Verona, Teatro Filarmonico, Stagione Sinfonica 2012/2013
Orchestra dell’Arena di Verona
Direttore Roman Brogli Sacher
Violinista Pavel Berman
Violoncellista Julian Steckel
Alberto Colla: Scheggiature da Brahms
Johannes Brahms: Doppio concerto in la minore per violino, violoncello e orchestra op. 102
Richard Strauss: “Don Juan” poema sinfonico op.20; “Till Eulenspiegels lustige Streiche “, poema sinfonico op.28
Verona, 12 gennaio 2013
La Fondazione Arena ha proseguito la sua stagione sinfonica invernale con un ritorno al teatro Filarmonico dopo un’inizio stagione svolta al teatro Ristori con un repertorio del classicismo viennese. Il programma romantico ha trovato nel Filarmonico gli spazi di palcoscenico necessari per l’organico allargato nella seconda parte del concerto, per i due capolavori del tardo romanticismo, quali i due poemi sinfonici di Richard Strauss, Don Juan e Till Eulenspiegels lustige Streich. La serata ha avuto una sorta di preludio con una breve opera del compositore contemporaneo, Alberto Colla, seguito dal doppio concerto per violino e violoncello op.102 di Brahms.
Dal programma della stagione si capisce che l’inclusione di un pezzo contemporaneo in ogni concerto fa parte di una precisa politica divulgativa promossa della Fondazione. Purtroppo questo particolare pezzo non ha avuto l’effetto desiderato di incuriosire e accattivare, se non coinvolgere, il pubblico in sala. L’applauso alla fine del pezzo era debole e freddo con qualche indignata contestazione. Il pezzo ci è sembrato pasticciato e incomprensibile, e la traccia di riferimento del titolo ‘Scheggiature da Brahms, dal Klavier Konzert Opus 15 In memoriam Robert Schumann’ non è stata d’aiuto nel decodificarlo né a capire l’intenzione estetico-musicale del compositore, cosa invece che nell’oratorio Resurrexit, dello stesso compositore che l’orchestra ha eseguito cinque anni fa, è riuscito.
La serata è stata affidata alla bacchetta del direttore tedesco Roman Brogli-Sacher, che, con uno stile coinvolgente, ha saputo, soprattutto nelle partiture di Strauss, fare emergere e brillare gli strumenti orchestrali a turno, secondo il grado della loro rilevanza, ma mantenendo, nel contempo, l’equilibrio e il controllo. Con un gesto fluido e espressivo, ha fatto emergere i colori, le diverse qualità timbriche, i contrasti di dinamica, le citazioni, le ironie, le atmosfere e le radiose bellezze dei due popolari affreschi Straussiani, che nella parabola delle loro storie, seguono la stessa traiettoria ma con spirito diverso. L’orchestra ha risposto al meglio con partecipazione e trasporto, ciascuna sezione dimostrando la consapevolezza del proprio ruolo all’interno del quadro. Un’ottima prestazione dei fiati con menzione speciale ai corni, ai quali, Strauss, cornista, ha regalato i momenti fra i più significativi ma anche fra i più esposti e rischiosi. Il direttore e l’orchestra sono stati premiati con vivo entusiasmo dal pubblico.
Il doppio concerto per violino e violoncello, l’ultima opera con orchestra scritta da Brahms, è una profonda e eloquente conversazione fra i due solisti, impostata fin dall’inizio con il recitativo per violoncello solo, dopo appena quattro battute introduttive dell’orchestra. In seguito, il gioco di incatenazione armonica e melodica esplorata fra i due strumenti soli o intrecciati con l’orchestra, non è mai adoperata puramente per fini virtuosistici, ma per conferire una forza poetica e propulsiva di largo respiro al concerto La combinazione dei due strumenti fornisce un’estensione portentosa di cinque ottavi che viene sfruttato immediamente in un’unica legatissima frase altalenante dalla cima della quinta posizione sulla corda più acuta del violino alla nota più grave del violoncello. Il direttore ha gestito un’equilibrio perfettamente bilanciato fra le complementari sonorità espressive e drammatiche del violino e violoncello spesso integrate nel tessuto dell’orchestra. L’intesa fra i solisti era perfettamente calibrata pur mantenendo ruoli indipendenti, ma avrebbero potuto permettersi linea più espansivi, sopratutto nella frase iniziale in ottavi del secondo tempo. Pavel Berman ha sfruttato la bellissima qualità del suo Stradivari con una cavata aderente e un vibrato intenso. Il violoncellista Julian Stecker ha sfoggiato un suono cantabile e nitido, anche se piuttosto leggero, pulito e omogeneo in ogni registro, e una morbida cavata dell’arco coniugato ad una sicurezza strumentale, che gli ha consentito una certa disinvoltura interpretativa. L’esecuzione dei due solisti, nell’insieme gradevole anche se non trascinante, è stata salutata dal pubblico con grande cordialità. Foto Ennevi per Fondazione Arena