Sir Antonio Pappano interpreta Henze e Rossini

Roma, Auditorium Parco della Musica, Sala Santa Cecilia, Stagione concertistica 2012/2013
Orchestra e Coro dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia
Direttore Sir Antonio Pappano
Maestro del Coro Ciro Visco
Soprano Marina Rebeka
Contralto Sara Mingardo
Tenore Francesco Meli
Basso Alex Esposito
Hans Werner Henze: Ouverture zu einem Theater (“Ouverture per un teatro”)
Prima esecuzione italiana.
Gioachino Rossini. Petite Messe Solennelle per soli, coro, organo e orchestra
Roma, 10 novembre 2012  
Grande, grandissimo Sir Antonio Pappano! Il direttore stabile dell’Orchestra dell’Accademia di Santa Cecilia
  ha offerto una esecuzione mirabile dell’ultimo lavoro di Gioachino Rossini, la versione orchestrale della Petite Messe Solennelle. Abilissimo comunicatore, il Maestro, prima del concerto, si è rivolto al pubblico e ha tributato un omaggio appassionato al grande musicista  Hans Werner Henze, scomparso recentemente. Come un amico ci ha coinvolto emotivamente nel suo rapporto personale con il compositore, spiegando in maniera sempre così comprensibile la struttura del brano presentato, la Ouverture zu einem Theater (Ouverture per un teatro), eseguito in prima mondiale il 20 ottobre 2012, per la ricorrenza del centenario della fondazione della Deutsche Oper di Berlino. Sapientemente è riuscito a delineare l’intreccio di temi che si susseguono nella breve composizione della durata di circa cinque minuti, dal sinistro movimento iniziale alla esplosione del tema della fanfara dell’opera “il Principe di Homburg” al grande finale, eseguendoli subito dopo con un passione tale da galvanizzare il pubblico dell’Accademia, che ha  un applaudito in maniera calorosissima e a lungo il compositore scomparso.
In questo doveroso omaggio a uno dei più grandi compositori moderni di teatro musicale, il Maestro Pappano ha fornito anche una delle cifre interpretative della successiva Petite Messe rossiniana: nella sua dichiarazione appassionata di essere un direttore di opera ha indirizzato l’esecuzione verso quella grande teatralità che è intrinseca alla partitura, soprattutto nella versione per orchestra.
‘E pur vero che Rossini nella prima versione della Messe, più audace e moderna nella sua asciuttezza musicale, voleva una composizione lontana dal teatro, un semplice “péché de vieillesse” (peccato di vecchiaia) e che anche nella versione orchestrale, progettata per una grande basilica parigina, pensava a qualcosa di diverso, ma indubbiamente  in questa ultima revisione si affacciano prepotentemente echi di una profonda commistione con il teatro lirico. E questa musica così nuova per le orecchie di un pubblico abituato a stilemi completamente diversi nel linguaggio rossiniano, ci è stata restituita dal Maestro Pappano con un pathos così profondo, così vero, da evocare grande commozione in diversi momenti della Sacra Rappresentazione. Il gesto del Direttore ha permeato la sala di sonorità impalpabili nel magnifico “Kyrie” iniziale, quindi ha avvolto la partitura di un lirismo così struggente regalandoci emozioni indimenticabili nell’introduzione al “Domine Deus” e nel soave accompagnamento del “Qui Tollis”. Grande impatto teatrale anche nel successivo “Credo“, dall’iniziale “Credo in Unum Deum” al trionfale “Amen” conclusivo. Il Preludio religioso-Offertorio, momento peculiare della Petite Messe, forse il punto di maggiore legame con la prima versione, è stato ammantato di una solenne drammaticità nella parte iniziale che sfociava in un melodiare dolcissimo, toccante nella seconda parte, saldata senza interruzioni alle iniziali mezzevoci del “Sanctus”. L’Agnus Dei finale è stato reso con sonorità di colore quasi verdiano ed ha concluso con un’aura di sublime la serata. Il Coro dell’Accademia di Santa Cecilia, guidato sapientemente dal Maestro Ciro Visco, ha offerto una prestazione di altissimo livello artistico: dai virtuosismi contrappuntistici del Kyrie iniziale e del “Cum Sancto Spiritu”, nel quale ha cesellato un “Amen” finale di rara bellezza, alla perfezione del Gloria e alla potenza terribile dell’”Et resurrexit”, passando per le celestiali mezzevoci dell’inizio del Sanctus, si è rivelato vero protagonista dell’esecuzione. Meraviglioso anche il quartetto dei solisti, con una punta di particolare eccellenza nella prestazione del soprano Marina Rebeka. La cantante lettone, di presenza scenica gradevolissima, ha regalato al pubblico dei momenti di vibrata partecipazione nel “Qui Tollis” dove la voce si amalgamava perfettamente con quella del contralto Sara Mingardo. Nei due momenti solistici la Rebeka ha raggiunto vette di bravura entusiasmanti. Il “Crucifixus” è stato eseguito da una voce piena di armonici, modulata, con delle screziature quasi sensuali nella rappresentazione della Passione di Cristo. Nell’”O salutaris Hostia” la cantante ha sfoggiato delle mezzevoci perfette ed una espansione lirica del mezzo vocale di intensa bellezza. Strepitosa!! Il contralto Sara Mingardo, dal timbro caldo, brunito, ha offerto una grande interpretazione nei momenti d’assieme e ha eseguito con grande classe l’Agnus Dei finale, partecipando al clima di grande commozione suscitato dal Maestro. Il tenore Francesco Meli, dotato di un bellissimo timbro vocale, screziato da venature più scure, è stato un grande interprete nel “Domine Deus” dove ha mostrato una facile salita al registro acuto in particolare nel “Fili Unigenite” e nel finale del brano eseguito con grande eleganza. Nelle parti di assieme spiccava la sua sicurezza nell’emissione, profusa sempre di un intenso lirismo. Il basso-baritono Alex Esposito ha partecipato molto efficacemente alla riuscita dei pezzi d’assieme:  il suo particolare timbro vocale, di affascinante colore, la  perfetta tecnica di emissione hanno donato grande nobiltà all’esecuzione, scolpendo in maniera incisiva il brano solistico “Quoniam”. Serata memorabile di forte impatto sul pubblico che ha risposto calorosamente alla rappresentazione con applausi e acclamazioni ripetute per gli interpreti.