Roma, Istituzione Universitaria dei Concerti, Aula Magna Università La Sapienza
Violino Nicola Benedetti
Pianoforte Alexei Grynyuk
Ludvig van Beethoven: Sonata in do minore op. 30 n. 2
Johannes Brahms: Sonata in sol maggiore op. 78
James MacMillan: From Ayrshire
Richard Strauss: Sonata in mi bemolle maggiore
Roma, 5 marzo 2013
Che l’Istituzione Universitaria dei Concerti si sia aggiudicata il debutto romano di una delle più intervistate violiniste del momento, è segno tangibile di quanto sia cresciuto in questi anni il prestigio della stagione di concerti dell’Aula Magna dell’Università La Sapienza, sicuramente il luogo più adatto per l’espressione di giovani talenti.
E al talento innato, Nicola Benedetti, scozzese di origini italiane, unisce uno charme da modella delle linee di moda più eleganti. Ma la presenza scenica non è fine a sé stessa poiché rivela, a venticinque anni, una grande sensibilità artistica. Premiata a soli sedici anni come BBC Young Musician of the Year e nel 2012 come miglior artista donna ai Classics Brits Awards, la Benedetti è contesa dalle maggiori etichette discografiche ed è già una solista di fama internazionale.
Con l’Italia, dove sta iniziando a raccogliere i suoi fan, ha un legame tutto particolare dovuto non solo alle sue origini ma anche allo stretto rapporto con il padre, immigrato in Gran Bretagna, che Le ha comunicato il valore del duro lavoro e della dedizione, trasferitosi poi nell’amore e nella passione per la musica. A Roma e nell’Aula Magna della Sapienza, la Benedetti entra quasi in punta di piedi con un programma di musica da camera che non si concentra sulla spettacolarità e trasmette l’intimo rapporto con il suo “nobile” violino (uno Stradivaridel 1723, lo “Earl Spencer”, così chiamato perché appartenne al sesto conte di Spencer).
La presenza sicura e delicata, ma di grande effetto, fa pendant con il pianista Alexei Grynyuk, ucraino e ottimo professionista capace di affrontare degnamente tutte le sonorità del programma, che spazia dal XVIII secolo alla contemporaneità. La personalità del duo e della Benedetti in particolare, emerge dalle sonate di Brahms, fin dalle prime battute di attacco del tema, e dalle note di un primo Richard Strauss dalle atmosfere tardo romantiche se non anteriori in alcuni passaggi.
A confermare l’elasticità interpretativa del duo Benedetti/Grynyuk, la presenza in programma di un brano in prima esecuzione a Roma ed espressamente scritto per la violinista dal più famoso compositore contemporaneo scozzese James McMillan, di raro ascolto in Italia, ma di enorme interesse non solo per esser uno dei compositori cattolici di musica sacra contemporanea più prolifici del momento (il suo Veni, Veni, Emanuel ha avuto più di quattrocento esecuzioni). From Ayrshire, infatti, composto nel 2005, di ispirazione alla musica celtica e suddiviso fra sezioni eteree e momenti di vorticoso virtuosismo, rivela il genio creativo di McMillan anche nella musica strumentale da camera. Dopo un programma di tale ricchezza emotiva, il duo si concede in un unico bis di sapore lirico, con la trasposizione di una celebre aria dall’opera Die Tote Stadt di Korngold, altro compositore non sufficientemente esplorato nel nostro Paese.