Roma, Auditorium Parco della Musica, “Equilibrio”, Festival della nuova danza
CREATION 2012
Coreografia di Dave St-Pierre
Creato in collaborazione e interpretato da: Karina Champoux, Marie-Ève Carrière, Marie-Ève Quilicot, Joannie Douville, Sarah Lefebvre, Nadine Gerspacher, Natacha Filiatrault, Susan Paulson, Aude Rioland, Francis La Haye, Anne Thériault, Alanna Kraaijeveld, Éric Robidoux, Philippe Boutin, Christian Garmatter, Frédéric Tavernini, Luc Bouchard-Boissonneault, Alexis Lefebvre, Marc-André Goulet, Milan Panet-Gigon, Michael Watts, Renaud Lacelle-Bourdon, Julien Lemire, Vincent Morelle, Simon Fournier
con in alternanza: Jérémie Francoeur, Philippe Thibault-Denis, Capucine Goust
drammaturgia: Geneviève Bélanger
compositori Stéphane Boucher, Tomas Furey
Roma, 16 febbraio 2013
È lui, è Dave St-Pierre, tornato a Roma per mostrare l’ultimo atto della sua trilogia. Dopo i bellissimi La Pornographie des ames e Un peu de tendresse bordel de merde, con Creation 2102 l’indagine sull’universo umano dei rapporti, amore, vita, morte si conclude. Venuto alla ribalta per la sua proposta di teatro totale, autentico, immagini violente, senza fronzoli e mediazioni, tra i principali interpreti della danza contemporanea del Quebec, St-Pierre racconta tutto ciò che gelosamente teniamo, quasi sempre, nascosto. Anche l’evento più drammatico della sua vita, fibrosi cistica con successivo trapianto di polmone, con un talento inconfondibile per la provocazione diventa teatro; a soli 34 anni, in un incontro all’eccesso tra arte e cruda realtà, trasforma in un docufilm l’operazione, il corpo nella malattia, la malattia nel corpo. È “Over My Dead Body”, di Brigitte Poupart, sua cara amica. Entriamo in sala, la scena è abitata, lo sguardo indaga, cosa accadrà? Uomini e donne, alcuni vestiti, altri semi nudi, alcuni nudi, discutono, si scaldano per lo spettacolo, chi gioca, chi beve, che atmosfera piacevole. Solo dopo sul davanti in mezzo ad un cumulo si secchi e stracci noti un uomo, più distante c’è una donna, sono vestiti, legati mani e piedi, scotch sulla bocca, impauriti, attoniti. Saranno loro le vittime sacrificali? Si sono loro! I predestinati a cadere in amore. Ed ecco che un orda impazzita di barbari camuffati da amorini, nudi, putti raffaelleschi, simpatici e solo apparentemente paradisiaci, in dosso ali bianche di piume, preparano le vittime per il rito, le foudre, il colpo di fulmine, verranno colpiti. Accadrà di tutto, chi conosce St-Pierre sa che non ci sono limiti. Incredibile forza delle immagini. I cupidi si sbattono, si lanciano, cadono come se si sfracellassero dal cielo su dei tavoli per mostrare cosa voglia dire letteralmente “fall in love”. I due che osservano sconvolti capiscono che il viaggio non sarà una passeggiata. Il loro duo infatti è un lungo, snervante, faticoso lavoro. Sotto un filo di luce l’uomo sostiene la donna che si lancia su di lui a peso morto, fino allo strenuo delle forze, a volte sembra non farcela, emettono gemiti, lui sembra subire le incessanti richieste di lei, affetto, protezione, sostegno, conforto. Gli angioletti, che osservano nella penombra le fatiche in amore dei due umani, si preparano ad altre peripezie. L’affresco è straordinario, esilarante e inquietante, desolante e intenso, ripugnante e affascinante, soprattutto drammatico e immediatamente dopo ironico. Puoi ammutolirti sotto le urla di dolore di un uomo che si imbratta e scivola innumerevoli volte in una pozza di sangue mentre mostra le rose bianche per la sua amata; sorridere e ridere quando la donna raccoglierà nel sangue, piangendo, i petali bianchi del suo uomo e urlerà contro gli infernali amorini che nel frattempo puliscono e mettono in ordine il palco. La nudità non è un problema e in fondo perché dovrebbe, dopo qualche istante ogni morbosa curiosità intorno al corpo e alla sua valenza erotica si spegne. Come quando seduti in semicerchio gli amorini, organi al vento, in un moto di follia da atmosfera di terapia di gruppo raccontano le perversioni sessuali con tanto di lezione di “sesso” con un malcapitato uomo preso a caso dal pubblico ed una bambola gonfiabile. Per quanto debba la sua fama proprio a questo, lo stesso St-Pierre si stupisce di tanto interesse intorno alla nudità e non comprende il motivo dello shock. Nonostante ciò qualcuno dalla platea si alza e se ne va. Nel susseguirsi di scene, solo a tratti qualche punta di lentezza, la danza è meravigliosa. Nessuno si aspetti piedi o gambe tese, linee e il benché minimo segno di grazia. Impeto totale, fisicità, violenza. Sulla tavolata lunga illuminata dall’americana che si abbassa, con luci stroboscopiche e musica assordante i danzatori si lanciano ovunque, scambi veloci, un atletismo pazzesco, estenuante, appaiono e scompaiono come furie. Il finale è purificatorio, quasi rassicurante. L’acqua torna a depurare i due innamorati che dopo tante peripezie sembrano trovar pace. Poi vestiti di tutto punto, abiti dal sapore retrò, in un chiaro tributo al grande genio del teatro del ventesimo secolo, ovviamente Pina Bausch, gli stupendi straordinari interpreti, nonché creatori, tutti sul davanti guardano il pubblico, salutano con la mano, si allontanano, ammiccano, sorridono, una meravigliosa immagine. Grande successo. A presto, speriamo, Dave St-Pierre. Foto Dave-St.Pierre-©-kirchner