Firenze, Nuovo Teatro dell’Opera, Stagione Sinfonica 2012
Orchestra del Maggio Musicale Fiorentino
Direttore Pietrari Inkinen
Violino Salvatore Accardo
Soprano Laura Claycomb
Béla Bartók: Concerto n. 2 per violino e orchestra
Gustav Mahler: Sinfonia n. 4 in Sol maggiore “Das himmlische leben”
Firenze, 19 ottobre 2012
Continua al Maggio Musicale Fiorentino la carrellata sul podio del Nuovo Teatro dell’Opera del meglio delle giovani bacchette in circolazione. Per il terzo appuntamento sinfonico autunnale è la volta del finlandese Pietrari Inkinen che nel 2013 lo ritroveremo impegnato presso il Teatro Massimo di Palermo con l’integrale del Ring des Nibelungen in occasione del bicentenario wagneriano.
Nella prima parte del concerto impera l’imponente presenza di un solista d’eccezione, il grande Salvatore Accardo, violinista di acclamato in tutto il mondo e che non abbisogna di ulteriori presentazioni. Seppur la fama del secondo può eclissare quella nascente del primo, nel Concerto n. 2 per violino e orchestra di Béla Bartók si pongono le basi affinché l’estro di entrambi trovi concilio. L’impervia partitura impone al solista di dar sfoggio di tutte le sue doti, tecniche in primis, dove sprazzi di lirismo affiorano turbolente e appassionate. Dall’altro lato la direzione emerge per una lettura lineare, ben precisa e puntualmente attenta, dove la voce dell’orchestra si fonde con quella del solista. L’elevata qualità d’esecuzione di questo lavoro del XX secolo sta proprio nell’aver saputo raggiungere questa rarissima e preziosissima omogeneità, cosa non affatto scontata, che segna un ideale passaggio di consegne dove la consolidata saggezza di un venerato artista stringe con gentilezza la mano alla luce di un astro nascente che albeggia sul panorama musicale di questi anni.
Dopo il bis in cui Accardo concede ad un pubblico festoso un classico della sua interpretazione, il Capriccio n.° 24 in La minore di Niccolò Paganini, il fuoco bartókiano si smorza per lasciar spazio alla quiete della pastorale mahleriana, la Sinfonia n. 4 in Sol maggiore. Qui il direttore offre un lettura lineare quanto purissima dove la quiete diventa palpabile e l’aria fresca delle montagne che ispirarono Mahler pare soffiare dalla platea sulle ali della musica di questa partitura. Morbido e nel contempo brillante ogni intervento dei violini. Un’atmosfera di serena e scorrevole poeticità trova il gentile slancio di mutarsi nel romantico e vibrante moto lacrimevole del terzo movimento Ruhevoll (poco adagio) il quale, a sua volta, sfocia nella gioiosità del finale Sehr behaglich dove la voce, purtroppo fragile, del soprano Laura Claycomb intona il lied “Wir geniessen die himmelischen” chiude la sinfonia del “Knaben wunderhorn” dopo la quale l’autore, inesorabilmente, muoverà i passi verso quella trilogia della morte che è l’epilogo di della parabola artistica del compositore. New PressPhoto