Vienna, Theater an der Wien, Stagione Lirica 2012 /2013
“IL TABARRO”
Opera in un atto su libretto di Giuseppe Adami, dal dramma La Houppelande di Didier Gold
Musica di Giacomo Puccini
Michele ROBERTO FRONTALI
Giorgietta PATRICIA RACETTE
Luigi MAXIM AXSENOV
Il Tinca JURGEN SACHER
La Frugola STELLA GRIGORIAN
Il Talpa MAURIZIO LO PICCOLO
Due Amanti EKATERINA SADOVNIKOVA, PAOLO FANALE
Un venditore di canzonette ANDREW OWENS
“SUOR ANGELICA”
Opera in un atto su libretto di Giovacchino Forzano.
Musica di Giacomo Puccini
Suor Angelica PATRICIA RACETTE
La zia principessa MARIE-NICOLE LEMIEUX
La badessa STELLA GRIGORIAN
La suora zelatrice ANN-BETH SOLVANG
La maestra delle novizie CELIA SOTOMAYOR
Suor Genovieffa EKATERINA SADOVNIKOVA
Suor infermiera GAIA PETRONE
Due suore cercatrici CAROLA GLASER, MILENA ARSOVSKA
La novizia / Suor Osmina LILJA GUDMUNDSDOTTIR
Prima conversa / Suor Dolcina FREDERIKKE KAMPMANN
Seconda conversa JOHANNA KRKOVAY
“GIANNI SCHICCHI”
Opera in un atto su libretto di Giovacchino Forzano
Musica di Giacomo Puccini
Gianni Schicchi ROBERTO FRONTALI
Lauretta EKATERINA SADOVNIKOVA
Zita MARIE-NICOLE LEMIEUX
Rinuccio PAOLO FANALE
Simone MAURIZIO LO PICCOLO
Betto di Signa BIAGIO PIZZUTI
Marco ANDREA PORTA
La Ciesca STELLA GRIGORIAN
Gherardo JURGEN SACHER
Nella CAROLA GLASER
Gherardino LEONID SUSHON
Maestro Spineloccio RUPERT BERGMANN
Amantio di Nicolao DARIO GIORGELE’
Pinellino MACIEJ IDZIOREK
ORF Radio-Symphonieorchester Wien
Arnold Schoenberg Chor
Gumpoldskirchner Spatzen
Direttore Rani Calderon
Maestro del Coro Erwin Ortner
Voci bianche dirette da Elizabeth Ziegler
Regia Damiano Michieletto
Scene Paolo Fantin
Costumi Carla Teti
Luci Alessandro Carletti
Vienna, 20 ottobre 2012
Nella concezione originaria del “Trittico”, i soggetti contrastanti tra loro, avrebbero dovuto essere tratti rispettivamente dall’ Inferno, dal Purgatorio e dal Paradiso di Dante, ma nella realizzazione solo un episodio è ispirato alla Divina Commedia, il Gianni Schicchi. Resta invece del contrasto: Il tabarro è una storia sordida e disperata, espressa pienamente dall’atmosfera musicale creata dal compositore, qui particolarmente attento alle nuove tendenze della musica contemporanea. Suor Angelica è invece una tragedia che però lascia aperta la speranza. La tenue vicenda, priva di situazioni drammatiche e conflittuali, limitò la fantasia musicale del compositore. Solo nella scena del colloquio tra suor Angelica e la zia, Puccini si eleva al culmine della sua arte drammatica. Gianni Schicchi è invece un’opera comica e fu quella che a differenza delle altre alla prima rappresentazione ottenne un immediato successo e numerose esecuzioni. Gianni Schicchi mostra la grande capacità di Puccini di adattare il suo stile anche allo spirito della commedia, ampliando così ancora la sua gamma creativa.
