Sokolov al Teatro Salieri

Legnago, Teatro Salieri, Stagione teatrale 2012/2013
Concerto del pianista Grigory Sokolov
Franz Schubert: 4 Improvvisi op.90 D899; Drei Klavierstücke D946
Ludwig van Beethoven: Sonata n.29 op.106  in si bemolle maggiore “Hammerklavier”
Legnago, 23 gennaio 2013

E’ stato un vero onore quello che il  grande pianista Grigory Sokolov, al culmine della sua carriera, ha concesso con la sua presenza al Teatro Salieri della cittadina di Legnago, a 40 km  sud di Verona, proprio come farebbe una grande sala da concerto di una delle capitali del mondo. Ed è nota di merito della direzione artistica del Teatro  averci offerto la  meravigliosa opportunità di sentire questo artista formidabile. Un programma tecnicamente e musicalmente impegnativo che non ha disatteso le aspettative.
La prima metà del programma è stato dedicato a Schubert: 4 Improvvisi op. 90 D 899, 4 degli 8 brani composti nel 1827 e Drei Klavierstücke D946, composti nel maggio del 1828, sei mesi prima della sua morte. Opere della maturità di Schubert, autore che ci ha lasciato immensi capolavori  come il  ciclo liederistico “Winterreise” (D 911) e il Quintetto per archi in do maggiore (D956). La seconda metà del programma è stata dedicata a Beethoven con l’esecuzione della Sonata in si bemolle maggiore n.29 op106 “Hammerklavier”, scritta tra il 1817 e il 1819. La più lunga, tecnicamente e armonicamente complessa della sue sonate e senza dubbio uno dei  lavori di più difficile esecuzione dell’intera letteratura pianistica.
In un teatro calato nella penombra di un faro posizionato sopra la tastiera, dopo un inchino appena accennato,  Sokolov, con semplicità unita a un gusto musicale squisito, ha esaltato i dettagli di ogni pezzo eseguendo  prima gli 4 Improvvisi op. 90  e poi i Drei Klavierstücke D946, quest’ultimi spesso trascurati  dai programmi concertistici.  Ogni frase, ogni accento era calibrato in peso, dinamica, timbro e colore, sostenuti  da una tecnica infallibile. La perentorietà della linea del basso,  le cascate di note di accompagnamento, cristalline ma discrete sotto gli stupendi cantabili  languidi e lirici secondo il pezzo: ogni linea aveva un colore di voce distinto, come strumenti diversi.  Con tocco leggero e uniforme Sokolov ha estratto il significato intrinseco di ogni nota; la profondità di una linea del basso, la cadenza di un volkslied Viennese. Il clou del concerto è stato la monumentale magnificenza della Sonata “Hammerklavier”, riverita e temuta da tutti i pianisti per le impervie difficoltà d’origine tecnico-interpretativa, nella quale Sokolov ha raggiunto livelli di maestria ineguagliabili, sia per espressività che per perfezione tecnica.  In quest’opera  rivoluzionaria e non convenzionale, Sokolov ha dimostrato il suo perfezionismo indiscusso, mantenendo la tensione musicale all’interno della propria  concezione e senso della struttura, dalla fanfare iniziale degli accordi risonanti, al primo tempo con slanci energici e drammatici alternati a momenti riflessivi, a un secondo tempo leggero, alla calma e quiete della descrizione di dolore e disperazione più profonda del terzo tempo, alla risposta della resurrezione del quarto tempo con la sua fuga complessa a tre (e più) voci, con funambolici salti di intervalli a tutta tastiera. Ha dominato la fuga, evidenziando il contrappunto delle diverse voci, che presentano, in questo brano, le maggiori varianti possibili del soggetto e del controsoggetto come  moti contrari,   crescendi e diminuzioni, con tutte le sue evoluzioni.  Con grande sensibilità e sicurezza,  non ha mai rinunciato ad un’articolazione nitida e propulsiva. I suoi pianissimi erano intensi, i fortissimi rotondi e sonori; i trilli elettrizzanti, il fraseggio eloquente e le difficoltà tecniche affrontate con disinvoltura. Sembrava che suonasse in uno stato ipnotico con la bocca socchiusa, in totale fusione con il suo strumento e la musica.
Di Sokolov è nota la ritrosia al concedersi all’adulazione del pubblico, anche in questa occasione, entusiasta. Dopo ogni composizione eseguita, accennava un breve inchino e usciva dalla scena. A questo atteggiamento schivo, si è contrapposto quello dell’artista generoso donando cinque bis: brani di ChopinRameau e di Bach/Ziloti,  uno più accattivante dell’altro.