Padova, Teatro “Verdi”, Stagione Lirica 2012
“NABUCCO”
Dramma Lirico in quattro parti, libretto di Temistocle Solera.
Musica di Giuseppe Verdi
Nabucco, re di Babilonia CARLOS ALMAGUER
Ismaele, nipote di Sedecia, re di Gerusalemme ARMALDO KLLOGJERI
Zaccaria, gran pontefice degli ebrei ASKAR ABDRAZAKOV
Abigaille, creduta figlia primogenita di Nabucco SORINA MUNTEANU
Fenena, figlia di Nabucco ROMINA TOMASONI
Abdallo, vecchio ufficiale del re di Babilonia MASSIMILIANO CHIAROLLA
Anna, sorella di Zaccaria SILVIA CELADIN
Gran sacerdote di Belo CHRISTIAN FARAVALLI
Orchestra e Coro del Teatro G. Verdi di Trieste
Direttore Antonello Allemandi
Maestro del Coro Paolo Vero
Regia, scene, costumi e luci Stefano Poda
Nuovo progetto Li.Ve., realizzato in collaborazione con la Regione del Veneto e le amministrazioni comunali di Bassano del Grappa e Rovigo, con la Fondazione Teatro G. Verdi di Trieste. La Stagione Lirica di Padova è promossa dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Padova e realizzata con il sostegno della Regione Veneto e della Fondazione Antonveneta.
Padova, 27 dicembre 2012
Dopo il Don Pasquale a Palazzo Zuckermann e Traviata, si è registrato il tutto esaurito al Teatro Comunale G. Verdi di Padova anche per la seconda e ultima recita di Nabucco, che ha concluso la Stagione Lirica 2012. Un Teatro stracolmo ma che, alla fine della serata è parso piuttosto perplesso nel tributare il successo a un cast vocalmente disomegeneo e ad una parte visiva decisamente piatta. Regia, luci e costumi, tutto a firma di Stefano Poda che ci presenta un contenitore scenico chiuso da alte pareti. Dal soffitto pendono a testa in giù decine di corpi scheletrici mummificati, talvolta chiaro specchio scenico delle masse corali in scena. L’opera, che sarebbe suddivisa in quattro quadri, qui è risolta in un’unica soluzione visiva. Impossibile cogliere fino in fondo il senso di questo allestimento che il regista ha definito “atemporale”. La sensazione reale è però quella di un qualcosa di confuso e indefinito. In uno spazio cupo, che potremmo definire una sorta di “terra fredda”vagono dei personaggi quanto mai anonimi e confusi. Premesso che le innovazioni registiche sono ben accette qualora comprensibili al pubblico, Stefano Poda ci dovrebbe almeno spiegare la necessità di far tenere a Zaccaria le mani in tasca, per l’intero quadro iniziale, e una andatura da bullo americano (o si tratta forse di libero arbitrio dell’interprete?). Analogamente poco chiaro il personaggio di Abigaille: una virago fumatrice, dai tratti e camminata da camionista. Ma non è un Nabucco atemporale?
Meno male che a risollevare le sorti da questo cupo clima da “horror post nuclerare” si è inserita la voce brillante e decisa di Carlos Almaguer (Nabucco), al quale sono stati tributati gli applausi più calorosi della serata: dizione chiara, ottima proiezione e presenza scenica decisa. Spontaneo -e forse unico meritato fino in fondo- l’applauso sul finir dell’aria “Dio di Giuda”. Su un piano decisamente inferiore il basso Askar Abdrazakov. Uno Zaccaria dalla voce “fissa” nelle note gravi fisse e con una tessitura medio-acuta poco proiettata e priva di armonici. Lascia perplessi anche l’Abigaille di Sorina Munteanu. E’ risaputa l’asperità vocale del personaggio, certo è che gli acuti di questa cantante sono strillati e appoggiati su un corpo vocale ben lontano dalle esigenze della scrittura verdiana. Buona la Fenena di Romina Tomasoni anche se a tratti un po’ stridula in acuto (forse un ruolo prematuro?) e buono anche l’Ismaele di Armaldo Kllogjeri. Corretti gli altri interpreti Silvia Celadin, Christian Faravelli e Massimiliano Chiarolla.
Ottima l’apertura/presentazione dell’Orchestra del Teatro G. Verdi di Trieste diretta dal M.° Antonello Allemandi nella solenne Ouverture. Ottimi anche l’impatto sonoro e la fusione delle voci del Coro: qualità vocale elevata, di stampo italiano, davvero fuori norma per il pubblico padovano abituato a compagini corali più o meno raccogliticcie e di conseguenza spesso poco incisive o acerbe. Qui si è beneficiato di una realtà stabile capace di offrire professionalità e sicurezza oltre che cura. Tuttavia, per tutta l’opera. tutti gli interventi corali si sono caratterizzati per un poco piacevole sfasamento tra coro e orchestra, quasi sicuramente dovuta al gesto non sempre chiaro del direttore d’orchestra. Peccato: frazioni di secondo che hanno penalizzato una qualità vocale e musicale davvero ottima. Successo cordiale, da parte di un pubblico che, come già abbiamo accennatato all’inizio, è uscito dal teatro silenzioso, forse intento a cercare di capire come Nabucco, opera molto amata dal “popolo”, vesse subito un simile e ingiustificato trattamento. Foto Michele Giotto