Palermo, Teatro Massimo, Stagione Sinfonica 2012
Orchestra Mozart Bologna
Concertatore Claudio Abbado
Violini Isabelle Faust (BWV 1042, 1043), Gregory Ahss (BWV 1043), Raphael Christ (BWV 1047)
Viola Wolfram Christ
Flauto Jacques Zoon (BWV 1067, 1047)
Oboe Lucas Macías Navarro (BWV 1047)
Fagotto Francesco Bossone
Tromba Reinhold Friedrich (BWV 1047)
Contrabbasso Alois Posch
Violoncello Gabriele Geminiani
Clavicembalo Enrico Cacciari
Organo e clavicembalo Sebastian Kuechler-Blessing
Johann Sebastian Bach: Suite-Ouverture n. 2 in Si minore BWV 1067; Concerto per violino, archi e continuo n. 2 in Mi maggiore BWV 1042 ; Suite-Ouverture n. 3 in Re maggiore BWV 1068 ; Concerto per due violini, archi e continuo in Re minore BWV 1043 ; Concerto Brandeburghese n. 2 in Fa maggiore BWV 1047.
Palermo, 10 dicembre 2012
Con un caloroso e incisivo “Bentornato, Maestro!” il pubblico palermitano, a distanza di sei anni, ha accolto con immutato ardore il ritorno in Sicilia di Claudio Abbado, assente a Palermo dal settembre 2006, quando aveva diretto l’Orquesta Sinfónica de la juventud venezolana Simón Bolívar eseguendo musiche di Mahler e Beethoven. Atmosfera diversa e organico raccolto per questo concerto del 10 dicembre, che ha felicemente concluso la stagione sinfonica 2012 del Teatro Massimo con un programma interamente dedicato a Johann Sebastian Bach e affidato all’Orchestra Mozart, affiancata da strumentisti solisti di fama internazionale. Compagine pressoché unica nel suo genere in Italia, l’Orchestra Mozart di Bologna è frutto di un ampio progetto che dal 2004 ha voluto riunire le prime parti di prestigiose orchestre (Berliner Philarmoniker, Wiener Philarmoniker, Orchestra Filarmonica della Scala, Orchestra dell’Accademia Nazionale di S. Cecilia e altre ancora) insieme a giovani talenti provenienti da ogni parte del mondo. L’appuntamento palermitano ha segnato la tappa conclusiva della mini-tournée europea dell’orchestra, iniziata il 29 novembre e sviluppatasi in diverse città (Bologna, Francoforte, Baden-Baden, Monaco, Genova) con una scelta di brani che costituiscono un atto di amore nei confronti di Bach e delle due forme più rappresentative della musica strumentale nel Barocco: la suite e il concerto. Mente ideatrice è quella dello stesso Abbado, direttore artistico dell’ensemble e concertatore delle musiche in programma, selezionate in proficuo rapporto con le doti esecutive dei solisti.
Di fronte alla straordinaria bravura dei musicisti, le questioni filologiche sembrano – quasi – passare in secondo ordine, così come l’impressione di avere a che fare con un repertorio non propriamente affine al maestro milanese. Eppure l’eleganza indiscussa dei movimenti e l’autorevolezza della figura hanno riproposto con la consueta intensità il carisma inossidabile di Abbado, espresso in uno stile di “conversazione gestuale” che in questa occasione, più che dirigere, ha inteso fornire un punto di raccordo fra gli esecutori. La maestria di Abbado si è riflessa proprio nella capacità di eclissarsi e di dare spazio a solisti e orchestra, intervenendo con intelligenza nei punti della partitura che necessitavano di maggiore enfasi o di un più accorto orientamento del dialogo fra strumenti. Carattere dialogico che si è subito riscontrato nella Suite-Ouverture n. 2 in Si minore BWV 1067, grazie alla sopraffina interpretazione del flautista Jacques Zoon (nella foto) tecnicamente ineccepibile e in bilico fra atteggiamenti ora delicati, ora energici, ora più lirici. Sin dall’Ouverture, Zoon ha saputo concentrare la forza espressiva del brano bachiano, mantenendola attraverso le sezioni e colorandola di accenti manieristici nel Menuet, fino al trascinante vortice della Badinerie. Il risultato è un Bach “in punta di dita”, incredibilmente leggero, più francese che tedesco, senza però perdere di vista l’ampio respiro delle arcate melodiche e il rigore astratto del contrappunto. L’aggiunta di fiati e percussioni ha conferito corpo sonoro alla Suite-Ouverture n. 3 in Re maggiore BWV 1068 che l’orchestra ha giocato fra repentini contrasti – dalla festosa solennità dell’incipit, al carattere energico della Gavotta I-II – mentre nella celeberrima Aria i soli archi hanno sviluppato un continuum sonoro che Abbado è riuscito a bloccare nel tempo e contro il tempo, in un’atmosfera sospesa e irreale.
A separare le due Suite, il Concerto per violino, archi e continuo n. 2 in Mi maggiore BWV 1042 ha segnato l’entrata in scena della violinista Isabelle Faust (nella foto) vincitrice del premio Abbiati come migliore solista per il 2011. Vigorosa e attenta, la Faust ha mostrato carattere e severità di lettura, ben supportata dal resto dell’orchestra, soprattutto nelle sonorità inconsuete e metalliche dell’Adagio, alle quali si contrapponeva l’accattivante enfasi dell’ultimo movimento. Il gusto per i contrasti è proseguito nella seconda parte dello spettacolo, costituita da altri due concerti del compositore tedesco. Torna la Faust nel Concerto per due violini, archi e continuo in Re minore BWV 1043, affiancata da un ottimo Gregory Ahss (nella foto) perfetto nell’assecondare e sostenere le “provocazioni” sonore della collega e del resto dell’orchestra. I due gareggiavano con spigliata sicurezza, lungo i canonici tre movimenti che hanno tracciato un percorso musicale chiaro e lineare, proteso in avanti verso l’Allegro conclusivo. Nei passaggi contrappuntistici Abbado ha prestato maggiore attenzione alle entrate delle singole voci, segnandole con gesto imperioso, ma stemperando – più che accentuando – la logica di opposizione a favore del principio di conciliazione. Caratteristica evidente anche nel Concerto Brandeburghese n. 2 in Fa maggiore BWV 1047, dove l’incrocio fra le sezioni strumentali si rispecchiava nella frequente sovrapposizione delle mani del direttore, spesso diversificando i singoli cenni e associandoli alle parti timbriche da mettere in risalto. Solisti impeccabili anche in questo caso, con Zoon accanto all’oboista Lucas Macías Navarro e agli eccellenti Raphael Christ (violino) e Reinhold Friedrich (tromba). Gran finale, felicemente apprezzato dal pubblico in visibilio, al quale gli esecutori hanno regalato il bis dell’ultimo movimento del Branderbughese.