Bologna, Teatro Comunale, Stagione lirica 2011-2012
“CAVALLERIA RUSTICANA”
Melodramma in un atto su libretto di Giovanni Targioni-Tozzetti e Guido Menasci, dal dramma omonimo di Giovanni Verga.
Musica di Pietro Mascagni
Turiddu GIANCARLO MONSALVE
Alfio ALBERTO MASTROMARINO
Santuzza KATJA LITTING
Lola LUCIA CIRILLO
Lucia CINZIA DE MOLA
“PAGLIACCI”
Dramma in un prologo e due atti.
Libretto e musica di Ruggero Leoncavallo
Canio PIERO GIULIACCI
Tonio ALBERTO MASTROMARINO
Beppe LEONARDO CORTELLAZZI
Silvio MARCELLO ROSIELLO
Nedda INVA MULA
Orchestra e Coro del Teatro Comunale di Bologna
Coro Voci Bianche del Teatro Comunale di Bologna
Direttore Alberto Veronesi
Maestro del Coro Lorenzo Fratini
Preparatore Coro Voci Bianche Alhambra Superchi
Regia Liliana Cavani
ripresa da Marina Bianchi
Scene Dante Ferretti
Costumi Gabriella Pescucci
Luci Gianni Mantovanini
Maestro del Coro Lorenzo Fratini
Allestimento Teatro Comunale di Bologna, in coproduzione con Teatro Bellini di Catania
Bologna, 14 ottobre 2012
Fare il “tutto esaurito” con l’infallibile accoppiata Cavalleria Rusticana e Pagliacci (o come dicono in America “Cav & Pag”) riprendendo i piacevoli allestimenti oleografici e super-tradizionali di Liliana Cavani (o, per meglio dire, le belle scene di Dante Ferretti)? Perché no? Ma considerare questa l’occasione buona per far lavorare un incompetente come Alberto Veronesi (forse nell’ottica di ottenere un sostegno economico per il teatro da chi sappiamo?) significa mancare di rispetto a queste partiture (forse considerate facili o di routine), al pubblico e naturalmente ai musicisti, posti in evidente difficoltà dall’incapacità del direttore, che nella replica cui ho assistito è stato perfino fischiato dal pubblico (come non succede così di frequente). Un plauso va quindi innanzi tutto all’Orchestra e al Coro del Comunale di Bologna, che hanno dimostrato tutta la loro professionalità riuscendo ad offrire una lettura che, se non proprio esaltante, è stata almeno dignitosa, nonostante il gesto veementemente maldestro direttore.
La svedese Katja Lytting è una Santuzza vocalmente all’altezza (quantunque il suo vibrato un po’ nervoso non sia per tutti i gusti), ma scenicamente piuttosto “lessa”, assai lontana dalla focosità siciliana richiesta dalla parte. Più piccante e caratterizzata la Lola di Lucia Cirillo e buona la Mamma Lucia di Cinzia De Mola. Piccantissimo invece il Turiddu del cileno Giancarlo Monsalve, che da un punto di vista fisico rende alla perfezione il carattere del cafone mammone e passionale ma che anziché cantare rovescia la testa all’indietro per lanciare grida belluine prive di squillo. Cantare male non è certo un delitto, ma che questi sgradevoli rumori possano essere considerati accettabili (o magari proprio “in stile”) dai direttori artistici dei teatri di oggi è piuttosto preoccupante.
A Monsalve deve essere molto grato Piero Giuliacci, il Canio dei Pagliacci, che al confronto è parso un Björling o un Caruso. Non è nessuno dei due, naturalmente, come fa ricordare una linea di canto un po’ rozza e acuti spesso fallimentari, ma almeno è un tenore, non un pescivendolo alla Vuccirìa. Il celebre soprano albanese Inva Mula (Nedda) ha un timbro lirico assai bello e morbido, ma è meno a suo agio nei gravi, pure richiesti dalla parte, e non lascia intendere che poche parole. Marcello Rosiello (Silvio) fa tutte le note ma con una voce alquanto ingolata e arrischia dei “pianissimi” abbastanza improbabili. Nedda avrebbe fatto molto meglio a commettere adulterio con l’eccellente Beppe, Leonardo Cortellazzi, adorabile nella famosa serenata di Arlecchino.
Elemento comune ai due spettacoli è stato il baritono Alberto Mastromarino, assoluto trionfatore di questa produzione, che, forte di una voce ampia e morbida e di una eccellente pronuncia, ha dato vita al rozzo e sanguigno Alfio e al freddo e disgustoso Tonio, strappando l’applauso più spontaneo al pubblico con il suo bellissimo Prologo. P.V.Montanari Foto Rocco Casaluci.