Capita abbastanza raramente, oggiorno, di vedere riunite tutte e tre le opere in un’unica serata. E’ un’occasione quanto mai ghiotta questa del Theater an der Wien che, per altro, ha affidato questa nuova produzione a uno dei registi più richiesti del momento, il veneziano Damiano Michieletto. Nella sua chiave di lettura i tre titoli, originariamente ambientati nel primi anni del XX° sec (Il tabarro), nel XVII (Suor Angelica) e nel 1299 (Gianni Schicchi), sono stati tutti contemporaneizzati. Il Tabarro è ambientato in mezzo ai cointainer di un porto industriali, gli stessi che si trasformano poi la cella e una sorta di lavatoio-lavanderia di un non ben identificato carcere femminile o campo di lavoro dove è rinchiusa Suor Angelica. Questi container diventano infine gli interni di un appartamento borghese del Gianni Schicchi. Una scelta visivamente efficace nella quale agisce un’ottima compagnia di cantanti-attori in grado di rendere le idee più o meno efficaci del regista. In Tabarro è evidente l’ossessione di Michele per la perdita del figlio, idea fissa rappresentata da un paio di scarpette che l’uomo porta sempre con se come una sorta di feticcio. Un senso ossessivo della morte che quasi vuole esorcizzare non l’uccisione di un’altra persona, Luigi, l’amante della moglie. La regia funziona, certo, ma perchè, quando Michele canta la sua aria “Nulla, silenzio”, intorno a lui ci sono i marinai che lavorano e Giorgietta amoreggia con Luigi in scena? Un aspetto che disturba.
Suor Angelica è intrisa la violenza. “Suore-carceriere”, continuano a vessare le “prigioniere”. Anche qui Michieletto forza la mano: vediamo la povera Angelica che si infila degli indumenti della lavanderia sotto il vestito a simulare una gravidanza, fa a pezzi strappa le immagini sacre della sua cella, quindi si avvelena e, come non fosse abbastanza, si taglia le vene. Mentre viene soccorsa, appare il figlio con la crudele zia principessa. Il coloratissimo Gianni Schicchi, ( stile anni ’60/’70) si svolge pressochè attorno al grande letto, segno di morte ma anche di vita. Sul letto di morte di Buoso Donati (divertente la scena nella quale Schicchi nascosto muove il corpo come un burattino!) è anche il protagonista dei forti atteggiamente seduttivi da parte delle donne della famiglia e, alla fine si adagiano su quel letto anche Lauretta e Rinuccio. Qui la regia ci fa capire che la ragazza ha già per così dire…consumato e ora si trova incinta. Una regia che, nel complesso delle tre opere funziona, pur con qualche esasperazione delle situazioni o delle azioni sceniche.
Abbiamo già fatto cenno che la compagnia di canto è stata notevolissima sul piano interpretativo, più altalenante su quello musicale. Roberto Frontali con la sua voce secca e aspra ma nel contempo sicura e squillante (in certi momenti sembra ricordare il grande Tito Gobbi) ha saputo interpretatre con grande convinzione i due ruoli contrastanti di Michele e dello Schicchi, ottenendo gli applausi più convinti della serata. Anche Patricia Racette ha saputo essere una convincente sanguigna e sensuale Giorgietta, per poi calarsi con la stessa passionalità in quelli di Suor Angelica, in un certo qual modo ha compensato i limiti di una vocalità talvolta poco controllata nell’intonazione e con acuti dal vibrato un po’ troppo largo. Straordinaria Maria-Nicole Lemieux (Zia Principessa e Zita). Vero contralto, ha mostrato una voce timbratissima e omogenea, in grado di non farsi schiacciare da certe intemperanze della direzione d’orchestra. Convincente Ekaterina Sadovnikova una Lauretta, che ha freseggiato la celebre “O mio babbino caro…” con una voce bella, seducente e insolitamente corposa per questo ruolo. Corretto il Luigi di Maxim Aksenov anche se di certo questo ruolo abbisognerebbe di un maggiore spessore vocale. Paolo Fanale (che in extremis ha cantato anche il ruolo del venditore di canzonette, sostituendo il titolare improvvisamente ammalato) un Rinuccio simpatico ma dalla voce povera di squillo. Ottima e ben affiatata il resto della compagnia di canto. Impeccabile e brillante la prova dell’Arnold Schoenberg Chor diretto da Erwin Ortner. Abbiamo lasciato per ultima la concertazione di del giovane direttore Rani Calderon che ha sostituito il previsto Kirill Petrenko (infortunatosi durante le prove). Calderon ha diretto con slancio ed espressività, non sempre però a favore del canto. L’orchestra ORF è parsa talvolta poco controllata nelle sonorità.