera.” Il soprano tedesco ha dato molta attenzione a un uso paricolarmente espressivo di sfumature dinamiche per creare un personaggio vibrante. A ciò si aggiunge una grande disinvoltura scenica (ha  cantato mentre ballava su  tacchi altissimi, saltava o giaceva supina,  nonostante abbia partorito di recente), dando prova  che questa produzione non è  legata a fisicità slanciate come quelle delle cantanti che l’hanno preceduta al Met: Marina Poplavskaya e Natalie Dessay.
Nonostante qualche incertezza relativa al testo, Placido Domingo si è presentato vocalmente in gran forma: nessuna durezza, oscillazioni, sforzi udibili. La voce non avrà forse l’estensione di una volta, ma ha molto della potenza e del luminoso colore di  un tempo. Di certo, allo stato attuale  è ben più difficile  trovare dei ruoli consoni e la sonorità più brillante che conferisce a Germont richiede una riconsiderazione da parte del pubblico del ruolo creato da Verdi e Piave (e, in questo caso, Decker). Domingo non dipinge un uomo animato da una irremovibile forza di convenzionale rettitudine borghese, ma appare  più vulnerabile ed esitante; anche i suoi arruffati capelli bianchi davano più un senso di umiltà che di imperiosità. Il pubblico del Met, al suo apparire in scena, lo ha accolto con applausi, così come al termine della recita, testimonianza che, ancora una volta, ha saputo conquistare tutti.
Come tutte le “cortigiane” di questa produzione, anche Flora indossa abiti maschili; il mezzosoprano Patricia Risley si è ben adeguata al suo apparire conferendo al  ruolo un tono virile e una fisicità appropriati. La corposa vocalità del basso-baritono James Courtney (che dal 1979 fa parte della compagnia stabile del Met), ha interpretato l’infausto Dottor Grenvil, che nella regia di Decker è rappresentato come il simbolo onnipresente del triste destino di Violetta. Maria Zifchak (Annina), Jason Stearns (Douphol), Kyle Pfortmiller (D’Obigny) e Scott Scully (Gastone) hanno fornito delle prove lodevoli, traendo  il meglio dai loro brevi ruoli.
Il direttore d’orchestra canadese Yannick Nézet-Séguin ha incontrato qualche problema di coordinamento nel primo atto, ma per il resto della recita ha fornito una lettura della nota partitura sensibile, toccante; anche nel suo caso, i problemi relativi alla sostituzione del tenore possono aver giocato un fattore non secondario (non si è ben capito  se lui o la suggeritrice, Jane Klaviter, ma qualcuno ha suggerito il libretto ai cantanti, ad alta voce, per tutta la serata).  In maniera abbastanza appropriata per una produzione dominata da un gigantesco orologio, Nézet-Séguin ha allentato  i tempi più lenti di Verdi fino a renderli davvero lentissimi, creando una specie di immobilità trasparente, a volte quasi mistica, comunque mai fiacca. Con quell’orologio, la produzione di Decker enfatizza eccessivamente l’importanza del tempo in questa storia, quanto alcune altre produzioni evidenziato eccessivamente l’importanza del denaro; i movimenti stilizzati e il pesante simbolismo riducono l’immediatezza e l’impatto che si guadagnerebbero ambientando la storia veramente ai giorni d’oggi (Verdi e Piave ambientarono l’opera ai loro tempi, naturalmente, ma lì è rimasta per troppo tempo). Con le scenografie minimaliste e i semplici costumi di Wolfgang Gussmann, questa è certamente la Traviata più austera mai vista al Met, l’antitesi delle due più recenti produzioni, sfarzose e fedeli al libretto, entrambe di Franco Zeffirelli. Ma il pubblico di New York comincia a farci l’abitudine e più che mai in questa recita, hanno pensato ad applaudire con entusiasmo la Damrau e Domingo. Foto Ken Howard/Metropolitan Opera