Catania, Teatro Massimo Bellini, Stagione Lirica 2011/2012
“L’ITALIANA IN ALGERI”
Dramma giocoso per musica in due atti, libretto di Angelo Anelli.
Musica di Gioachino Rossini
Mustafà SIMONE ALAIMO
Elvira SONIA PERUZZO
Zulma LOREDANA MEGNA
Haly SALVO TODARO
Isabella MANUELA CUSTER
Lindoro DANIELE ZANFARDINO
Taddeo CLEMENTE ANTONIO DALIOTTI
Orchestra e Coro del Teatro Massimo Bellini di Catania
Direttore Antonino Manuli
Maestro del Coro Tiziana Carlini
Regia Michele Mirabella
Scene e Costumi Alida Cappellini, Giovanni Licheri
Nuovo allestimento
Catania, 3 novembre 2012
Assente dalle scene del Teatro Massimo Bellini di Catania da ben 18 anni – l’ultima rappresentazione risale, infatti, al mese di dicembre 1994 – L’Italiana in Algeri di Rossini, andata in scena in queste settimane nel teatro del capoluogo etneo, è stata certamente il miglior spettacolo della stagione 2012 che è vissuta di alti, per la verità pochi, e bassi e che si concluderà il mese prossimo con La Traviata.
All’interno di una regia sapientemente concepita da Michele Mirabella si è mosso con una certa disinvoltura un cast vocale di talento che ha meritato l’apprezzamento del pubblico che ha gremito il teatro in ogni ordine di posto anche nella serata del 3 novembre, ultima in programma per questo allestimento. Certamente in questa Italiana non ci si annoia e già durante l’ouverture, secondo una tradizione ormai consolidata nei teatri d’opera, l’occhio del pubblico è subito attratto dalla scena che, in questa occasione, si apre mostrando un veliero fatto calare dal soffitto su un mare il cui moto ondoso è reso, in modo tradizionale, da un telone che viene fatto ondulare. Nelle scelte registiche e scenografiche l’Allegro dell’ouverture assume una dimensione spaziale con la sua esposizione che coincide con il vecchio topos letterario della tempesta di mare, metafora della fortuna a cui sono sottoposte le vicende umane, e con la sua ripresa che, invece, mostra l’ambientazione orientale della vicenda grazie al pavimento coperto da tappeti persiani e grazie allo sfondo nel quale si stagliano delle guglie islamiche.
Più che la città di Algeri, evocata nel titolo, la scenografia sembra mostrare un Oriente inaccessibile e misterioso, così come lo era per il pubblico europeo del primo Ottocento. Le scelte registiche, del resto, sembrano dettate dal rispetto della partitura e del libretto con Isabella che, autentica nipote della Mirandolina goldoniana, come giustamente notato dallo stesso Mirabella nelle sue note di regia, fa impazzire il babbeo di turno, quel Mustafà visto sempre dal regista come una sorta di Capitan Fracassa da teatro comico. Tutta la mise en scène è tramata da una sottile ironia che raggiunge il suo hapax nel finale del primo atto dove i personaggi sembrano muoversi come delle marionette e nell’esilarante terzetto del Pappataci dell’atto secondo dove si manifesta la vis comica di Simone Alaimo il quale, autentico mattatore della serata e particolarmente a suo agio nelle vesti di Mustafà, indossate anche nell’allestimento catanese di 18 anni fa, è stato protagonista di una prova brillante particolarmente apprezzata dal pubblico. Omogeneo il resto del cast da Daniele Zanfardino (Lindoro), che ha esibito una voce limpida particolarmente adatta ai ruoli rossiniani, a Manuela Custer, un’Isabella scaltra la cui voce appare migliore nei passi di agilità e negli acuti rispetto ai gravi. Corrette le prove degli altri componenti del cast da Sonia Peruzzo, un’Elvira, ironica nei concertati, che non perde mai la sua dignità di moglie, alla talentuosa Loredana Megma (Zulma), da Salvo Todaro (Haly) a Clemente Antonio Daliotti, un Taddeo comico ma con equilibrio. Una menzione particolare va fatta per l’orchestra, che, diretta, nella serata del 3 novembre, dalla bacchetta attenta e precisa, dal punto di vista tecnico, di Antonino Manuli, e ridotta, anche per il numero dei professori d’orchestra, ai ranghi di un organico italiano primottocentesco, non ha mai prevaricato sui cantanti accompagnandoli con discrezione. Buona, infine, la prova del coro sempre ben preparato da Tiziana Carlini. Foto di Giacomo Orlando per il Teatro Massimo Bellini.