Napoli, Teatro San Carlo, Ottobre Danza 2012
Etoile Ospite: Giuseppe Picone
Solisti, Ballerini ospiti e Scuola di Ballo del Teatro di San Carlo
Coreografie e Direttore della Scuola di Ballo: Anna Razzi
“Napoli”, Passo a sei
Coreografia August Bournonville ripresa da Anna Razzi
Musica Edvard Helsted
Allievi della Scuola di Ballo del Teatro di San Carlo
“Le Corsaire” , Passo a tre
Interpreti: Claudia D’Antonio, Stanislao Capissi, Ertrugrel Gjoni
Coreografia Marius Petipa, ripresa da Anna Razzi
Musica Léon Minkus
“Parthenope”
Coreografia Dino Verga
Musica Marco Schiavoni
Allievi della Scuola di Ballo del Teatro di San Carlo
da “Cantata”
Coreografia Mauro Bigonzetti
Musiche tradizionali napoletane eseguite dal Gruppo Assurd
“Gargano”
Interpreti: Massimo Sorrentino, Alessandro Staiano
“Girasole”
Con: Valentina Vitale
“ Without Words”
Coreografa Nacho Duato
Musica Franz Schubert
“Trio”
Interpreti: Fabio Gison, Candida Sorrentino,Domenico Luciano
“ Passo a due”
Interpreti: Fabio Gison, Candida Sorrentino
“Muerte de Narciso”
Coreografia Alicia Alonso
Musica Juliàn Orbòn
Scene Roger Salas
Con: Luca Giaccio
Da “Il Pipistrello”
Coreografia Roland Petit
Musica Johann Strauss jr.
“ I camerieri di Chez Maxim’s”
Interpreti: Danilo Di Leo, Michele Postiglione, Carlo Di Martino
“ Assolo di Belle”
con: Giovanna Spalice
“Can-Can”
Interpreti: Fortunato D’Angelo, Giovanna Sorrentino
“Escualo”
Coreografia Gianni Vacca
Musica Astor Piazzolla
Allievi della Scuola di Ballo del Teatro di San Carlo
“ Don Quijote”, Passo a due
Coreografia Marius Petipa
Musica Léon Minkus
Interpreti: Alessandro Macario, Alessandra Amato
“Claire de lune ”
Coreografia Dominique Walsh
Musica Claude Debussy
con: Domenico Luciano
“Ancora un respiro”
Coreografia Edmondo Tucci
Musica F.Chopin , (Notturno Do diesis M.)
Pianoforte: Alexandra Brucher
Con: Elisabetta Magliulo
“Lectio Magistralis”
Coreografia: Giuseppe Picone, da un’idea di Anna Razzi
Musica W.A.Mozart (Ouverture da Le Nozze di Figaro)
Con: Giuseppe Picone
Pianoforte: Agnello Mallardo
Napoli, 7 novembre 2012
Un Teatro gremito, un andirivieni di personale affaccendato, l’emozione di un evento speciale sul volto di tutti. Questa l’atmosfera di mercoledì sera al Teatro San Carlo di Napoli, in occasione della grande serata di gala per il bicentenario della Scuola di Ballo del Massimo napoletano, a festeggiare il primato di una istituzione pionieristica e ben presto imitata, come racconta al pubblico la voce recitante che accompagna la breve ma efficace proiezione di immagini anteposta alla serata di balletto. «Nel 1812, sotto il regno di Gioacchino Murat, il compositore e ballerino Pietro Hus aveva raccolto la sfida lanciata dai governanti francesi e, insieme a Louis Stanislav Henry e Salvatore Taglioni (zio della celebre Maria), aveva dato vita a corsi per 32 ragazzi: 16 maschi e 16 femmine. Fu subito un grande successo, tanto che l’anno dopo i francesi fondarono un’accademia simile anche alla Scala di Milano. Ma fu con il ritorno dei Borbone sul trono delle Due Sicilie che la scuola sancarliana prese forma. […] entrare al San Carlo costituiva un titolo di merito […] L’allievo aveva diritto alla preferenza nella scrittura al San Carlo – non proprio come avviene oggi – e, dopo sei mesi di esercizio, poteva anche partecipare agli spettacoli con una retribuzione che variava dai 2.640 ai 15.000 ducati l’anno. Come dire: un futuro assicurato. Altri tempi, altri scenari».
