New York, Carnagie Hall, Stern Auditorium
Soprano Renée Fleming
Mezzosoprano Susan Graham
Pianoforte Bradley Moore
Camille Saint-Saëns:“Pastorale”; “Viens! une flûte invisible”; “El desdichado” Gabriel Fauré:“Puisqu’ici bas,” Op. 10, No. 1; “Pleurs d’or,” Op. 72; Pavane in F-sharp Minor, Op. 50; “Tarentelle,” Op. 10, No. 2
Claude Debussy: “Clair de lune”; “Mandoline”; “Beau soir”
Léo Delibes: “Les filles de Cadix”
Reynaldo Hahn: “Le rossignol des lilas”; “Infidélité”; “Fêtes galantes” ; “Le printemps”
Hector Berlioz:“La mort d’Ophélie,” Op. 18, No. 2; “Blanche-marie et Marie-Blanche” from Les P’tites Michu
Jacques Offenbach: Barcarolle da Les contes d’Hoffmann
Léo Delibes: “Duo des fleurs” da Lakmé
Wolfgang Amadeus Mozart: “Ah guarda sorella” da Così fan tutte
Louis Guglielmi: “La Vie en rose”
Joseph Canteloube:“Malurous qu’o uno fenno” da Chants d’ Auvergne
Engelbert Humperdinck:”Preghiera” da Hansel and Gretel
New York, 27 gennaio 2013
Per ogni stagione dal 1999, la Carnegie Hall presenta un ciclo di concerti dal titolo “Prospettive”, in cui importanti artisti si esibiscono in una serie di concerti che mirano a mettere in luce i diversi aspetti del loro talento musicale, ciò che li ha influenzati musicalmente e i loro traguardi. Fra questi meritano di essere ricordati il soprano americano Dawn Upshaw, il pianista polacco-americano Emanuel Ax. L’artista in programma questa primavera per le “Prospettive” è il soprano americano Renée Fleming, che ha inaugurato il ciclo dei concerti a lei dedicati facendosi affiancare dal mezzosoprano americano Susan Graham. Accompagnate del pianista Bradley Moore, le due cantanti si sono esibite allo Stern Auditorium lo scorso 27 gennaio. (Prima di questa apparizione, la Fleming si è esibita in un tour a San Francisco, Los Angeles, Palm Springs, Chicago per concludere a Boston il 3 febbraio scorso). La Fleming e Graham sono amiche da venticinque anni e le loro collaborazioni, in particolare in Der Rosenkavalier di Strauss (assai frequentemente la Fleming sono state le interpreti della Marescialla e Octavian), hanno sempre riscosso successo artistico e di pubblico in tutto il mondo. Come ha affermato la Graham, “il pubblico di New York più di qualunque altro ha avuto possibilità di assistere a delle nostre esibizioni,” ma “ma questa è la prima volta che siamo insieme sul palco — non in costume“.
Il recital, così com’è impostato, dovrebbe ovviamente dare risalto alla Fleming, ed effettivamente l’impressione che ha dato è stata si estrema generosità, dato che il programma della serata attinge dalle chansons francesi della Belle Epoque, repertorio al quale la Graham è molto più facilmente associata della Fleming. Tuttavia, qualora molte di queste chansons avessero beneficiato del memorabile approccio vellutato che la Fleming ha verso i quasi contemporanei Lieder di Strauss e di altri compositori tedeschi, il programma avrebbe potuto essere perfetto per le due artiste ma, a conti fatti non è stato esattamente così.
La voce della Fleming conserva ancora mollta della sua proverbiale dolcezza e non sarebbe corretto affermare che non sia stata affatto all’altezza della situazione. Tuttavia, contrapposta alla Graham, la cui voce ha svettato anche nei duetti scrupolosamente (e magistralmente) bilanciati con la Fleming, quest’ultima è sembrata in qualche modo sbiadita e debole, eccezion fatta per il registro acuto. Prossima al suo cinquantaquattresimo compleanno, la Fleming ha dato il meglio nei numeri solisti (su tutti “Les Filles de Cadix” di Delibes, nella quale ha messo in risalto un bel controllo del canto di agilità), in particolare in due “chanson” di Debussy. Reduce dal recente successo in Les Troyens di Berlioz al Metropolitan Opera ( dove ha interpretato Didon), il canto della Graham invece ha rivelato una sicurezza, un’energia e un suono brillante e sfavillante inconfondibili.
