Festival Verdi 2012: “Rigoletto”

Parma, Teatro Regio, Festival Verdi 2012
“RIGOLETTO”
Melodramma in tre atti su libretto di Francesco Maria Piave dal dramma Le roi s’amuse di Victor Hugo
Musica di Giuseppe Verdi
Il Duca PIERO PRETTI
Rigoletto LEO NUCCI
Gilda JESSICA PRATT
Sparafucile FELIPE BOU
Maddalena BARBARA DI CASTRI
Giovanna ALISA DILECTA
Conte di Monterone GEORGE ANDGULADZE
Marullo VALDIS JANSONS
Matteo Borsa PATRIZIO SAUDELLI
Conte di Ceprano ALESSANDRO BUSI
Contessa di Ceprano LEONORA SOFIA
Un usciere di corte ALESSANDRO BIANCHINI
Un paggio LEONORA SOFIA
Filarmonica Arturo Toscanini
Coro del Teatro Regio di Parma
Direttore Francesco Ivan Ciampa
Maestro del Coro Martino Faggiani
Regia Elisabetta Brusa (ricordando Pier Luigi Samaritani)
Scene e costumi Pier Luigi Samaritani
Luci Andrea Borelli
Parma, 12 ottobre 2012
La scelta di inaugurare il Festival Verdi 2012 con Otello aveva destato non poche perplessità: la più grande, ovviamente, legata agli interpreti. Cancellato Otello, continuano invece con grande successo le repliche di Rigoletto, deciso in extremis dai nuovi vertici del Teatro Regio di Parma, che vede schierati giovani ma già affermati artisti capeggiati dal beniamino di casa, il baritono Leo Nucci. Anche in quest’occasione, come per l’anno trascorso, viene ripreso uno storico allestimento di Pier Luigi Samaritani, ora riallestito da Elisabetta Brusa. Si potrà discutere sull’opportunità o meno di aprire un Festival con questi repêchage, spacciandoli per “ormai classici”, ma occorre notare che la mancanza più evidente è stata ancora una volta la regia, soprattutto nella gestione delle grandi pagine d’insieme: non è possibile vedere gente lanciarsi grappoli di uva finta per l’intera durata della festa del primo atto mentre una povera figurante, in piedi sul tavolo e con un calice in mano, continua a girare su se stessa. Meglio i quadri più “intimistici”, soprattutto laddove vengono espressi i rapporti tra Rigoletto e Gilda, anche se buona parte, se non tutto, sembra essere lasciato alle mani dei solisti. Ed è un peccato: perché, seppur dismessi, i fondali sono stati ben valorizzati dalle belle luci di Andrea Borelli che opta per tagli ampli e tinte ovattate. Lo stesso si può dire dei costumi sempre a firma Samaritani, magari datati nella fattura, ma il cui sgargiante ventaglio cromatico non può lasciare indifferenti.
In seguito al cambio di titolo, su diversi quotidiani è rimbalzata la notizia secondo cui molte sarebbero state le rinunce alla visione dello spettacolo, soprattutto da parte di gruppi turistici: alla nostra serata, il 12 ottobre, il Teatro era però pressoché pieno. Richiamo tardivo per i nomi in cartellone? Giornata ormai prossima al fine settimana? Chissà: sul piano musicale, certamente le attrattive non mancavano. Jessica Pratt ha felicemente debuttato al Teatro Regio: una Gilda splendidamente cantata e molto applaudita. Una raffigurazione, la sua, sincera e commovente, forte degli acuti grandi e luminosi, dei fiati lunghi, dell’emissione salda che le consente di essere sempre espressiva nel fraseggio e sonora nei momenti più ostici per la sua vocalità, come al celebre quartetto o al duetto finale. Piero Pretti, nei panni del Duca, è risultato meno raffinato sul piano interpretativo: si rimane tuttavia piacevolmente colpiti dal timbro schietto che suona omogeneo in tutta la gamma. La voce ci è però sembrata “soffrire” sul passaggio, dove tende suonare un po’ roca; una prestazione comunque degna di grande attenzione, in grado di restituire al personaggio compostezza e virilità. Leo Nucci fa di Rigoletto un grande personaggio. Eccolo, ormai settantenne, a proporre ancora una volta al pubblico parmigiano -forse quello che a buon diritto si può definire il “suo pubblico”- un ritratto che è frutto di tutta una carriera. Il buffone di corte viene connotato nei tratti talora eccessivi, nelle smorfie, nelle movenze istrioniche e nell’espressione dei sentimenti: a fronte dei normali difetti dovuti al tempo, si rimane stupiti dalla saldezza con cui Nucci gestisce ancora un’intera recita. Felipe Bou non mette in sufficiente risalto il personaggio di Sparafucile: la voce non è molto ampia suonando, oltretutto, un po’ gutturale. Barbara Di Castri “lotta” con la tessitura di Maddalena, per lei troppo bassa, restituendone un personaggio eccessivamente volgare. Poco da dire sul resto del cast. È però curioso osservare che del Progetto Giovane dell’anno trascorso, cui abbiamo accennato anche nella recensione de La battaglia di Legnano, sia rimasto il solo George Andguladze qui impiegato nei panni di Monterone: voce stimbrata e in affanno negli acuti, la cui maledizione viene fortunatamente coperta dalla massa orchestrale. Francesco Ivan Ciampa, a capo della Filarmonica Arturo Toscanini, eredita da Daniel Oren un Rigoletto praticamente mutilato in strette e cabalette: ebbene sì, al Festival Verdi. Per quanto possa valere una comparazione tra un ascolto live e la trasmissione televisiva, il risultato è bene o male il medesimo: una lettura molto esteriore, talora estremizzata ma che riesce a regalare qualche momento intenso e d’effetto come il temporale. Buona la prova del Coro del Teatro Regio di Parma diretto da Martino Faggiani. Calorosissima l’accoglienza da parte del pubblico. Foto Roberto Ricci – Teatro Regio di Parma.