E quest’ultima frase si commenta da sé. Ma nel 1841 la prestigiosa Scuola venne soppressa, per poi riprendere le attività solo nel 1944, quando Bianca Gallizia, già prima ballerina scaligera, accettò l’invito di Pasquale Di Costanzo a ricostruire l’importante punto di riferimento della danza italiana. Accanto allo studio del balletto furono introdotte materie complementari, quali repertorio, tecnica della danza moderna, danza di carattere, storia e teoria della musica, canto e solfeggio. Il metodo di studio, basato sulle teorie del grande Maestro Enrico Cecchetti, fu aggiornato nel 1967 con l’inserimento della metodologia russa di Agrippina Vaganova. Nel 973 la direzione della scuola passò alla più stretta collaboratrice della Gallizia, Milly Wanda Clerici, alla quale seguirono Tony Ferrante, Zarko Prebil, Giuliana Pensi. Dal 1990 le redini della Scuola sono stabilmente nelle mani di Anna Razzi: romana con ascendenze partenopee, diplomata alla Scuola del Teatro dell’Opera di Roma, étoile alla Scala fino al 1985 con un ampio bagaglio di esperienze internazionali, la Razzi ha ripristinato gli spettacoli degli allievi della Scuola in un repertorio costantemente portato in scena nel corso degli anni accademici. Questo tipo di lavoro ha reso gli allievi spesso più sicuri degli professionisti in scena, anche se negli ultimi anni la stesa Direttrice sembra faticare a star dietro a una generazione sempre meno concentrata e troppo esuberante (come si è potuto notare da qualche “nota di colore”, non solo nel corso del Gala, ma anche in qualche spettacolo di fine anno).
Non mancano tuttavia giovani talenti dediti anima e corpo al durissimo studio della danza, come si è potuto vedere in apertura di serata. I brani tecnicamente più difficili sono stati infatti affidati agli allievi (se si fa eccezione per il Passo a due del Don Chisciotte): il passo a sei tratto dal balletto Napoli, di A. Bournonville è un chiaro esempio di virtuosismo tecnico, soprattutto per le variazioni maschili. Le batterie e i salti continui che si susseguono senza sosta richiedono una forza e una padronanza non da poco. I giovani allievi, sia pure con qualche comprensibilissima emozione, hanno portato in scena con diligenza tutta la coreografia, ripresa da Anna Razzi; sono stati soprattutto gli uomini a confermare il valore della scuola nella tecnica maschile, più che femminile, anche dinanzi al più diretto confronto con gli allievi dei principali enti lirici italiani. Sull’elemento femminile c’è ancora da lavorare, forse anche per una scelta di corpi non propriamente “felici” fin dal principio. Poi, si sa, il lavoro delle donne è decisamente più lungo, difficile e meticoloso, per cui vi è già lo svantaggio di un risultato che, agli occhi del profano, “figura” molto meno scenicamente, pur richiedendo uno sforzo superiore.
Altro momento virtuosistico affidato ad allievi da poco diplomati è il Passo a tre da Le Corsaire, in cui spicca per bravura il giovane albanese Ertrugrel Gjonj, nel ruolo dello schiavo, mentre Claudia D’Antonio è una convincente Medora, che non manca di concludere il difficile numero con i famosi fouettés finali, eseguiti con disinvoltura (non importa che ne mancasse qualcuno alla fine, il pubblico infervorato applaude spesso quando non deve e l’emozione gioca brutti scherzi). Agli allievi della Scuola sono state affidate altre due coreografie: una di Dino Verga, Parthenope e l’altra di Gianni Vacca, Escualo, un tango per soli uomini su musica di Astor Piazzolla.
