Venezia, Teatro La Fenice
Aldo Ciccolini, Premio “Una vita nella Musica” – Arthur Rubinstein 2012
fondato da Bruno Tosi
Wolfgang Amadeus Mozart: Fantasia in do minore, K. 475
Muzio Clementi: Sonata in sol minore, op. 34 n. 2
Mario Castelnuovo – Tedesco: Piedigrotta 1924, Rapsodia Naapoletana
I. Tarantella Scura – II. Notte ‘e Luna – III. Calasciunate – IV. Voce Luntana (Fenesta ca lucive) – V. Lariula’!
Venezia, 17 settembre 2012
Teatro gremito, in ogni ordine di posti, da un pubblico di appassionati, musicisti, uomini di cultura, autorità, per celebrare Aldo Ciccolini, decano dei più grandi pianisti del momento, da tempo stella di prima grandezza nel firmamento della musica a livello mondiale, cui è stato conferito quest’anno il premio “Una vita nella musica”. Un’occasione per dimostrargli la stima e l’affetto che si è meritato in tanti decenni di assoluta dedizione alla musica come raffinato interprete dal vastissimo repertorio, oltre che come autorevole didatta, che ha formato con instancabile passione generazioni di allievi. Una lieta serata per premiare un artista sommo, comunicare con lui, apprezzare la sua canuta saggezza d’uomo e d’artista, che può vantare come pochi una profonda esperienza del mondo, della cultura, della musica. Ma tutti i presenti avvertivano anche un incolmabile vuoto: il destino aveva da pochi giorni strappato alla vita l’ideatore della manifestazione che stava per svolgersi, l’instancabile animatore della vita musicale e culturale veneziana, e non solo, che, istituendo questo premio nel lontano 1979, aveva portato sulle rive della laguna gli esponenti più insigni della musica e della cultura di tutto il mondo. Era dunque doveroso che il palinsesto della serata fosse modificato per dare spazio alla commemorazione del giornalista, critico musicale, organizzatore di eventi, che da poco ci aveva lasciato. Lo ha commemorato tra gli altri il sovrintendente Cristiano Chiarot, che ha comunicato di aver preso il solenne impegno di fronte all’amico, pochi giorni prima della sua scomparsa, di mantenere in vita, negli anni a venire, il premio da lui fondato.
È seguita al toccante ricordo di Tosi, la premiazione dell’illustre musicista, cui sono stati consegnati, tra i vari omaggi, il leone alato in vetro di Murano, oggetto-simbolo del premio, e una targa offerta dal Teatro La Fenice. Dopodiché è iniziato il recital, che il maestro Ciccolini ha voluto dedicare all’insigne scomparso. Appena il grande pianista si è seduto davanti alla tastiera per eseguire il primo pezzo in programma, la Fantasia in do minore k. 475 di Mozart, è avvenuto un vero e proprio prodigio: l’interprete quasi novantenne ha mostrato una tale sicurezza, precisione, concentrazione nell’eseguire le solenni battute che aprono il primo movimento (Adagio) della composizione, da far ritenere che gli anni non siano passati, per poi rendere con dolcezza, rapimento e, nello stesso tempo, compostezza di stile – uno dei tratti più tipici del maestro – l’episodio lirico centrale in maggiore. In generale l’interpretazione di Ciccolini ha messo in evidenza, anche nei restanti movimenti, il pathos preromantico sotteso a questa composizione, facendosi apprezzare, altresì, per la perfezione con cui ha eseguito i passaggi d’agilità e per la padronanza nel tocco, a rendere il chiaroscuro che percorre la Fantasia.
Anche nell’eseguire la Sonata in sol minore op. 34 n. 2 di Muzio Clementi il pianista napoletano ha evocato un clima preromantico, svelando sonorità beethoveniane, oltre a sfoggiare una straordinaria agilità nel fraseggio e un’incredibile padronanza della mano sinistra. Sorprendente anche la sua capacità di rendere l’insieme, di far cogliere le unità semantiche e formali, pur facendo sentire ogni più minuto particolare.
Assolutamente irresistibile, poi, l’interpretazione di Piedigrotta, una rapsodia di musiche e stilemi della tradizione napoletana, dovuto al fiorentino Mario Castelnuovo Tedesco – vicino alla cosiddetta generazione dell’Ottanta, allievo di Ildebrando Pizzetti – che nel “colorare” ed armonizzare questa composizione ha guardato ai francesi (come del resto facevano De Falla e altri musicisti contemporanei, che si riallacciavano alla rispettiva tradizione folklorica nazionale). Ciccolini ha qui rivelato tutta la tua tecnica trascendentale e la sua sensibilità d’interprete, rendendo da par suo le raffinatezze di questa partitura con un vitalismo decisamente giovanile, per non dire dionisiaco, nelle parti più animate (Tarantella scura, Calasciunate, Lariulà!) e un tocco dolcissimo in quelle più lente e nostalgiche (Notte ‘e luna e Voce luntana). Successo travolgente alla fine di questa serata per molti versi indimenticabile, resa ancor più ricca di emozioni estetiche dalla concessione di due bis: l’Impromptu op. 90 n. 3 di Schubert e la Danza española n. 5 “andaluza” di Enrique Granados, mandando il pubblico letteralmente in delirio, per lo struggente lirismo con cui ha proposto la prima composizione e il dinamismo ritmico, contrapposto alla danzante melodia andalusa, che ha messo in rilievo nella seconda, sempre con assoluta perfezione di stile. Foto Michele Crosera