Firenze, Nuovo Teatro dell’Opera, Stagione lirica e di balletto 2012
“IL MAGO DI OZ”
Balletto in un atto.
Coreografia Francesco Ventriglia
Musica Francis Poulenc
Il mago / Il primario MICHELE SATRIANO
Dorothy ZALOA FABBRINI
Lo spaventapasseri / Il bimbo malato PAOLO ARCANGELI
Il boscaiolo di latta / Il clown di corsia CRISTIANO COLANGELO
Il leone / L’infermiere LEONARDO VELLETRI
La strega buona, Glinda / La suora FEDERICA MAINE
La strega cattiva / La capo sala MICHELANGELO CHELUCCI
Il servitore della strega cattiva FABRIZIO PEZZONI
Il principe di porcellana ZHANI LUKAJ
La principessa di porcellana GIORGIA CALENDA
Il pianista FRANCESCO NOVELLI
“GIANNI SCHICCHI”
Opera comica in un atto
Libretto di Giovacchino Forzano
Tratto dalla Commedia di Dante Alighieri
Musica di Giacomo Puccini
Gianni Schicchi DONATO DI STEFANO
Lauretta LAVINIA BINI
Zita IRENE MOLINARI
Rinuccio FILIPPO ADAMI
Gherardo ROBERTO COVATTA
Nella IRENE FAVRO
Gherardino SEBASTIANO D’EUGENIO
Betto di Signa MATTIA DENTI
Simone ALESSANDRO SPINA
Marco DAVIDE BARTOLUCCI
La Ciesca STAPHANIE LEWIS
Maestro Spinelloccio / Ser Amantio di Nicolao BIAGIO PIZZUTI
Pinellino GIOVANNI MAZZEI
Guccio EGIDIO NACCARATO
Orchestra del Maggio Musicale Fiorentino
Maggio Danza
Direttore Gaetano D’Espinosa
Pianoforte Andrea Severi
Scene e costumi Gianluca Falaschi (Il Mago di Oz)
Regia, scene e costumi Mario De Carlo (Gianni Schicchi)
Luci Valerio, Luciano Roticiani
Firenze, 21 dicembre 2012
La stagione 2012 del Maggio Musicale Fiorentino chiude con un doppio appuntamento. L’uno coreutico (Il mago di Oz coreografato da Francesco Ventriglia), l’altro operistico (il pucciniano Gianni Schicchi). Il perdurare dei lavori nella storica sede del Teatro Comunale costringe la direzione a portare in scena il dittico al Nuovo Teatro dell’Opera con tutti i disagi che ne conseguono: allestimento semiscenico e rinuncia alla fruizione degli spettacoli nella complessità in cui sono stati concepiti.
Apre la serata il balletto Il Mago di Oz le cui coreografie sono state ricavate dall’omonima fiaba di Lyman Frank Baum dal direttore di MaggioDanza Francesco Ventriglia che porta sul palco la compagnia fiorentina al gran completo. Il senso dello spettacolo può essere espresso dalle parole dello stesso Ventriglia che compaiono sul programma di sala: “(…) questo balletto racconta del “viaggio” onirico che la piccola Dorothy compie per diventare donna. La ricerca di quei beni preziosi che fanno di un individuo “una bella persona”, il coraggio, il cervello, il cuore, che troppo spesso erroneamente si cercano solo negli altri, con la speranza che possano farcene dono, diventa la consapevolezza che il viaggio stesso per cercarli è già un arrivo e che solo dentro a se stessi si può trovare la pagina bianca sulla quale scrivere il proprio nome e il proprio essere. Nel sonno profondo del coma, che sostituisce l’uragano del romanzo di Baum, la protagonista trasforma le persone che sono nella sua stanza d’ospedale nei personaggi del paese, Oz, fatto di nuvole e ricordi, che le insegneranno a guardare più da vicino, per trovare la realizzazione dei suoi sogni”. I colorati costumi e le scene, in realtà proiettate, che ritraggono l’interno di un ospedale e i mille mondi che la protagonista vive nei suoi sogni, sono firmati da Gianluca Falaschi con la collaborazione di Valerio Tiberi alle luci. Allestita una pedana rialzata sul palco nell’area riservata al coro, la compagnia narra la vicenda con godibili coreografie dai pezzi d’assieme ai poetici assoli. Tra i protagonisti principali si citano Michele Satriano, Zaloa Fabbrini, Paolo Arcangeli, Cristiano Colangelo, Leonardo Velletri, Federica Maine, Michelangelo Chelucci, Fabrizio Pezzoni, Zhani Lukaj, Giorgia Calenda e Francesco Novelli. Lo spettacolo è avvalorato anche dalle bellissime musiche di Francis Poulenc che il maestro Andriy Yurkevych ha eseguito dirigendo l’orchestra del Maggio Musicale Fiorentino con notevole trasporto e linearità il cui valore aggiunto sono i momenti solistici del pianoforte suonato da Andrea Severi.
