Roma, Auditorium Parco della Musica
Concerto diretto da Carlo Rizzari
Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia
Direttore Carlo Rizzari
Pianoforte Behzod Abduraimov
Piotr Ilic Caikovskij: Concerto nr.1 in si bemolle maggiore per pianoforte e orchestra
Robert Schumann: Sinfonia n.2 in do maggiore
Roma, 27 settembre 2012
Si è conclusa giovedì scorso la maratona olimpionica dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia dall’incisivo nome “Winners, la musica che vince”, dedicata ai giovani pianisti vincitori di prestigiosi premi internazionali. Ogni appuntamento ha visto la presenza di altrettante giovani bacchette. Giovedì 27 settembre è stato il turno di Carlo Rizzari, pienamente a suo agio sul podio di Santa Cecilia, della cui passata stagione estiva è stato protagonista con le sinfonie dispari di Beethoven ed il concerto assieme al pirotecnico Lang Lang.
Alla tastiera, stavolta, l’uzbeko Behzod Abduraimov, vincitore nel 2009, all’età di diciott’anni, del London International Piano Competition, subito catturato dall’etichetta DECCA per la quale è già uscito il suo primo album dedicato a Listz, Prokofiev e Saint-Saëns. Abduraimov è un ottimo talento, non c’è che dire, sicuro di sé e dotato di una tecnica ferrea. L’arduo Concerto di Cajkovskij (uno dei più impervi della letteratura pianistica) potrebbe mettere a dura prova chiunque, ma non il nostro giovane astro nascente che attacca con animo infuocato ogni passaggio del primo movimento. Alla tecnica impeccabile si alterna un fraseggio che potrebbe lasciar più spazio al pathos, specialmente nel secondo movimento in cui ci si aspetterebbe una maggiore sensibilità nei confronti della delicata fusione fra orchestra e pianoforte.
Ma sarà il tempo a dirci se è una questione di esperienza o di stampo interpretativo ormai definito. Un terzo movimento rocambolesco ha strappato eccitati applausi e boati di un pubblico fino a quel momento incredibilmente silenzioso e rapito per essere l’audience romano.
Sul podio Carlo Rizzari ha conquistato la sala con la Seconda Sinfonia di Schumann, in cui l’orchestra è apparsa ancora più concentrata nel seguire ogni singolo cenno del direttore. La Seconda Sinfonia è un capolavoro con il quale, come ci ha comunicato lo stesso Rizzari in camerino, Schumann ha saputo anticipare il sinfonismo tardo-romantico sfruttando a pieno le potenzialità espressive non solo degli archi ma anche dei fiati che in alcuni momenti sono i veri protagonisti della tessitura orchestrale. Un piccolo accenno alla magistrale direzione dell’Adagio espressivo, particolare anch’esso, non solo perché in terza posizione anziché seconda, ma perché esempio di felice unione fra sensuale lirismo e rigido contrappunto dell’episodio fugato.