Catania, Teatro Massimo Bellini:”Madama Butterfly”

Catania, Teatro Massimo “Bellini”, Stagione Lirica 2013
“MADAMA BUTTERFLY”
Tragedia giapponese in tre atti di Luigi Illica e Giuseppe Giacosa
dal dramma “Madame Butterfly” di D. Belasco
Musica di Giacomo Puccini
Madama Butterfly  DONATA D’ANNUNZIO LOMBARDI
F.B. Pinkerton  GIORGIO CASCIARRI
Sharpless CARMELO CORRADO CARUSO
Suzuki ANTONELLA COLAIANNI
Kate Pinkerton ANTONELLA FIORETTI
Zio Bonzo CONCETTO RAMETTA
Goro STEFANO OSBAT
Yamadori / Il commissario imperiale  DANIELE BARTOLINI
L’ufficiale del registro  MASSIMILIANO BRUNO
La mamma ANTONELLA GUIDA
La cugina  AURORA BERNAVA
Orchestra, Coro dell’E.A.R. Teatro Massimo Bellini
Direttore Fabrizio Maria Carminati
Maestro del Coro Tiziani Carlini
Regia, scene, costumi e luci Roberto Laganà Manoli
Catania, 26 marzo 2013 

Terzo spettacolo della stagione lirica e dei balletti del Teatro Massimo Bellini di Catania, Madama Butterfly ha rispettato fondamentalmente la tradizione per quanto riguarda le scene, i costumi e le scelte registiche che si sono orientate verso una lettura abbastanza fedele del libretto del capolavoro pucciniano. In particolare il regista e scenografo Roberto Laganà Manoli, come dichiarato da lui stesso nelle note di regia, si è soffermato su un verso della protagonista: Noi siamo gente avvezza / alle piccole cose, / umili e silenziose, impostando tutta la sua mise en scène su una forma di “poetica delle piccole cose”, tipica della cultura giapponese. Tutti i gesti dei personaggi sono improntati a un senso della misura esaltato anche dalla scenografia che disegna un ambiente giapponese semplice e piccolo, ma aperto in modo che, come affermato dallo stesso regista, l’uomo […] è valutato, non come figura a se stante ma come partecipe e componente del mondo esterno, creatura fra le altre. Ciò avviene grazie a pareti-finestre e pannelli apribili e alla scelta di mantenere il sipario aperto sia prima dell’inizio dell’opera che durante gli intervalli eliminando di fatto la separazione tra spazio scenico e pubblico.
Per quanto attiene l’aspetto musicale va segnalata l’ottima concertazione di Fabrizio Maria Carminati sia nella scelta dei tempi che nella ricerca delle giuste sonorità orchestrali. Il suo gesto elegante e preciso gli ha permesso di entrare quasi in simbiosi con l’orchestra facendola partecipare ai sentimenti ora delicati ora passionali di cui la partitura è intrisa. Particolarmente bello, caldo e coinvolgente è stato il suono da lui trovato nel passo che accompagna il suicidio di Cio Cio San, ben interpretata dal soprano Donata D’Annunzio Lombardi che ha meritato i calorosi applausi tributati a lei dal pubblico del Bellini alla fine della rappresentazione. Il soprano italiano è stato protagonista di un’ottima prova, calandosi perfettamente ora nei panni della bambina ingenua ora in quelli dell’eroina che sa morire con onore perché non può serbar vita con onore; toccante e commovente è stato il suo addio al figlio (Tu? Tu? Tu? Tu? / Piccolo iddio) prima del suicidio. Un po’ meno convincente è apparsa la prova del tenore Giorgio Casciarri che, pur dotato di un buon organo vocale, peraltro ben messo in evidenza in alcuni momenti della partitura, non è sembrato incorrere in una delle sue serate migliori. Abbastanza buone le prove sia di Antonella Colaianni, una Suzuki partecipe degli affanni di Cio Cio San, e di Corrado Carmelo Caruso, ben calato nella parte del console Sharpless. Corrette le performances degli altri interpreti: Antonella Fioretti (Kate Pinkerton), Stefano Osbat (Goro), Concetto Rametta (Zio Bonzo), Daniele Bartolini (Yamadori), Massimiliano Bruno (L’ufficiale del registro), Antonella Guida (La mamma) e Aurora Bernava (La cugina), le cui parti sono troppo esili nella partitura per consentire un giudizio obiettivo e completo. Una menzione particolare va fatta per il coro che, come sempre, ben preparato e diretto da Tiziana Carlini, ha dato vita con l’ausilio di una discretissima orchestra al momento più poetico e delicato dell’intero spettacolo, il celeberrimo Coro a bocca chiusa. Foto Giacomo Orlando per il Teatro Massimo “Bellini”