Palermo, Teatro Politeama-Garibaldi
Orchestra Sinfonica “Vincenzo Bellini”
Direttore Carmelo Caruso
Pianoforte Antonello Manco
Musiche di: Petr Ilic Cajkovskij, Alberto Maniaci, Georges Gerswhin.
Concerto per l’81ª stagione dell’Associazione Amici della Musica di Palermo, realizzato in collaborazione con il Conservatorio di musica “Vincenzo Bellini” di Palermo, in occasione del 100° anniversario della nascita di Antonio Trombone (1913 – 2013).
Palermo, 25 marzo 2013
Antonio Trombone (1913 – 1995) avrebbe sicuramente apprezzato, ne siamo certi. L’indimenticato pianista e didatta siciliano, maestro metaforico di migliaia di giovani pianisti, è stato celebrato, nel centesimo anniversario della nascita, da due dei suoi più importanti allievi: il pianista Antonello Manco (1964) e il direttore d’orchestra Carmelo Caruso (1959).
Nella splendida cornice del Teatro Politeama-Garibaldi di Palermo, l’Orchestra Sinfonica “Vincenzo Bellini”, formata da docenti e allievi dell’omonimo Conservatorio palermitano, ha eseguito due delle più belle partiture scritte nel periodo a cavallo tra la seconda metà dell’ottocento e la prima metà del secolo successivo: il Concerto per pianoforte e orchestra n.1 in Si bemolle maggiore di Petr Ilic Cajkovskij (1840 – 1893) e l’Americano a Parigi di Georges Gerhswin (1898 – 1937); in mezzo, la brillante Ouverture per orchestra “Un’armoniosa scatola” del giovane compositore e direttore d’orchestra palermitano Alberto Maniaci (1987).
Il concerto cajkovskiano è, notoriamente, un capolavoro: l’incipit, rabbioso, è costituito da un geniale dialogo tra corni e orchestra che lascia a bocca aperta; le due battute che seguono, gli accordi di Re bemolle maggiore al pianoforte, concedono, appena, il tempo di una boccata d’aria che, subito, il meraviglioso tema esposto dai primi violini toglie, nuovamente, il fiato. E così, avanti per tutto il Concerto: bravissimo Antonello Manco, estremamente pulito nell’esecuzione del pianismo virtuoso e alle volte meccanico di Cajkovskij; ottimo Carmelo Caruso, carismatico e impetuoso come sempre.
“Un’armoniosa scatola”. Ouverture per orchestra di Alberto Maniaci, partitura composta appositamente quale omaggio ad Antonio Trombone, è stata scritta sui noti temi della Scatola Armoniosa:“Ho immaginato – svela Maniaci – che la famosa scatola, una mattina come tante, si svegli e si animi proprio come un essere umano che, ogni giorno, si reca a lavoro. Così l’armoniosa scatola, lentamente, apre il suo coperchio e, proprio come se fosse una fabbrica di suoni, mette in funzione i suoi meccanismi, liberando, dal suo interno, i personaggi creati dal genio di Trombone: i Soldatini, il Tamburino Rataplan, l’Angelo custode della Ninna Nanna, il Cavalluccio a dondolo e i bambini che fanno il girotondo. La scatola è un kaleidoscopio musicale, un musical joke che racchiude, al suo interno, le citazioni tromboniane ma anche piccolissimi frammenti dell’orchestrazione di Vivaldi e Rimskij-Korsakov. La scatola, aprendosi, regala all’ascoltatore il mondo musicale antico e moderno, fiabesco e ludico”. E proprio il ludos è il motivo conduttore di tutta l’opera. Antonio Trombone ha amato così tanto la didattica (e i suoi allievi) che è riuscito a concepire delle semplici ma efficaci melodie atte ad avvicinare, col gioco, i giovani pianisti alla musica. Il brano di Maniaci ha proiettato un’atmosfera di grande leggerezza che ha divertito e coinvolto il pubblico nel ricordo del celebrato maestro. Il bis!, richiesto a gran voce dal pubblico, ne è stata la conseguenza. Chapeau!
Il finale, sulle note dell’Americano a Parigi, ha entusiasmato la sala. Potremmo definire Georges Gershwin “il Mozart del Novecento”: dalla vastità della produzione alla morte precoce, passando per la contaminazione tra i generi, sono molte le caratteristiche in comune tra i due compositori; tuttavia, una li accomuna più di altre: pochi, infatti, sono i compositori in grado di (letteralmente) far “innamorare”, il pubblico, di una melodia: l’Americano a Parigi, ancor più che la Rhapsody in Blue, è basato interamente sull’inventiva melodica (oltre che ritmica), a volte dolce, a volte malinconica ma, sempre, geniale.