Stuttgart, Liederhalle, Internationale Bachakademie Stuttgart
“SAUL”
Oratorio in tre parti, libretto di Charles Jennens
Saul MARKUS EICHE
Merab CHRISTIANE OELZE
Michal ROBIN JOHANNSEN
Jonathan MAXIMILIAN SCHMITT
David DAVID ALLSOPP
Samuel ANDREW MAHON
High Priest /Abner JASON STEIGERWALT
Witch of Endor / Amalekite JEAN-PIERRE GUELLET
Solo Soprano MIRIAM BURKHARDT
Solo Alto SANDRA MARKS
Gächinger Kantorei Stuttgart
Bach-Collegium Stuttgart
Direttore Helmuth Rilling
Stuttgart, 13 ottobre 2012
Quella che è appena iniziata sarà l’ ultima stagione di Helmuth Rilling come direttore artistico della Internationale Bachakademie Stuttgart. Cosa rappresenti per noi la figura di questo grandissimo musicista è forse un po’ difficile da comprendere, per chi non vive da queste parti. Nel corso dei sui 58 anni di attività, Rilling è diventato un vero e proprio punto di riferimento imprescindibile nella vita musicale di Stuttgart. Con i complessi della Gächinger Kantorei e del Bach-Collegium Stuttgart, da lui fondati, ha svolto una fondamentale opera di divulgazione della musica di Bach e del repertorio corale. per fortuna solidamente documentata da numerosissimi CD, tra i quali spicca l’ edizione completa delle composizioni bachiane. Diverse di queste registrazioni sono state insignite di premi e riconoscimenti internazionali.
Ma quello che rende veramente unica la figura di Helmuth Rilling, accanto al suo lavoro di direttore d’ orchestra, è la sua attività di educatore, condotta sia tramite i corsi della Bachakademie, istituzione da lui fondata nel 1981, sia attraverso i Gesprächskonzerte, esecuzioni per i giovani e gli studenti da lui stesso spiegate e commentate. A questo si deve aggiungere la fondazione di manifestazioni di altissimo livello come la Musikfest Stuttgart, rassegna che ha rapidamente conquistato una posizione di assoluto rilievo nel panorama musicale tedesco.
Pur essendo assolutamente lontano dai meccanismi dello star system, Rilling gode di grande popolarità presso gli appassionati, e non solo in Germania. Negli Stati Uniti, l’ Oregon Bach Festival da lui istituito nel 1970 è considerato tra i più importanti appuntamenti musicali americani, e in Italia gli appassionati conoscono bene la sua intensa collaborazione con l’ Orchestra Verdi di Milano.
Per questa sua ultima stagione alla guida della Bachakademie, Helmuth Rilling ha pensato a una sorta di ricapitolazione della sua pluridecennale attività, con un cartellone che riprende tutte le sue interpretazioni di maggior successo, inclusi due monumenti bachiani come il Weinachtsoratorium e la Matthäus Passion, e che si concluderà con un concerto celebrativo nel corso del quale verrà eseguita per la prima volta una nuova composizione di Wolfgang Rihm, commissionata dalla Bachakademie per festeggiare l’ ottantesimo compleanno del direttore.
La serata inaugurale alla Liederhalle era dedicata al Saul, l’ oratorio di Händel scritto nel 1739 su libretto di Charles Jennens, ricco proprietario terriero, letterato e intenditore di musica, che per il musicista di Halle scrisse anche i testi di altri due capolavori come il Messiah e Belshazzar.
Il Saul, il cui argomento è tratto dai due libri biblici di Samuele, è una partitura complessa e di vasto respiro, nella quale Händel fa sfoggio di una straordinaria sapienza nelle scrittura corale e orchestrale e nella strumentazione, che comprende anche l’ inserzione di un concerto per organo nel secondo atto, dopo il coro “Is there a man”, del carillon nella Sinfonia che introduce la scena corale del primo atto, nella quale gli Israeliti rendono omaggio a David, di tre tromboni e dell’ arpa. Personaggio principale è naturalmente il coro, che interviene sia a commento dell’ azione che come parte attiva nello svolgimento della vicenda. Le arie solistiche sono limitate nel numero ed essenziali nella struttura, senza grandi virtuosisimi vocali. Rilling imposta l’ esecuzione su parametri filologici attentamente calcolati, ma senza gli eccessi e gli isterismi di quegli esecutori che io spregiativamente definisco “baroccari”. Oltretutto, il direttore tedesco è dotato di un sano buon senso e utilizza gli strumenti di tipo antico solo per il repertorio che arriva fino a Mozart, mentre per la letteratura ottocentesca si serve di una orchestra sinfonica tradizionale, come è accaduto nel caso della Missa Solemnis beethoveniana eseguita lo scorso febbraio. Nelle interpretazioni di Rilling non manca mai la ricerca del bel suono e della trasparenza strumentale, e la scrittura händeliana è valorizzata da una scrupolosa attenzione ai dettagli e da una splendida flessibilità del fraseggio. Su tutto il resto, in questa esecuzione, si imponeva la magnifica prova della Gächinger Kantorei, complesso vocale che ha pochi eguali oggi in questo repertorio, per bellezza di impasti e ricchezza di dinamica, caratteristiche che hanno permesso una perfetta resa di tutte le complesse pagine corali della partitura. In particolare, bellissima la lunga scena finale di compianto sulla morte di Saul e Jonathan, interpretata con un’ intensità espressiva e una varietà di colori strumentali e corali assolutamente di altissima qualità. Tra i cantanti, da segnalare soprattutto il giovane soprano americano Robin Johannsen, dalla voce dolce, flessibile e tecnicamente abbastanza in regola, che ha dimostrato belle doti interpretative nelle arie di Michel. Buono anche il tenore Maximilian Schmitt, fraseggiatore discretamente incisivo, che impersonava Jonathan.
Pur non essendo io in genere un estimatore dei controtenori, ho apprezzato la voce timbricamente interessante e omogenea di David Allsopp, che nel ruolo di David ha sfoggiato anche un accento sufficientemente incisivo e un fraseggio di buona varietà, oltre che un’ emissione molto curata. Il giovane basso Markus Eiche, interprete di Saul, è un collaboratore fisso di Helmuth Rilling. Più che di un autentico basso, si tratta di una voce baritonale, non di grande volume, ma dotata di discreta morbidezza, un po’ come Max van Egmond nei vecchi dischi di Harnoncourt. Nonostante un settore acuto un po’ soffocato, si tratta di un fraseggiatore abbastanza incisivo e personale, in grado di dare varietà di inflessioni ai lunghi recitativi che costituiscono la parte maggiore del ruolo. Molto brava Christiane Oelze come Merah, a dispetto di qualche acuto in sentore di fissità. Buone anche tutte le parti di fianco. Successo vivissimo per tutti, con un autentico trionfo per Rilling.