Ute Lemper al Politeama Rossetti di Trieste

Trieste, Politeama Rossetti, Stagione teatrale 2012/2013
LAST TANGO IN BERLIN
From Brecht in Berlin to the bars of Buenos Aires
Pianoforte, Vana Gierig
Bandoneon, Marcelo Nisiman
Trieste, 8 gennaio 2013

Strepitosa. Unica. Accattivante. Talentata. Divina. Sublime. Indimenticabile. Inconfondibile. Credo che questi aggettivi possano essere sufficienti per raccontare una serata passata a teatro con Ute Lemper.
Artista con la A maiuscola, anche se non è a capoverso, stupisce per la padronanza e la tecnica con cui gestisce lo strumento che la natura le ha donato e che lei ha sapientemente forgiato e migliorato. Filati, acuti, pianissimi, note basse e note alte, mezzevoci: tutto sembra possibile per questo apparato fonante dalle infinite risorse!
A questo unisce una simile consapevolezza sul versante fisico, sapendo gestire un corpo dagli arti infiniti con scioltezza, armonia e maestria che pochi danzatori professionisti, dotati di simili squilibri, hanno. Ha un viso mobile, fortemente espressivo e intenso che racconta e amplifica tutto quello che scorre nella sua interpretazione. Generosa è stata la natura, ma si intravvede forte la capacità di studiarsi, di migliorarsi, di aspirare al genio. Grande, grandissima artista!
Il concerto, anzi meglio sarebbe definirlo Recital, percorre gli autori più rappresentati e amati dalla Lemper: Kurt Weill, Astor Piazzolla, Jacques Brel, Leo Ferrè…
Uno dei suoi doni principali è quello di regalarci interpretazioni sempre nuove, riletture di gusto sopraffino che sebbene snaturino le canzoni al punto da renderle riconoscibili solo grazie ai testi,  lo fa con tale garbo, con tale ironica raffinatezza che non possiamo non restarne soggiogati. Altro che le varie riletture, rielaborazioni, liberamente tratti da, ecc. di tanti musicisti, coreografi, ecc.
La Lemper e il suo manipolo di fidi musicisti/arrangiatori può permettersi di giocare con il fuoco, di osare l’inosabile: probabilmente gli autori stessi sarebbero compiaciuti dei risultati raggiunti. La sua voce riesce a rendere perfettamente la dolcezza di Brel, la tristezza di Ferrè, la satira di Weill, la passionalità di Piazzolla, omaggiando infine anche noi, con “Amarcord” sulla musica di Nino Rota, cantata in italiano.
Nel corso del Recital ci regala, tra gli altri, “Ich bin von Kopf bis Fuss”, “Che, tango che”, “Milord” (dedicato ad un piccolo milord di Trieste…con tutta quella bora…fa freddo a Trieste), “Bilbao song”, “Lili Marlene”, “Libertango”, “Avec le temp” e un fantasmagorico medley nel quale ripercorre “Mackie Messer”, “Cabaret”, “All that jazz” e molti altri titoli in quello che sembra un brano con una unica linea compositiva e melodica.
L’altro aspetto incredibile è il carisma di questa interprete che riesce a tenere con il fiato sospeso tutto il teatro, a zittire le gole gracchianti e tossenti degli spettatori triestini, famosi per il loro continuo e  fastidioso intervenire durante le opere e gli spettacoli di prosa: con lei, nonostante sia pieno inverno, accade la magia. Nei momenti in cui si avvicina al microfono, in cui sussurra direttamente nelle nostre orecchie, accade che il pubblico trattiene il fiato e c’è una tensione palpabile ed emozionante.
E’ un continuo crescendo di finezze musicali, di atmosfere, di viaggi e di confidenze che Ute ci regala. Non vorremmo lasciarla andare via e non riusciamo a trattenerci dal fischiettare con lei “Die Moritat von Mackie Messer” (la ballata di Mackie Messer): ci invita a farlo, come rifiutare il piacere di farlo assieme a lei, di viaggiare sulle stesse note, all’unisono…. Il sogno è finito, gli applausi liberatori scrosciano generosi. Ci regala come bis “Ne me quitte pas”.  La sala completamente esaurita per rendere omaggio a questa Regina (bravi Triestini!) le tributa applausi fragorosi ed entusiasti: successo meritatissimo….si era capito?