Ospiti della serata, alcuni elementi del corpo di ballo del Teatro solitamente impegnati nelle retrovie e che per l’occasione sono stati impiegato a mo’ di solisti, tra i quali degni di menzione appaiono il giovanissimo Alessandro Staiano, guizzante nelle dinamiche bigonzettiane di Cantata e Candida Sorrentino, dolce e sensuale al contempo, impegnata nella coreografia di Nacho Duato Without Words. Questi due ragazzi meriterebbero una promozione sul campo (in vero Staiano è già partito per altri lidi), alla luce dell’inevitabile confronto con quanti, invece, non convincono affatto, pur appartenendo a gradi più elevati della gerarchia. Simpatico e ben accolto dal pubblico il terzetto dei camerieri dal “Pipistrello” di Roland Petit, Danilo di Leo, Michele Postiglione e Carlo Di Martino.
Una “prima assoluta” per il San Carlo è stata poi la coreografia della grande Alicia Alonso, Muerte de Narciso, su musica di Juliàn Orbòn, interpretata da un altro talento napoletano (per la precisione, puteolano) Luca Giaccio, che sembra un vero eroe dei tempi del mito con la sua chioma dorata e i suoi lineamenti delicati, volato a Cuba sulle ali del talento e, al momento, impegnato con il Balletto Nazionale di Cuba.
Applausi scroscianti per il Passo a due dal Don Chisciotte di Petipa-Minkus, con il primo ballerino ospite Alessandro Macario, formatosi sotto la direzione della Razzi e decisamente a suo agio nel panni di Basilio, e Alessandra Amato, altra allieva della Scuola emigrata a Roma, dove ricopre ruoli di prima ballerina, la quale, sia pure con emozione chiaramente percepibile, ha eseguito fluidamente l’adagio e la variazione, nonché i trentadue fouettés finali (con tanto di virtuosismo). Un’anticipazione del prossimo Don Chisciotte in cartellone? Zacharova a parte, lo speriamo! Ebbene, pare che gli allievi migliori emigrino sempre; questo vale un po’ dappertutto, ma ci auguriamo che vengano invitati più spesso o che possano ricevere proposte allettanti anche dal Teatro di casa propria, che non dovrebbe essere da meno rispetto alle tanto agognate mete extraterritoriali.
A chiudere in bellezza la serata il magnifico Giuseppe Picone con la sua Lectio Magistralis – non si può non notare il titolo emblematico ! – da un’idea di Anna Razzi, su musica di Mozart. L’étoile ha dovuto ridurre al minimo la sua performance, a causa di un lieve infortunio, ma una stella di siffatta levatura si erge al di sopra di tutti anche in pochi minuti di semplice sbarra, per carisma, portamento, eleganza, perfezione delle proporzioni. Commossa, lo ha seguito da un palco di quarta fila la madre, gentilissima e anziana signora, con un’emozione commovente, perché ogni allievo le ricordava il figlio, impegnato su quel palcoscenico negli anni della scuola. Scelto a dodici anni da Beppe Menegatti per interpretare accanto a Carla Fracci il ruolo del giovane Nijinskij, Giuseppe Picone, ultimo di quattro figli di un cancelliere del Tribunale di Napoli, ha proseguito i suoi studi all’Accademia Nazionale di Danza, grazie al sacrificio del fratello maggiore, che all’epoca rinunciò a laurearsi in Medicina per accompagnarlo ogni giorno da Casagiove, piccolo paese del casertano, a Napoli, credendo fermamente nella profezia di Zarko Prebil sul futuro di successo che lo avrebbe atteso. Il giovane Picone avrebbe presto spiccato presto il volo verso una fulgida carriera internazionale. A conclusione della serata, un saluto di tutti i corsi della Scuola e degli insegnanti, con l’augurio della direttrice Anna Razzi «di ritrovare tutti per il tricentenario», esattamente fra un secolo. Avrà un po’ esagerato?