Palermo, Politeama Garibaldi, 54ª stagione concertistica 2012/2013 dell’Orchestra Sinfonica Siciliana
L’Orchestra Sinfonica Siciliana per il bicentenario di Richard Wagner (1813-2013)
Orchestra Sinfonica Siciliana
Direttore Martin Sieghart Johannes Brahms: Sinfonia n. 3 in Fa maggiore, Op. 90 – Allegro con brio; Andante; Poco Allegretto; Allegro.
Richard Wagner: Preludio Atto I da Lohengrin; Der Ring ohne Worte – brani tratti da Die Walküre; Preludio da Die Meistersinger von Nürnberg.
Palermo, 22 febbraio 2013
Ulteriore omaggio a Richard Wagner nel suo bicentenario, ancora a Palermo, ma stavolta ad opera dell’Orchestra Sinfonica Siciliana. Sul podio del Politeama Garibaldi è salito Martin Sieghart, direttore viennese già protagonista dei concerti della settimana precedente, durante i quali aveva diretto Haydn e Mozart. A cementare l’auspicabile rapporto tra riflessione scientifica ed esecuzione, il concerto del 22 febbraio è stato inoltre preceduto da una conferenza di Luca Zoppelli, professore ordinario presso l’Università di Friburgo e specialista dell’0pera wagneriana. Il titolo dell’incontro – inserito nel VII ciclo di “Conversazioni musicali”, a cura di Carlo Lauro – portava con sé una sorta di paradosso, quello del “Wagner classicista”, in opposizione all’opinione comune di un Wagner rivoluzionario ed essenzialmente romantico. Zoppelli, invece, ha messo in luce gli elementi di continuità con l’eredità classica, individuando un classicismo che è innanzitutto atteggiamento estetico e che si riscontra nella drammaturgia, così come in alcune strutture formali delle opere del compositore tedesco.
Considerate le premesse, è dunque dispiaciuto che una parte del programma (quella che peraltro si prefigurava come la più interessante) sia stata sostituita dalla Sinfonia n. 3 di Brahms. Nello specifico la Sinfonia ha preso il posto di Der Ring ohne Worte, sintesi orchestrale dei temi più celebri della tetralogia, realizzata da Lorin Maazel nel 1988, di cui l’Orchestra Sinfonica Siciliana ha eseguito la sezione relativa a Die Walküre. Quest’ultima ha aperto la seconda parte del concerto, presentando una successione dei Leitmotive wagneriani più significativi: dalla tempesta del Preludio (sufficientemente energica nell’apporto degli archi), all’incontro fra Siegmund e Sieglinde (ben realizzato grazie soprattutto alla chiarezza espositiva dei violoncelli) fino alla celeberrima Cavalcata (dove però la sezione degli ottoni faceva fatica ad emergere) e all’addio di Wotan del terzo atto. Attraverso la direzione equilibrata di Sieghart, un’operazione del genere ha permesso di cogliere ancor di più gli stretti legami fra i temi conduttori dell’opera, come se ciascuno sgorgasse direttamente dal precedente. Una simile germinazione motivica – pur se calata in atmosfere diverse – si è riscontrata nel Preludio da Die Meistersinger von Nürnberg, il cui carattere solenne e allo stesso tempo festoso ha raggiunto l’apice nell’enfasi finale, condotta con spirito compatto da tutte le sezioni dell’orchestra.
Nella struttura formale della composizione si intravedeva poi quell’adesione agli schemi tradizionali di cui parlava Luca Zoppelli, presente anche nel Preludio del Lohengrin, il cui arco sonoro ci è apparso quanto mai composto e rispondente ad un disegno classico, sebbene celato dalle suggestioni romantiche del contenuto. Sfortunatamente l’attacco non ha sortito quell’effetto ipnotico che è quasi d’obbligo, con incertezze aggravate da spettatori poco educati, che non si facevano scrupolo di proseguire le proprie conversazioni, costringendo Sieghart a voltarsi verso la platea. L’orchestra, comunque, ha cercato di recuperare nella parte centrale, trovando un respiro che meglio seguiva le indicazioni del direttore e che dall’intrico sempre più seducente delle linee melodiche si è poi ricomposto nella ripresa sospesa del tema iniziale. Infine la Sinfonia n. 3 con cui si è aperta la serata e nella quale Sieghart ha sottolineato con decisione i temi principali, conferendo specifica impronta ai diversi movimenti: cullante e fluido – complici viole e violoncelli – nell’Allegro con brio; danzante e sereno nell’Andante; intenso e spezzato nel Poco Allegretto (la cui concezione dinamica si è lasciata apprezzare con particolare intensità). Nell’ultimo tempo (Allegro) il direttore ha invece riproposto e riassunto gli atteggiamenti precedenti, portandoli a compimento e raggiungendo effetti convincenti, sia nei momenti più cupi, sia in quelli trionfali ed eroici, ai quali è giunto con temperamento esultante, senza mostrare cedimenti o segni di stanchezza.