Verona, Teatro Filarmonico, Stagione Sinfonica 2012/2013
Orchestra dell’Arena di Verona
Direttore Xu Zhong
Oboe Claudio Ugolini
Clarinetto Stefano Conzatti
Fagotto Paolo Guelfi
Corno Andrea Leasi
Ivan Fedele: Syntax 01 (if@hay.dn)
Wolfgang Amadeus Mozart Sinfonia Concertante K.297/b
César Franck Sinfonia in re minore
Verona, 8 febbraio 2013
Prosegue la stagione sinfonica della Fondazione Arena di Verona con il settimo concerto, diretto da Xu Zhong, presentando come solisti quattro prime parti dell’Orchestra dell’Arena nella Sinfonia Concertante K.297/b per oboe, clarinetto, corno e fagotto di W.A. Mozart. Il programma si è aperto con pezzo contemporaneo, come consuetudine in questa stagione, Syntax 01(if@hay.dn)di Ivan Fedele. La seconda parte del concerto è stata dedicata alla Sinfonia in re minore di César Franck. Syntax 01 è stato commissionato nel 2009 dall’Orchestra Haydn di Bolzano per commemorare il bicentenario della morte di Haydn. In quest’opera, il compositore, Ivan Fedele, cerca chiaramente di comunicare il significato attuale delle particolari caratteristiche che contraddistinguono l’eredità musicale di Haydn. Di enorme importanza nell’evoluzione della forma della sonata, Haydn ha prestato molta attenzione al rigore della struttura. Fedele coglie due caratteristiche essenziali nella musica di Haydn, sia nello sviluppo di strutture più ampie da motivi musicali brevi e semplici, sia nell’esposizione di temi contrastanti. I legni e gli ottoni hanno reso efficacemente il progressivo intensificarsi dell’intreccio di dinamica e timbro, con precisione e fermezza. Lo stesso, non si poteva dire della sezione dei violini che ha evidenziato fin da subito incertezze e insicurezza, nonostante il gesto chiaro e deciso del direttore d’orchestra. Solo verso la fine, nella parte più lirica del brano, che vedeva l’arpa e pianoforte protagonisti, l’orchestra ha mostrato maggior equilibrio e senso di stile.
Musicalmente eleganti e ben definiti gli interventi solistici delle prime parti, Claudio Ugolini oboe, Stefano Conzatti clarinetto, Paolo Guelfi fagotto e Andrea Leasi corno, nell’incantevole Sinfonia Concertante K.297/b per oboe, clarinetto, fagotto e corno di W.A.Mozart. Il compositore ha dimostrato un particolare amore per gli strumenti a fiato nelle sue opere e concerti, componendo pagine suggestive e memorabili. La forma della Sinfonia Concertante, essenzialmente, è un misto fra il genere della sinfonia con quello del concerto, dove gli strumenti alternano i loro interventi solistici a quello subordinato all’interno dell’ensemble. Il primo tempo, con la sua doppio esposizione, prima quella dell’orchestra che annuncia i temi principali, seguita da quella dei solisti, è il tempo dove la presenza dell’orchestra è maggiormente in rilievo. Purtroppo i solisti, quando non suonavano da soli, sono stati spesso inghiottiti da un’orchestra poco sensibile all’equilibrio della dinamica e del timbro, e indifferente al fraseggio del quartetto. La mancanza di leggerezza e brillantezza sonora, evidente in modo più palese nei violini, risaltava in un’esecuzione orchestrale piatta e pesante. Nel secondo e terzo tempo, dove l’orchestra passa in secondo piano e i solisti dominano la scena, la situazione è migliorata. Il quartetto solistico, con i suoi delicati scambi di dialogo, ha intrecciato le armoniche melodie del bellissimo e cantabile Adagio con grazie e espressività, e nel tempo finale, Andante con Variazioni, ricco di ritornelli decorativi dell’orchestra, ciascun solista ha avuto ampia occasione per sfoggiare le caratteristiche timbriche e tecniche del proprio strumento: cosa che hanno fatto con precisione e eleganza.
La Sinfonia in re minore (1886-88) è l’unica sinfonia e l’opera orchestrale più celebre del compositore belga-francese César Franck. L’idea che Franck componesse una sinfonia è abbastanza insolita, visto che, in quegli anni in Francia, questo genere era assai desueto perché considerato un caposaldo della musica tedesca. Nella sua partitura, Franck fa uso di una forma che si sviluppa in un ciclo, un elemento caratteristico atto a creare un’unità complessiva dove tutti i temi risultano essere generati dal motivo principale. Questi soggetti melodici, imparentati fra di loro, trovano il loro culmine nell’ultimo movimento. I tre movimenti che compongono la sinfonia, fanno riferimento al tema iniziale, interrogativo e lugubre di quattro battute, introdotto dalle viole, violoncelli e contrabbassi. Nel secondo movimento, la mancanza dell’usuale “scherzo”, è in parte compensato da una sezione trattata con particolare spirito e leggerezza. A dominare è però la celebre e struggente melodia del corno inglese, qui eseguita grande espressività, prima su un supporto di pizzicati dell’arpa e archi, e poi intrecciata in un obbligato cromatico delle viole. Nel complesso, l’orchestra areniana ha saputo cogliere gli impeti romantici della partitura.
Il direttore Xu Zhong ha mantenuto controllo e coesione, con un gesto chiaro rigoroso, capace di comunicare il suo taglio interpretativo. Ha saputo evocare una sensazione di sensualità nei cambiamenti delle trame armoniche e timbriche attraverso le frequenti modulazioni, e creare una costruzione di drammatiche progressioni che, nel loro ripetersi, culminavano nell’esaltante grido del primo tema che ritroviamo nell’ultimo tempo, chiusura trionfale di questo cerchio musicale. Caloroso successo di pubblico, piuttosto scarso, forse anche a causa del clou dei festeggiamenti del Carnevale veronese. Foto Ennevi per Fondazione Arena