Aix-en-Provence, Cortile de Le Grand Saint-Jean, Festival International d’Art Lyrique d’Aix-en-Provence 2012
“LA FINTA GIARDINIERA”
Opera buffa in tre atti K.196. Libretto di Giuseppe Petrosellini
Musica di Wolfgang Amadeus Mozart
Il Podestà COLIN BALZER
Sandrina LAYLA CLAIRE
Il Contino Belfiore JULIAN PREGARDIEN
Arminda ANA MARIA LABIN
Don Ramiro JULIE ROBARD-GENDRE
Serpetta SABINE DEVIEILHE
Nardo JOHN CHEST
Orchestra Le Cercle de l’Harmonie
Direttore Andreas Spering
Regia e costumi Vincent Boussard
Scene Vincent Lemaire
Luci Guido Levi
Nuovo allestimento con Grand Théâtre de Luxembourg; Opéra de Toulon; Opéra de Rouen
Aix-en-Provence, 24 luglio 2012
Sebbene considerata come opera non di primo piano nella produzione mozartiana, scritta su un libretto già utilizzato da altri compositori, La finta giardiniera, dalla trama complessa, a volte confusa, come in molte commedie in musica dell’epoca, ha nella musica una grande freschezza e contiene molti elementi che ritroveremo sviluppati nel Mozart più maturo. La nuova produzione vista a Aix è stata collocata nel nel cortile del Grand Saint Jean, luogo idilliaco e bucolico, perfettemante adeguato alla partitura. Alla scenografia basata sulle mura del palazzo, si sono aggiunti ben pochi elementi: un palcoscenico lucido, dei fiori fluorescenti, i costumi dei protagonisti un po’ bizzarri nel loro collocarsi tra antico e moderno, le belle luci d Guido Levi. A cornice di tutto ciò, una luna splendente e un cielo stellato che hanno completato mirabilmente lo spettacolo.
Costumi e regia sono stati firmati da Vincent Boussard. Una regia fresca come la musica mozartiana, senza forzature, accurata nel valorizzare ogni singolo interprete di questo cast formato da giovani cantanti, perfetti nei loro ruoli, che hanno portato un valore aggiunto di freschezza alla resa teatrale dello spettacolo. La resa vocale però non è omogenea per tutti i cantanti, già a partire dalla protagonista, la Sandrina del soprano Layla Laire, che presenta non poche incertezze nell’emissione con un registro acuto spesso duro e con qualche forzatura. Nel corso dell’opera ha comunque messo in luce una particolare attenzione espressiva, anche nei recitativi e un buon uso del canto di coloratura, con vocalizzi precisi e intonati. Come Serpetta, il soprano Sabine Devieilhe, oltre a una disinvolta e naturale presenza scenica, si è fatta apprezzare anche per la gradevolezza del timbro, la musicalità, l’intonazione e il senso dello stile che la porteranno, in futuro, a essere un’apprezzata interprete mozartiana.
Bene adeguata al ruolo della gentildonna Arminda la voce corposa del soprano Ana Maria Labiu. Anche in questo caso la recitazione è sciolta ed elegante, il canto sicuro, aiutato da un fraseggio sempre scandito e timbrato che garantisce una belle proiezione del suono in tutta la tessitura vocale. Il Don Ramiro “en-travestì” del mezzosoprano Julie Robard-Gendre è stato altrettanto convincente pur trattandosi di una parte maschile cantata da una donna, appunto. La sua voce è calda e duttile nell’evidenziare i sentimenti contrastanti del personaggio.
Piuttosto debole invece il Contino Belfiore del tenore Julian Prégardien. Il personaggio appare piuttosto smunto e poco carismatico. A ciò si aggiungono i limiti di una voce piuttosto dura e con un registro acuto tendente al “fisso”. Apprezzabile il registro centrale, che emerge in una gradevole esecuzione dell’aria “Che beltà”. Cantante pregevole, John Chest, che ha conferito a Nardo una voce rotonda, omogenea e una linea di canto morbida e senza forzature comiche. Carico di humor e verve scenica il Podestà di Colin Balzer. Attore consumato, Balzer è altresì un cantante sicuro e mai caricato nelle espressioni. Andreas Spering ha diretto l’orchestra con strumenti originali “Le Cercle de l’Armonie” con intelligenza e musicalità. Ha ottenuto dagli strumentisti sonorità fluide e un perfetta tenuta ritmica. Uno spettacolo convincente, per un’opera che, indubbiamente, mostra qualche lungaggine! Foto Patrick Berger/ArtComArt