La serata è iniziata con la voce del soprano scozzese Mary Garden, che durante un’intervista registrata durante gli ultimi anni della sua vita parla della musica francese con toni che potremmo definire di amore-odio. L’uso di questo materiale d’archivio ha fatto comprendere sin dall’inizio che la Fleming e la Graham avrebbero messo da parte molte delle consuete formalità dei recital. E così è stato: le due “dive” sono apparse sul palco dando il benvenuto al pubblico nel “nostro salotto.” Fra un numero e l’altro, Fleming e Graham hanno parlato, dando notizie sui compositori oltre ad omaggiare la Garden, Sibyl Sanderson e altre note cantanti anglofone che hanno dato un importante contributo a questo repertorio.
Nel corso di questi piccoli interventi, la Fleming è sembrata uno studente di storia della musica piuttosto zelante, mentre la Graham ha optato per un approccio più disinvolto e informale, talvolta con spunti comici. Per esempio, parlando di Reynaldo Hahn, ha ricordato l’abitudine del compositore di cantare e accompagnarsi col pianoforte mentre una sigaretta pendeva dalle sue labbra: “Lasciatevelo dire, non è facile” ha scherzato la Graham. Divertita, poi la cantante ci ha provato quando ha fatto il suo ingresso per il suo bis — con una sigaretta spenta fra le labbra — e ha cominciato a intonare “La Vie en rose”.
La Fleming e la Graham hanno iniziato con duetti di Saint-Saëns, seguiti da altri, più convincenti di Fauré, in cui l’impasto delle voci si è rivelato più efficace. In questo caso e durante tutta la serata, il pubblico non ha atteso la fine di ogni serie di brani, applaudendo fragorosamente alla fine di ogni brano. Il pianista Bradley Moore, che è un assistente direttore d’orchestra al Metropolitan Opera oltre a un solista e un esperto accompagnatore, ha interpretato come solista, “Clair de lune” di Debussy, con un piacevole vigore che ha dato il giusto ritmo all’atmosfera sognate del pezzo. La Fleming ha quindi cantato le sue chansons di Debussy e “Les Filles de Cadix,” ma in tutti i suoi assolo è sembrata meno a suo agio rispetto alla Graham. Era invece quasi ovvio che il mezzosoprano ha praticamente reso la musica di Hahn come se fosse un suo “marchio di fabbrica” (nel 1997 aveva anche pubblicato un cd dedicato a questo autore), anche perchè la cantante ha continuato l’esplorazione di queste partitura arrivando a un alto livello di profondità e conoscenza.
La Fleming ha avuto gli esiti più gratificanti nei duetti, benché contenessero una sola vera sorpresa, una canzone per due sorelle tratta da Les p’tits Michu di Messager che ha trovato una vena di brillante giocosità nell’interpretazione del soprano. “La Mort d’Ophélie” di Berlioz diventa una specie di coro greco quando viene cantato in forma di duetto. Il programma si è concluso con due grandi “hit” del repertorio operistico, Barcarolle tratto da Hoffmann Barcarolle e il “Duetto dei fiori” tratto da Lakmé. Questi due numeri, pur non rappresentando una vera e propria sfida intepretativa per entrambe le cantanti, hanno creato un effetto incalzante, con la Fleming che ha dato sfoggio al suo luminoso registro acuto mentre la Graham ancora una volta attingeva alla sua calda sensualità.
Per i bis, le cantanti si sono esibite in altri due famosi duetti, “Guarda, sorella” tratto da Così fan tutte (“Un’opera che non abbiamo mai cantato assieme, ma che avremmo dovuto”, hanno osservato) e la preghiera tratta da Hänsel und Gretel. Da questi brani siamo poi passati a “La Vie en rose” della Graham e al “Malurous qu’o uno fenno” (Chants d’Auvergne) della Fleming. Questa esibizione è stata trasmessa in contemporanea dalla stazione radio newyorchese WQXR sul suo sito web; si spera che una registrazione della serata venga in seguito pubblicata. Per quanto riguarda la serie delle “Prospettive”, Renée Fleming tornerà a esibirsi il 14 marzo in una esecuzione in forma di concerto di Un Tram Chiamato Desiderio di André Previn, che fu scritto per lei, in un concerto (26 aprile) con Alan Gilbert alla New York Philharmonic, che includerà la prima mondiale di una composizione per voce e orchestra di Anders Hillborg e infine in un programma viennese, “Window to Modernity,” il 4 maggio. Foto Richard Termine
Le recenti incursioni di Renée Fleming nel repertorio francese includono l’album “Poèmes”, che ha vinto il Grammy Award per il Miglior Album Solista Classico alla cerimonia di premiazione del 10 febbraio scorso.