L’armonia fiabesca che ben si intona con lo spirito natalizio è seguita dallo schietto carattere sarcastico toscano dell’ultimo pannello del Trittico pucciniano, frutto dell’accademia Maggio Formazione. La nota più dolente per il trasloco di questo allestimento in una struttura che ancora manca della torre scenica è la rinuncia alle scenografie di Galileo Chini che vennero allestite nella première del 14 dicembre 1918 al Metropolitan di New York e che in questa occasione sarebbero state riproposte. Mario De Carlo firma la regia e i bellissimi costumi medievali che finalmente riportano questo titolo nell’epoca indicata dal libretto (1 settembre 1299). Le luci sono di Luciano Roticiani grazie al quale vengono proiettati i bozzetti per le scene del Chini. La posizione eminente dell’orchestra rispetto ai cantanti non giova ai secondi giacché la loro voce arriva con molta difficoltà al pubblico essendo in massima parte sovrastata dalla massa strumentale. Chi ne fa soprattutto le spese è Irene Molinari in Zita. Innegabilmente bello il timbro vocale brunito, ma assolutamente insufficiente nel sostenere un ruolo che ha bisogno di tecnica più forbita, per giunta in una situazione svantaggiosa già in partenza. Rinuccio è un Filippo Adami pienamente immerso nella parte, a suo agio soprattutto nel registro centrale. Lauretta è Lavinia Bini che incarna pienamente la dolcezza del personaggio. Elegiaco il suo “O mio babbino caro”, buone le legature, altrettanto il fraseggio. Migliorata nel vibrato rispetto al Cappello di paglia di Firenze visto sempre al Maggio nel mese di luglio 2011. Betto di Signa è Mattia Preti, un basso che riesce piuttosto agilmente a tener fronte alla massa orchestrale interpretando un personaggio caricaturale di notevole spessore. Alessandro Spina interpreta il “più vecchio”, Simone, che emerge per un bel timbro che si rivela anche fin troppo solenne se associato al contesto in cui è inserito. Presenza statuaria e complessivamente positiva la prova tecnica. Biagio Pizzuti si distingue per l’agilità nell’interpretare due personaggi diversissimi tra loro: il medico Maestro Spinelloccio (in cui è bellissima la sua tecnica nell’alterare la voce) e il notaio Ser Amantio di Nicolao (dove viene fuori una voce baritonale ben impostata, ma non sufficientemente potente per la piena resa del personaggio). Gli altri parenti, Gherardo (Roberto Covatta), Nella (Irene Favro), Marco (Davide Bartolucci), La Ciesca (Stephanie Lewis) sono a pari merito per una buona preparazione tecnica, ma le voci con non poca difficoltà si intrecciano tra loro nel rendere il colore chiassoso e schietto di una famiglia italiana senza tempo. Donato Di Stefano è il protagonista Gianni Schicchi, quello che più di tutti riesce a gestire meglio il suo rapporto con un’orchestra oggettivamente opprimente. Buona l’estensione vocale, alterno il risultato complessivo. Però che peccato dimenticare le parole proprio nel momento di dettare il truffaldino testamento! Giovanni Mazzei ed Egidio Naccarato sono le due divertenti macchiette di Pinellino e Guccio, mentre il piccolo Sebastiano D’Eugenio è Gherardino dal quale il regista riesce a cavare un vero monello! L’Orchestra del Maggio Musicale Fiorentino interpreta con la pratitura con spirito e partecipazione. Altrettanto si può dire della lettura che ne fa il direttore Gaetano d’Espinosa a cui va il solo demerito di non essere riuscito pienamente a gestire il volume dell’orchestra in relazione alle voci.